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Politica monetaria

Giovedì il board Bce, ma le decisioni verranno prese a settembre

Giovedì 22 Christine Lagarde spiegherà che la mini-svolta sull’inflazione è molto più importante di quello che sembra. Ma il momento della verità è solo a Jackson Hole a fine agosto e in Germania col voto di settembre

di Virgilio Chelli 19 Luglio 2021 17:42
financialounge -  BCE Christine Lagarde politica monetaria

È prevedibile che la presidente della Bce Christine Lagarde, alla conferenza stampa che nel primo pomeriggio di giovedì 22 luglio seguirà il prossimo board della banca centrale, ce la metterà tutta per convincere che la nuova strategia decisa due settimana fa di fissare il target di inflazione al 2% invece che ‘poco sotto’ rappresenta una svolta storica. L’attenzione di mercati e investitori sarà più per le indicazioni su quanto resterà sostenuto il ritmo degli acquisti di bond. Le colombe vorrebbero un impegno rafforzato mentre ai falchi piacerebbe cominciare a sentir parlare di tapering. Ci si possono aspettare risposte evasive, anche perché le ‘cose vere’ succedono tra fine agosto e fine settembre. E’ vero che l’ultimo FOMC della Fed prima della pausa agostana si tiene il 27-28 luglio, ma anche in quel caso Jerome Powell non dovrebbe discostarsi molto dalla linea dell’inflazione ‘temporanea’.

IN ATESA DELLA LINEA DA JACKSON HOLE


Le date importanti all’orizzonte sono infatti quelle del 26-28 agosto, quando in Wyoming si tiene il simposio dei banchieri centrali di Jackson Hole, da qualche anno diventato il podio da cui annunciare la linea della politica monetaria americana e per il resto del mondo, che sarà seguita dal FOMC il 21-22 settembre. Forse ancora più importante, sicuramente per l’Europa e la Bce, è la data di domenica 26 settembre, quando la Germania va a votare per il Bundestag e di fatto indicherà chi succede a Angela Merkel.

POSSIBILI FIBRILLAZIONI PER LA BCE


Una scelta che può voler dire rischiare di tornare al vecchio Patto di Stabilità, mandato in soffitta dalla pandemia e dal Next Generation EU della tedesca Ursula von der Leyen, o rafforzare la prospettiva di una politica europea più solidarista e tollerante sui conti pubblici. Le implicazioni per la Bce sono molto ovvie e molto importanti, e già dalla campagna elettorale potrebbero arrivare motivi di fibrillazione.

IN MOLTI VERSO IL TAPERING MA NON LA CINA


Intanto in giro per il mondo non mancano le banche centrali dei paesi sviluppati che stanno posizionandosi per ridurre lo stimolo monetario e iniziare a stringere le redini dei tassi, come nel caso di Norvegia, Nuova Zelanda, Canada e Corea, tra gli altri, mentre Bank of England ci sta ancora pensando su. Non è però il caso della Cina, dove la politica del credito si muove in direzione opposta, rifornendo di liquidità il sistema bancario con la possibilità che già in settimana venga abbassato il tasso di interesse praticato dalle banche alla clientela ‘prime’. La mossa farebbe seguito alla recente decisione delle autorità monetarie di ridurre i requisiti di riserva degli istituti di credito, liberando risorse per prestiti a famiglie e imprese.
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