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Schroders: guida all’investimento multi-asset in 7 lezioni

La storica casa londinese ha un’esperienza di 73 anni nelle strategie bilanciate e ne trae le lezioni apprese nel tempo che possono aiutare a navigare tra le incertezze dei mercati finanziari anche nel futuro

di Virgilio Chelli 8 Maggio 2021 09:30
financialounge -  inflazione mercati Morning News multi asset Schroders Ugo Montrucchio

Molto è cambiato nei mercati finanziari dal 1959 quando Schroders, storica casa d’investimento londinese fondata nel 1804, si quotava alla Borsa di Londra, dopo aver lanciato, ben 73 anni fa, il suo primo mandato bilanciato, inaugurando la strategia multi-asset che ancora oggi rappresenta un valido approccio all’investimento. Le lezioni imparate da un lungo passato sono diverse, e potrebbero essere d’aiuto per navigare il futuro. Ugo Montrucchio, Gestore Multi-Asset di Schroders, ne analizza in particolare 7, tutte di grande attualità.

DIVERSIFICAZIONE E FLESSIBILITÀ


La prima è la diversificazione, che continua a essere importante perché la storia insegna che nei periodi di inflazione bassa e stabile esiste una correlazione negativa tra azionario e obbligazionario, mentre il ritorno di un’inflazione elevata creerebbe una correlazione positiva, con implicazioni complesse per creare un portafoglio diversificato. Anche la flessibilità conta, perché con l’aumento della dispersione dei rendimenti tra le varie asset class diventa più importante della selezione dei titoli, che resta invece più importante nelle fasi di espansione.

RISCHIO INFLAZIONE PIÙ ELEVATO


La terza lezione riguarda la liquidità, driver dei rendimenti soprattutto negli ultimi 10 anni. Oggi le politiche monetarie accomodanti devono cedere il passo alla politica fiscale, in una transizione destinata a consolidarsi nei prossimi cinque anni. La quarta lezione riguarda l’inflazione, che potrebbe continuare a crescere per la combinazione di stimoli monetari e fiscali, anche se presto per dirlo con certezza. I cambiamenti demografici e la rivoluzione tecnologica hanno strutturalmente contribuito a creare un ambiente di bassa crescita e bassa inflazione. Queste forze persistono, ma combinate agli stimoli fiscali implicano rischi di inflazione più bilanciati.

GESTIONI ATTIVE E PASSIVE


Quindi c’è il fattore rappresentato da regolamentazione e pressioni sui costi, che hanno caratterizzato l’industria del risparmio gestito negli ultimi dieci anni e non scompariranno a breve, alimentando anche il dibattito su gestione attiva e passiva. Una non esclude l’altra: un approccio passivo può essere efficace nel fornire accesso a mercati efficienti come quelli degli Stati Uniti, mentre i gestori attivi possono aggiungere valore soprattutto in mercati meno efficienti come gli Emergenti, il credito o il debito distressed.

BOLLE POSSIBILI MA CIRCOSCRITTE


La lezione numero 6 riguarda la possibilità di bolle, di cui si parla molto, anche se identificarle nei mercati azionari è possibile solo con il senno di poi. L’esperto di Schroders crede che potremmo trovarci in una bolla, ma limitata a certe aree dei titoli tech USA, che hanno beneficiato di enormi investimenti, ma vengono scambiati a livelli eccessivi, mentre non dovrebbe toccare large-cap tech come Facebook, Apple, Alphabet, Amazon, Netflix e Microsoft, bensì solo titoli di “secondo livello”, che mostrano valutazioni elevate con attese di utili troppo ambiziose.

SOSTENIBILITÀ SEMPRE PIÙ IMPORTANTE


L’ultima e forse più attuale lezione riguarda la sostenibilità, che sarà sempre più importante, dato che negli ultimi 14 anni, vale a dire dalla crisi finanziaria in poi, i primi cinque rischi di lungo termine sono passati da economici a quasi esclusivamente ambientali. Gli investitori stanno optando sempre più per un approccio più sostenibile, ma le sfide da affrontare saranno enormi e avranno implicazioni profonde su come allocare il capitale negli anni a venire.
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