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Dal risparmio all'economia reale

Dal Private Banking una nuova spinta per la crescita delle imprese italiane

Lo studio promosso da AIPB e presentato in collaborazione con Neuberger Berman evidenzia come il contributo degli investitori private sia cruciale non solo per la quantità, ma anche per la qualità

di Antonio Cardarelli 29 Settembre 2021 11:29
financialounge -  AIPB Antonella Massari Marco Avanzo-Barbieri Neuberger Berman Paolo Langé PMI italiane private banking

Le piccole e medie imprese sono la spina dorsale dell'economia italiana e i capitali provenienti dal private banking possono diventare cruciali per lo sviluppo di queste imprese e del Paese nel suo complesso. AIPB (Associazione Italiana Private Banking), in collaborazione con Neuberger Berman, ha presentato le principali evidenze del progetto di ricerca “Private capital e private banking, il rapporto fra private banking e finanziamento dell'economia reale attraverso impieghi illiquidi e alternativi”. Condotto da Vincenzo Butticé Assistant Professor al Politecnico di Milano, il progetto ha vinto nel 2020 la borsa promossa da AIPB allo scopo di sviluppare la ricerca in ambito universitario in materia di Private Banking & Wealth management.

FONDI DI INVESTIMENTO ALTERNATIVI


Nel dettaglio, lo studio indaga gli investimenti del Private Banking nel finanziamento delle PMI italiane attraverso i fondi di investimento alternativi (FIA) ponendo l’attenzione sulle imprese non finanziarie. Lo studio evidenzia la capacità degli operatori private di individuare i fondi con più alto potenziale di crescita e il valore dell’industria Private, quale leva strategica per permettere in futuro alle PMI di raggiungere gli obiettivi di patrimonializzazione e di sviluppo. Occorrerà, però, da una parte, che il mercato e i gestori riconoscano le peculiarità del “target market” di investitori individuali serviti dal Private Banking, facilitando il loro accesso a prodotti e strategie specializzate in economia reale italiana. Dall’altra, naturalmente, sarà necessario dare continuità alle politiche economiche e fiscali volte ad agevolare gli investimenti in questi strumenti assicurando al mercato finanziario ed agli investitori sia nazionali sia internazionali un respiro almeno decennale alle iniziative messe in atto dalle istituzioni.

LANGÉ: SOSTEGNO PER LA RICERCA


“Con questa iniziativa – ha spiegato il Presidente di AIPB Paolo Langé aprendo i lavori – rinnoviamo il nostro impegno al sostegno della ricerca nella convinzione che l’accrescimento della cultura e della conoscenza sia la condizione per costruire il futuro del nostro Paese e fare la differenza nella creazione di valore nel tempo, proteggendo la fiducia negli investimenti e mercati finanziari mettendo in moto risorse con impatti sull’economia".

MASSARI: DOMANDA POTENZIALE INSODDISFATTA


“Il nostro Osservatorio sull’evoluzione della gamma di offerta di Fondi di Investimento Alternativi ha rilevato come, dei 1670 FIA autorizzati alla commercializzazione in Italia alla fine del 2020, il 95% rimanga riservato ad investitori professionali. Riguardo alla quota differenziale di FIA “non riservati”, oltre il 65% è distribuito dagli operatori di Private Banking alla loro clientela assistita da consulenza finanziaria. Resta a nostro parere una domanda potenziale insoddisfatta di FIA “non riservati” collocabili presso una clientela non professionale che possiede portafogli medi finanziari di 1,7 milioni di Euro per un valore totale di asset pari ad almeno 960 miliardi di euro“, ha aggiunto Antonella Massari, Segretario Generale di AIPB

NB: ESPERIENZA E DISCIPLINA NEGLI INVESTIMENTI


“I patrimoni privati vanno configurandosi come una leva indispensabile per una crescita di lungo periodo – ha detto Marco Avanzo Barbieri Head of Client Group - Italy di Neuberger Berman, offrendo il punto di vista dell’asset manager che investe in economia reale: “Neuberger Berman è un investitore di tipo finanziario, quindi ha il ruolo di facilitare la trasmissione dei patrimoni privati all’economia reale. Lo facciamo come investitore diretto in società non quotate o per il tramite dei migliori gestori di private equity al mondo. Non basta avere questo ruolo di connettore tra risparmi ed economia reale, occorre anche avere esperienza, disciplina e conoscenza per convogliare le risorse alle imprese più meritevoli ed al fianco dei migliori gestori specializzati per area geografica, settore o stadio di crescita dell’azienda".

GLI INVESTIMENTI DEL PRIVATE BANKING


A partire dal 2000, il risparmio gestito dal Private Banking ha contribuito al finanziamento di almeno 242 deal nell’economia reale, coinvolgendo 151 imprese. Risultato che appare ancor più rilevante considerate le specificità delle normative che ostacolano la possibilità dei clienti private di investire in fondi FIA. Nel 29% dei casi, gli operatori Private hanno scelto fondi di tipo non riservato, valore oltre 7 volte superiore alla media di mercato del 4,1%. Complessivamente, l’analisi evidenzia un contributo rilevante del Private Banking alle PMI dell’economia reale italiana. I FIA collocati dal Private Banking sono stati coinvolti nel 9% dei deals in equity, in cui il target era una PMI, per un volume complessivo di capitale di rischio pari al 7,5% del totale investito dai fondi di investimento alternativo. Allo stesso modo, i FIA selezionati dagli operatori private hanno sottoscritto il 12,8% del totale del capitale di debito disponibile per le PMI attraverso fondi di investimento alternativo.

LA QUALITÀ DEL CONTRIBUTO DEL PRIVATE BANKING


Quantificato il contributo del Private Banking nel finanziamento delle PMI attraverso gli strumenti FIA, lo studio si interroga sulla qualità di tale contributo, analizzando le performance delle imprese oggetto di operazioni che hanno coinvolto FIA, mediate dal Private Banking. L’analisi riguarda la crescita dei fatturati, dell’attivo di stato patrimoniale, del numero di dipendenti, della liquidità di ciascuna PMI attraverso una analisi con l’approccio metodologico difference-in-difference. L’analisi mostra che a tre anni dal deal, le imprese che hanno ricevuto un finanziamento in equity e/o debito hanno registrato performance significativamente maggiori rispetto alle imprese che non lo hanno ricevuto, pari al 240%.
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