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Politica monetaria

Un eccesso di stimolo negli Stati Uniti potrebbe indurre la Fed a stringere

Lo ipotizza nel suo commento settimanale Allianz Global Investors rilevando che un evento del genere penalizzerebbe gli asset a rischio. Ma ricorda anche le recenti rassicurazioni del presidente Powell

di Virgilio Chelli 27 Marzo 2021 15:00
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I mercati finanziari, quelli degli Stati Uniti in testa, sono ancora trainati da due forze. La prima è rappresentata da un contesto macroeconomico positivo, con previsioni di accelerazione della crescita globale oltre il potenziale nel secondo e terzo trimestre, e da politiche economiche e monetarie accomodanti, che offrono ulteriore sostegno. Ma la seconda forza è costituita dalla crescente preoccupazione per la possibile riduzione nel tempo del sostegno della politica monetaria. Nel suo commento settimanale titolato "Gli stimoli chiamano stimoli", Ann-Katrin Petersen, Global Economics & Strategy di Allianz Global Investors, fa il punto e delinea le prospettive.

MONITO DALLA TURCHIA


Negli ultimi giorni i mercati finanziari hanno dovuto fare i conti con diversi importanti eventi su fronti diversi: il netto deprezzamento della lira turca ha sottolineato ancora una volta che i mercati valutari preferiscono le banche centrali indipendenti; in Germania, l’incremento dei nuovi casi di coronavirus e la lentezza della campagna vaccinale hanno indotto le autorità a prolungare il lockdown sino al 18 aprile e a fare marcia indietro sui primi timidi passi verso la riapertura, mentre negli Stati Uniti le la somministrazione dei vaccini procede molto più speditamente.

ECCEZIONALISMO AMERICANO


Secondo l’esperta di AllianzGI questo non è tuttavia l’unico fattore a sostegno del cosiddetto “eccezionalismo americano” e, nel quadro di previsioni globali generalmente favorevoli per il 2021, lo slogan che più si addice agli Stati Uniti sembra essere proprio “Gli stimoli chiamano stimoli”. Appena approvato il pacchetto di aiuti da 1.900 miliardi di dollari proposto dal Presidente Biden e volto a mitigare l’impatto economico della pandemia, si sta già infatti pensando al prossimo piano di stimoli.

LA PROMESSA DI AUMENTARE LE TASSE


Si tratta del cosiddetto “American Recovery Plan” decennale, del valore di circa 3.000 miliardi di dollari, che dovrebbe incrementare il potenziale di lungo periodo della prima economia mondiale, con generosi investimenti nel rinnovo delle infrastrutture, nella transizione a un’economia climaticamente neutra e nell’istruzione. Petersen puntualizza però che in campagna elettorale Biden aveva annunciato anche un inasprimento fiscale che avrebbe evitato di finanziare le misure di stimolo unicamente in debito.

RISCHIO DI ECCESSO DI STIMOLI


Sono intenzioni non pienamente condivise dal Congresso e potrebbero cambiare, osserva l’esperta di AllianzGI, mentre un aumento delle imposte sulle società potrebbe intaccare gli utili aziendali. Per questo gli investitori dovrebbero prestare molta attenzione agli sviluppi politici in corso d’anno. Inoltre, prosegue l’analisi di Petersen, un possibile “eccesso di stimoli fiscali” rischia di surriscaldare l’economia statunitense, con conseguenti rischi inflazionistici, il che potrebbe costringere la Fed a ridurre gli stimoli monetari prima di quanto previsto.

RISCHI DI RIBASSO PER GLI ASSET


La conclusione dell’esperta di AllianzGI è che un incremento troppo veloce e/o troppo ampio dei rendimenti obbligazionari USA potrebbe alimentare i rischi di ribasso per le asset class rischiose, anche se in occasione della riunione del FOMC la Fed ha confermato che per il momento non intende ridurre il volume degli asset acquistati, indicando che eventuali rialzi dei tassi di interesse sembrano essere ancora più lontani.

ATESSA DEI DATI IN ASIA, EUROPA E USA


Ora gli investitori guardano ai dati in arrivo, a partire dagli indici PMI dalla Cina, mentre nell’area euro si attendono i dati del Sentiment Economico della Commissione Europea e sull’inflazione. Negli Stati Uniti saranno pubblicati diversi indicatori anticipatori come gli indici PMI dell’ISM e gli ultimi aggiornamenti sul mercato del lavoro, che influenzano la dinamica dei rendimenti dei Treasury a breve termine.
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