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I dati

Reddito e Covid: lavoratori privati i più colpiti, per i dipendenti pubblici nessun impatto

Lo studio CAF Cia evidenzia che a pagare il prezzo più alto nel 2020 sono stati i dipendenti del settore privato che risiedono nel Nord Italia

di Redazione 22 Luglio 2021 11:24
financialounge -  CIA Covid detrazioni italia reddito

Lavoratore dipendente del settore privato, maschio, età compresa tra i 40 e i 60 anni, residente nel Nord Italia. È l'identikit del lavoratore più colpito, in termini di reddito, nel 2020, durante i mesi più duri della pandemia. A rilevarlo è uno studio condotto da CAF Cia, la struttura dei centri di assistenza fiscale di CIA Agricoltori italiani, su una base di 500.000 contribuenti pubblicato nei giorni scorsi.

REDDITO IN LEGGERO AUMENTO


L'impatto è stato meno pesante di quello che era lecito aspettarsi. Nel complesso, rispetto al 2019, il valore complessivo del reddito da lavoro dipendente è aumentato dello 0,3%, dato di crescita molto contenuto rispetto a quello dell’anno precedente, ma complessivamente non negativo. Una crescita dovuta sostanzialmente agli interventi straordinari messi in campo dal governo a sostegno del reddito, che tuttavia presenta delle differenze per aree geografiche e tra dipendenti del settore privato e pubblico.

NORD PIÙ COLPITO


Secondo i dati raccolti e analizzati da CAF Cia, le regioni del Nord hanno subito il calo di reddito più esteso a causa della pandemia. Inoltre il settore privato ha evidentemente sofferto di più degli altri e soprattutto al Nord, mentre il settore pubblico ha avuto incrementi percentuali maggiori anche rispetto agli anni precedenti. I contribuenti nella fascia di età tra i 40 e i 60 anni, di sesso maschile e localizzati soprattutto al Nord, hanno subito gli effetti peggiori sulle loro retribuzioni dall’evento pandemico. Al Sud, per esempio, il valore del reddito femminile è incrementato dell’1.4% rispetto allo 0,7% per gli uomini sempre nella stessa area geografica. Al Nord, invece, il valore reddituale delle donne sale dello 0.79%, mentre per gli uomini resta di fatto invariato (+0,07%).


SUPPORTO DEL GOVERNO


"Molto rilevante nel 2020 è stato l’impatto degli ammortizzatori sociali ordinari e straordinari messi in campo dal governo per fronteggiare l’emergenza - commenta Alessandro Mastrocinque, presidente di CAF Cia - Senza queste misure le conseguenze sarebbero state molto pesanti. Mediamente il 23% dei contribuenti lavoratori dipendenti ha avuto almeno il beneficio di un ammortizzatore sociale e questo ha inciso con un impatto pari al 4,9% medio sul valore del reddito da lavoro dipendente complessivo. Tali valori medi hanno forti diversità a seconda dell’area geografica analizzata, con punte maggiori nelle regioni del Sud (che conta anche la più alta percentuale di cassintegrati – oltre il 43%) e una incidenza sul reddito per il 10%, contro il 4,8% al Centro, ed il 3,3 al Nord".


DETRAZIONI IN CALO


Un quadro estremamente interessante, poi emerge anche dallo studio delle detrazioni. Gli interventi di ristrutturazione edilizia, di riqualificazione energetica (valore medio al nord 28mila euro e 25mila al sud) e di arredi per gli immobili ristrutturati, continuano a crescere in maniera significativa, spiega Mastrocinque. Tutti gli oneri detraibili “classici”, inoltre hanno registrato contrazioni percentuali significative rispetto al 2019, come diretta conseguenza della pandemia. Le spese mediche, oneri detraibili la cui utilità sociale è indiscutibile, evidenziano un forte decremento (in media -14%) frutto del combinato disposto di due situazioni oggettive: minore accesso alle strutture ospedaliere e a specialisti privati. La novità normativa del 2020 che ha previsto l’obbligo della tracciabilità del pagamento per poter detrarre le spese mediche ha trovato impreparati molti contribuenti.

PENSIONATI E DIPENDENTI PUBBLICI PIÙ TUTELATI


"Il ritratto del Paese reale ci racconta che a soffrire maggiormente gli effetti del Covid sono stati i dipendenti del settore privato - commenta Mastrocinque - Nessun impatto sul settore pensionistico (l’aumento del reddito è in linea con quello degli anni precedenti), mentre i dipendenti del settore pubblico hanno visto il maggior incremento percentuale dei loro redditi da lavoro. Come appare evidente, i lavoratori non sono tutti uguali, e servono scelte eque e progressive per consentire un riequilibrio tra chi ha perso e chi no durante il Covid e, più in generale, improntare la ripartenza su scelte e criteri oggettivi, e non su mere suggestioni o percezioni. Oggi l’analisi dei dati consente di attuare politiche mirate, ed è quello che ci aspettiamo con l’imminente riforma fiscale. Da valutare, infine, cosa succederà a questi lavoratori quando cesseranno le tutele previste per il Covid".
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