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Cosa sono i fondi comuni e perché piacciono ai risparmiatori

Nei fondi comuni continuano a confluire i risparmi delle famiglie italiane che possono diversificare anche piccoli capitali e sfruttare le capacità di professionisti finanziari. Ecco le loro principali caratteristiche

26 Agosto 2021 16:38

financialounge -  commissioni ETF fondi comuni investimenti
Dopo che nel 2020, l’anno della pandemia, sono riusciti a raccogliere 23,6 miliardi di euro, nel primo semestre di quest’anno hanno registrato un’accelerazione delle adesioni accumulando altri 31,8 miliardi di euro di nuove sottoscrizioni. Stiamo parlando dei fondi comuni di investimento, lo strumento finanziario sempre più amato dagli italiani.

I FONDI COMUNI IN ESTREMA SINTESI


I fondi comuni sono, in estrema sintesi, grandi ‘casse comuni’ in cui confluiscono i risparmi di tanti investitori che, opportunamente impiegati (in azioni, obbligazioni, titoli di stato, valute, ecc) da professionisti sui mercati finanziari, hanno l’obiettivo di procurare un rendimento contenendo i costi.


MONETARI, OBBLIGAZIONARI, BILANCIATI E AZIONARI


Le quattro principali categorie di fondi comuni sono: monetari, obbligazionari, bilanciati, e azionari. I monetari investono prevalentemente in titoli di stato od obbligazioni societarie a breve scadenza (di solito entro massimo 6-12 mesi). Gli obbligazionari, invece, impiegano il patrimonio in titoli di stato e obbligazioni societarie mentre gli azionari sono investiti soprattutto in titoli azionari. I fondi bilanciati, infine, combinano una quota di portafoglio in azioni e l’altra in titoli di stato, obbligazioni e strumenti monetari.


LE STATISTICHE STORICHE DI LUNGO PERIODO


Sebbene non ci sia alcuna garanzia di rendimento, osservando le statistiche storiche di lungo periodo si scopre che l’investimento in azioni tende a rendere di più di quello in obbligazioni che, a sua volta, offre maggiori guadagni rispetto alla liquidità. In parallelo, occorre mettere in conto nel breve e medio periodo più rischi (in pratica variazioni anche significative del valore di mercato) per l’investimento azionario rispetto all’obbligazionario e al monetario.

DECINE DI SPECIALIZZAZIONI


Nel corso degli anni, all’interno di queste quattro categorie si sono diffuse diverse decine di specializzazioni per offrire la possibilità di investire in tutti i segmenti dei mercati finanziari. Per esempio gli azionari per area geografica (Europa, USA, Asia ecc.) e gli obbligazionari per tipologia di titoli (governativi euro, tasso variabile, alto rendimento, debito dei Paesi emergenti).

CONDIZIONI DI NEGOZIAZIONE PIÙ ECONOMICHE


In tutti i casi, grazie agli ingenti capitali che ogni fondo comune raccoglie (la maggior parte di essi conta centinaia di milioni di euro di patrimonio mentre in molti casi si supera abbondantemente il miliardo di euro), è possibile spuntare condizioni di negoziazione sui mercati molto più economiche rispetto all’investimento fai da te.

AMPIA DIVERSIFICAZIONE


Questi minori costi sono solo uno dei vantaggi dei fondi comuni e nemmeno il più rilevante. Tra i più importanti figura la possibilità di un’ampia diversificazione del portafoglio anche con piccoli capitali. È infatti possibile iniziare a investire in un fondo comune poche centinaia di euro e garantirsi un investimento diversificato in centinaia di titoli. Un secondo vantaggio consiste nell’affidare i risparmi a professionisti finanziari (i gestori del fondo) che studiano i mercati e gli andamenti delle economie per assumere decisioni di portafoglio meno improvvisate rispetto a quelle del tradizionale fai da te.

GESTIONE ATTIVA


Quest’ultima caratteristica dei fondi comuni è strettamente legata alla gestione attiva del portafoglio, ovvero alla possibilità, da parte dei gestori del fondo, di scegliere accuratamente le aree geografiche, i settori e i singoli titoli ritenuti più promettenti evitando i segmenti finanziari considerati sopravvalutati o a rischio di calo dei loro prezzi sul mercato.

LAVORO DI SELEZIONE


Per svolgere al meglio questo lavoro di selezione, i gestori devono fare ricerche di mercato, approfondire le previsioni macroeconomiche, analizzare i bilanci societari, visitare gli insediamenti industriali delle aziende e incontrare il management in cui intendono investire, esaminare il modello di business per cercare di comprendere se è sostenibile ed è in grado di resistere alle tante sfide del futuro.

COMMISSIONI DI GESTIONE


Per tutta questa mole di lavoro è necessario fare ingenti investimenti e questo comporta un costo per il fondo comune che consiste nelle cosiddette commissioni di gestione. Ogni anno, il sottoscrittore del fondo comune sostiene una spesa che, per semplificare, si attesta intorno allo 0,5% per i fondi monetari, all’1% per quelli obbligazionari, all’1,5% per i bilanciati e al 2% per gli azionari.

COMMISSIONI DI PERFORMANCE


A queste commissioni fisse annue (che vengono calcolate e incluse nel valore della quota giornaliera del fondo) si possono aggiungere quelle di performance calcolate come ‘premio’ per aver superato l’indice di riferimento del fondo (benchmark). Per esempio, se un fondo azionario USA prevede una commissione di performance del 20% sull’extra rendimento rispetto all’indice S&P500 americano, nel caso in cui dovesse registrare 5 punti percentuali in più di tale indice avrebbe diritto ad una commissione extra dell’1% (cioè il 20% del 5%).

GLI ETF


Per investire sui mercati finanziari esistono anche gli ETF, i fondi passivi che hanno l’obiettivo di replicare nel modo più fedele possibile un preciso indice di mercato. La loro diffusione sul mercato ha permesso di ridurre ulteriormente le loro commissioni annue: un ETF azionario USA o area euro presenta per esempio spese fisse annue intorno allo 0,15% - 0,20%. Costano quindi meno rispetto ad un omologo fondo comune a gestione attiva della stessa categoria ma non hanno possibilità di adattarsi al cambio di scenario e all’aumento della volatilità perché, come detto, hanno sempre la prerogativa di replicare in automatico l’indice di riferimento sottostante.

MIGLIORARE L’EFFICIENZA COMPLESSIVA


L’andamento dei mercati negli ultimi anni e il comportamento nel tempo di ETF e fondi comuni hanno dimostrato che non devono essere considerati concorrenti quanto piuttosto strumenti di investimento complementari: un loro utilizzo combinato all’interno di un portafoglio opportunamente diversificato per asset class, mercati e strategie di investimento consente di ridurre i costi e migliorare l’efficienza complessiva in termini di rapporto rischio / rendimento.

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