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Obbligazioni

Idee di investimento, i bond societari hanno valutazioni migliori delle azioni

Il debito dei Paesi emergenti e quello italiano restano attraenti. Opportunità a breve termine sui titoli di Stato di Usa, Giappone, UK e zona euro mentre il credito mostra valutazioni migliori dell’azionario

di Leo Campagna 6 Luglio 2020 10:36

LE OBBLIGAZIONI SOCIETARIE HANNO VALUTAZIONI MIGLIORI DELLE AZIONI


Di recente, l’esposizione ai titoli rischiosi dei portafogli gestiti da Laura Biancato (Vice President, Portfolio Specialist) e Andrew Harmstone (Managing Director) del team Global Balanced Risk Control (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management è stata ridotta, indirizzando allo stesso tempo il rischio verso regioni che si stanno dimostrando più prudenti sulla gestione e controllo del virus rispetto agli Stati Uniti, dove una seconda ondata di contagi è probabile che causi più disagi. I due professionisti di Morgan Stanley IM rivelano inoltre di aver rimosso i sottopesi all’azionario della zona euro e del Giappone, nonché all’high yield europeo sul lato obbligazionario. In parallelo, i gestori hanno eliminato i sovrappesi ai titoli di stato USA, ai beni di consumo primari e alle azioni brasiliane. Più in generale, come illustrato nell’articolo Morgan Stanley: “Aspettative in miglioramento per l’azionario europeo e per quello giapponese”, nell’ambito dei titoli rischiosi, i due esperti preferiscono il credito alle azioni: nonostante la loro analisi indichi che le obbligazioni societarie non siano economiche, queste mostrano infatti valutazioni comunque migliori rispetto alle azioni.

OLTRE 1.000 MILIARDI DI DOLLARI CONFLUITI NELLE SOCIETA’ USA IG


Se si analizza il comportamento aggressivo della Fed dopo la crisi finanziaria globale, si osserva come sia stata in grado di mantenere bassi i rendimenti delle obbligazioni governative per un prolungato periodo. Nel corso del tempo, fanno notare nell’articolo Gli investitori dovranno essere veloci quanto i cambiamenti in atto gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (Gsam), i tassi ai minimi dei titoli di Stato possono spingere gli investitori lungo lo spettro del rischio, comprimendo i premi per il rischio e generando rendimenti interessanti ben oltre il recupero iniziale. Nella crisi attuale, le aggressive risposte della politica monetaria hanno accelerato questo processo spingendo i rendimenti dei bond governativi a un livello vicino allo zero e propiziando flussi di investimento per oltre 1.000 miliardi di dollari nelle società statunitensi investment-grade dagli investitori alla ricerca di un potenziale di rendimento più elevato. Un ingente e immediata liquidità che sta agevolando le aziende nell’attraversare la crisi.

OPPORTUNITÀ NEI TITOLI DI STATO USA, EURO, UK E GIAPPONE


Guardando invece alle valutazioni quantitative, il Team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, nell’articolo JP Morgan vede opportunità a breve termine nei titoli di Stato, fa notare come i rendimenti dei Treasury statunitensi decennali dalla fine di marzo abbiano oscillato sostanzialmente tra lo 0,6% e lo 0,8% mentre i Bund tedeschi sono rimasti ancorati in territorio abbondantemente negativo, sulla scia delle politiche monetarie estremamente accomodanti. Le politiche delle Banche centrali sostengono i rendimenti a breve scadenza, mentre quelli a lunga scadenza probabilmente saliranno con la ripresa dell’attività economica” spiega il Team, che segnala un’opportunità di investimento a breve termine nell’ambito dei titoli di Stato di Europa, Stati Uniti, Regno Unito e Giappone. La massiccia offerta di governativi di queste aree dovrebbe comportare importi complessivi superiori ai duemila miliardi, ma si prevede che in questi mercati le banche centrali acquisteranno attivi per quasi quattromila miliardi di dollari Usa. “L’aumento dell’offerta potrebbe causare un’indigestione di mercato e spingere al rialzo i rendimenti, che verrebbero successivamente di nuovo spinti al ribasso dalla domanda delle banche centrali” conclude il Team.

L’APPEAL DELL’IG EURO E DEL DEBITO ITALIANO


Come spiega Bruno Rovelli, Chief Investment Strategist di BlackRock Italia, nell’articolo BlackRock: “Positivi sui titoli di debito italiano", le obbligazioni governative ricoprono tuttavia una posizione rischiosa perché “l’intervento delle banche centrali potrebbe generare un aumento dell’inflazione”, precisa Rovelli. “La nostra scelta è per il credito IG in Europa e per quello di qualità HY negli Usa perché comprato direttamente dalle banche centrali”. La diversificazione tenderà ad assumere maggiore importanza in futuro e in quest’ottica BlackRock preferisce asset sostenibili, con l’intenzione di aumentare il peso in portafoglio dell’Asia. “Siamo positivi sui titoli di debito italiano mentre abbiamo una view più neutra sul debito europeo”, rivela Rovelli che non ritiene preoccupante la prospettiva di un deciso aumento del rapporto debito/Pil perché “il mondo è destinato a convivere con livelli più alti di debito ma in presenza di un supporto della politica monetaria che è nettamente superiore a quello che si è avuto con la grande crisi finanziaria di dieci anni fa”.

I VANTAGGI DI LUNGO PERIODO DEL DEBITO EMERGENTE


Intanto, Legg Mason sottolinea che, dopo la pandemia, per chi è a caccia di rendimenti diventa ancora più importante guardare ai vantaggi di lungo periodo offerti dai Paesi emergenti. Vantaggi supportati da cinque fattori positivi, come illustrato nell’articolo Mercati emergenti, le opportunità che il virus non ha cancellato da Andrew Mathewson, Portfolio Manager, Global Emerging Markets di Martin Currie, del gruppo Legg Mason. Tra i quali spicca una crescita economica sempre più rapida che si riflette anche sui mercati finanziari come mostra l’esplosione dell’indice MSCI Emerging Markets per settore dal 2008 al 2019. Legg Mason prevede che nei prossimi 5 anni i mercati emergenti cresceranno con un ritmo circa 3 volte più veloce di quello dei mercati sviluppati, con la quota del Pil mondiale prodotto dai paesi emergenti, adesso pari al 40,2%, destinata a crescere ancora. Dal 2030 ben 7 delle 10 economie più grandi del mondo saranno “emergenti”.

LA STERLINA POTREBBE INDEBOLIRSI SULL’EURO


Infine, Monica Defend, Global Head of Research di Amundi, nell’articolo Mercati valutari, per Amundi è possibile un calo della sterlina, spiega come si potrebbe sfruttare al meglio la situazione: puntando contro la sterlina britannica. Sul Regno Unito, infatti, incombono una crisi tra le peggiori tra i paesi G10, il rischio di una Brexit senza accordo (aumentato sensibilmente con la proposta della Commissione europea) e una bassa probabilità di un’ulteriore proroga del periodo di transizione. “Riteniamo che il sentiment positivo nei confronti dell’euro e la necessità di coperture in caso di esito senza accordo forniranno un supporto ad un movimento rialzista a breve termine del cambio EUR/GBP ”, conclude Defend.
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