BlueBay Asset Management
Il caro bollette può avere un impatto anche sui mercati finanziari, ecco perché
Mark Dowding, CIO di BlueBay, spiega che l’aumento del prezzo del gas può spingere l’inflazione e frenare i consumi, per cui è importante mandare avanti in modo più sostenuto gli investimenti in energie rinnovabili
di Virgilio Chelli 17 Settembre 2021 15:34
La povertà di energia dell’Europa è stata messa a nudo dai prezzi del gas all’ingrosso, triplicati dall’estate, con la minaccia di un forte aumento delle bollette, che in Paesi come il Regno Unito potrebbe essere particolarmente problematico. Le scorte di gas in Europa sono particolarmente basse, il che mette Mosca in una posizione di forza rispetto e potrebbe sollevare questioni geopolitiche. Nel breve termine, il tema più grande che un certo numero di Paesi deve affrontare è l’impulso che i recenti movimenti dei prezzi dell’energia possono dare agli indici di inflazione nei prossimi mesi.
Lo rileva nella ‘settimana dei mercati’ Mark Dowding, CIO di BlueBay, che analizza la povertà di energia dell’Europa e le conseguenze su mercati e bollette, spiegando che le pressioni sui prezzi sono causate dalle strozzature delle catene di fornitura, alti costi di trasporto e le disruption in corso in Cina, suggerendo che gli effetti ‘transitori’ potrebbero persistere almeno per altri sei mesi, se non più. Ora, uno shock dei prezzi dell’energia potrebbe portare l’inflazione britannica oltre il 6%, e c’è da chiedersi se un’inflazione più alta deprimerà i consumi.
Un’inflazione più alta può anche agire come incentivo a spendere nel breve termine, ma il superamento dei target rischia di sollevare le aspettative. In questo scenario, secondo Dowding, i titoli di Stato europei dovrebbero essere meglio sostenuti rispetto ai Treasury o ai Gilt britannici, perché l’inflazione dell’Eurozona è probabile che rimanga su livelli ben inferiori a Stati Uniti o Regno Unito. Sulla base di queste considerazioni, nell’ultima settimana BlueBay ha incrementato le posizioni corte sui Gilt rispetto ai Bund, mentre crede che l’idea che l’inflazione USA abbia raggiunto il picco e tenderà a diminuire rappresenti una visione troppo ottimista.
Nella zona euro, secondo Dowding, i rendimenti dei mercati periferici hanno registrato un modesto rialzo, e anche i fattori stagionali dovrebbero diventare più costruttivi per gli spread nei prossimi mesi, mentre le mosse di Grecia, Spagna e Italia di tagliare le tasse per alleviare l’impatto dei costi energetici non sembrano aver preoccupato gli investitori obbligazionari. BlueBay si aspetta comunque la richiesta di maggiore controllo fiscale da parte dei falchi del Nord Europa man mano che l’economia della zona euro si riprende. Per quanto riguarda inflazione e prezzi dell’energia, secondo Dowding sarebbero sbagliati parallelismi con gli anni ’70, anche se i prezzi del gas dovrebbero continuare ad essere sostenuti da domanda robusta e politiche verdi, che hanno visto l’Europa allontanarsi dal carbone e dal nucleare obsoleto dopo Fukushima.
Ma le energie rinnovabili faticano a colmare il gap, per cui bisognerà abituarsi a prezzi più alti. Il rischio, secondo Dowding, è di un inverno di malcontento in Gran Bretagna, aggravato dagli scaffali vuoti dovuti alle disruption legate a Brexit e dalla carenza di lavoratori in settori chiave, mentre la fornitura energetica sarà influenzata anche dall’imminente riduzione dell’energia dalla Francia, per le chiusure di alcune centrali nucleari. A questo punto, la povertà energetica potrebbe rappresentare un rischio di stagflazione. Tutto questo, conclude Dowding, sembra solo rafforzare la necessità di ulteriori investimenti infrastrutturali sostanziali nelle tecnologie verdi.
EUROPA POVERA DI ENERGIA
Lo rileva nella ‘settimana dei mercati’ Mark Dowding, CIO di BlueBay, che analizza la povertà di energia dell’Europa e le conseguenze su mercati e bollette, spiegando che le pressioni sui prezzi sono causate dalle strozzature delle catene di fornitura, alti costi di trasporto e le disruption in corso in Cina, suggerendo che gli effetti ‘transitori’ potrebbero persistere almeno per altri sei mesi, se non più. Ora, uno shock dei prezzi dell’energia potrebbe portare l’inflazione britannica oltre il 6%, e c’è da chiedersi se un’inflazione più alta deprimerà i consumi.
TROPPO OTTIMISMO SUL RIENTRO DELL’INFLAZIONE USA
Un’inflazione più alta può anche agire come incentivo a spendere nel breve termine, ma il superamento dei target rischia di sollevare le aspettative. In questo scenario, secondo Dowding, i titoli di Stato europei dovrebbero essere meglio sostenuti rispetto ai Treasury o ai Gilt britannici, perché l’inflazione dell’Eurozona è probabile che rimanga su livelli ben inferiori a Stati Uniti o Regno Unito. Sulla base di queste considerazioni, nell’ultima settimana BlueBay ha incrementato le posizioni corte sui Gilt rispetto ai Bund, mentre crede che l’idea che l’inflazione USA abbia raggiunto il picco e tenderà a diminuire rappresenti una visione troppo ottimista.
SBAGLIATO IL PARALLELO CON GLI ANNI 70
Nella zona euro, secondo Dowding, i rendimenti dei mercati periferici hanno registrato un modesto rialzo, e anche i fattori stagionali dovrebbero diventare più costruttivi per gli spread nei prossimi mesi, mentre le mosse di Grecia, Spagna e Italia di tagliare le tasse per alleviare l’impatto dei costi energetici non sembrano aver preoccupato gli investitori obbligazionari. BlueBay si aspetta comunque la richiesta di maggiore controllo fiscale da parte dei falchi del Nord Europa man mano che l’economia della zona euro si riprende. Per quanto riguarda inflazione e prezzi dell’energia, secondo Dowding sarebbero sbagliati parallelismi con gli anni ’70, anche se i prezzi del gas dovrebbero continuare ad essere sostenuti da domanda robusta e politiche verdi, che hanno visto l’Europa allontanarsi dal carbone e dal nucleare obsoleto dopo Fukushima.
INVESTIMENTI VERDI SEMPRE PIÙ NECESSARI
Ma le energie rinnovabili faticano a colmare il gap, per cui bisognerà abituarsi a prezzi più alti. Il rischio, secondo Dowding, è di un inverno di malcontento in Gran Bretagna, aggravato dagli scaffali vuoti dovuti alle disruption legate a Brexit e dalla carenza di lavoratori in settori chiave, mentre la fornitura energetica sarà influenzata anche dall’imminente riduzione dell’energia dalla Francia, per le chiusure di alcune centrali nucleari. A questo punto, la povertà energetica potrebbe rappresentare un rischio di stagflazione. Tutto questo, conclude Dowding, sembra solo rafforzare la necessità di ulteriori investimenti infrastrutturali sostanziali nelle tecnologie verdi.