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La sfida

Ecco perché le elezioni americane possono far bene all’Europa

Che vinca Biden o resti Trump, per l'Ue si apre la storica possibilità di tornare al centro dei giochi

di Stefano Caratelli 29 Giugno 2020 09:09
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Sempre più i grandi investitori mettono al centro delle proprie analisi gli scenari geopolitici globali degli anni 20 appena iniziati per capire quali trend e filoni seguiranno i mercati finanziari, a partire dall’azionario. Le presidenziali americane del 3 novembre sono sicuramente uno snodo che potrebbe dare la direzione a quel che resta del decennio. E incredibilmente, per l’Europa si profila la possibilità di uscire come il vero vincitore del voto americano, ma sullo scacchiere globale, dove la partita che oggi è a due tra USA e Cina potrebbe diventare a tre, con la variabile costante dello Zar Putin a fare da quarto incomodo. È una possibilità ancora subordinata a molti ‘se’. I due più importanti riguardano la capacità di chiudere rapidamente un accordo sul Recovery Fund, o come si dice ora Next Generation EU, che sia nel segno della solidarietà e di una ripartenza robusta dell’economia, e una soluzione al rebus della Brexit, di cui a 4 anni dal referendum non si viene ancora a capo, nel segno di una grande pacificazione tra le due sponde della Manica, che riporti sostanzialmente di fatto, anche se non di diritto, la Gran Bretagna nella sfera dell’Unione economica.

JOE BIDEN ORMAI È UNA CONTROFIGURA DI OBAMA, CANDIDATO OMBRA


Tutto sommato, rispetto a questo possibile scenario, chi si aggiudica la Casa Bianca sembra abbastanza indifferente. I sondaggi danno Joe Biden, ormai diventato una specie di controfigura di Obama che sta emergendo come il vero candidato ‘ombra’ anche se la Costituzione gli vieta di tornare per la terza volta alla Casa Bianca, in vantaggio di decine di punti su Donald Trump. Per questo una conferma del presidente uscente sarebbe forse ancora più scioccante per l’opinione pubblica americana e globale della vittoria a sorpresa del 2016 contro Hillary Clinton. Una vittoria di Biden sarebbe sicuramente una vittoria anche per l’Europa: l’agenda dell’ex vice di Obama si ispira all’economia sociale di modello ‘renano’, e sicuramente la guerriglia commerciale aperta soprattutto a parole da Trump lascerebbe il passo a relazioni più che amichevoli con un’Unione a trazione franco-tedesca. E in Biden l’Europa troverebbe un presidente americano amico come non si vedeva dai tempi di JFK.

TRUMP SOTTO NEI SONDAGGI MA IN TESTA NEL FATTORE ‘ENTUSIASMO’


Ma anche una vittoria di Trump, molto meno improbabile di quanto non dicano i sondaggi e quasi all’unanimità i grandi media americani e europei, non sarebbe poi malaccio per il Vecchio Continente. Trump può ancora vincere per tre buoni motivi: l’approvazione per la gestione dell’economia resta più alta di quella riconosciuta a Biden, in molti pensano che gli stessi sondaggi che fanno titolo non rappresentino la realtà e che molti elettori convinti di Trump mentano deliberatamente ai sondaggisti per calcolo politico o per non entrare in conflitto con la cerchia di parenti e amici, e poi ci sono i sondaggi ‘qualitativi’, che sono molto più favorevoli a Trump di quanto non dicano i media. Come ad esempio quello condotto da CNN che oltre alle intenzioni di voto misurala il fattore ‘entusiasmo’ per i rispettivi elettorati, rivelando che del 60% che si dichiara per Biden circa due terzi aggiunge che è un voto ‘contro’ Trump, mentre del 40% o poco più che dice che voterà Trump ben il 70% aggiunge che vuol votare proprio lui, non contro Biden.

SE L’AMERICA RICUCE CON L’EUROPA, LA SFIDA CON LA CINA È PIÙ SOSTENIBILE


Il sito di analisi politica The Hill sottolinea che dal 1968 in poi hanno sempre vinto i candidati in testa nel fattore ‘entusiasmo’, comprese le elezioni del 2016. Ma perché anche una vittoria di Trump potrebbe non essere male per l’Europa? Perché un Trump al secondo mandato avrebbe meno bisogno di scaldare i cuori del ‘suo’ elettorato e forse avrebbe come obiettivo quello di consegnare alla Storia un’America più forte ma anche pacificata all’interno e rinsaldata nei rapporti con l’alleato europeo, di cui avrà bisogno per confrontarsi e tenere testa alla sfida a tutto campo lanciata dalla Cina. Una sfida che si gioca certo sul terreno del primato tecnologico e militare, ma anche sui grandi numeri: oggi siamo a 1,4 miliardi di cinesi contro 330 milioni di americani, meno di 1 a 4. Se si aggiungono i quasi 450 milioni dell’Unione Europa contando ancora il Regno Unito, saliamo a molto più di 1 a 2. Il che in termini di mercato, potenziale economico e peso politico nei grandi organismi internazionali, come ONU e WTO, può fare una bella differenza.

IL RECOVERY FUND PUÒ ESSERE IL PRIMO MATTONE DELLA FASE 3


L’Europa potrebbe uscire come vera vincitrice delle elezioni americane, ma solo se riesce, e rapidamente, a mettere ordine in casa, dando il via a una ‘fase 3’ del percorso di integrazione che partendo da un Recovery Fund condiviso senza capricci apra la strada all’unione fiscale, bancaria, dei mercati dei capitali, e anche a qualche forma più avanzata di integrazione dei sistemi giuridici, soprattutto in materia economica e di mercato del lavoro. Sarebbe una bella piattaforma anche per ricucire entro l’anno con la Gran Bretagna, magari con un accordo che somigli molto a quello che aveva portato a casa David Cameron prima del referendum e che rappresenti di fatto un sostanziale rientro nell’Unione. Per Angela Merkel, il semestre di presidenza tedesca della Germania che si inaugura il 1 luglio sembra l’occasione unica per passare alla Storia ‘alla Draghi’ come rifondatrice dell’Europa, e non come l’inventrice dell’austerity e dell’avarizia politica che alla fine ha affondato l’Unione.

BOTTOM LINE


Per l’investitore, la prospettiva di un’Europa che torna al centro del ‘Grande Gioco’ sarebbe solo un incentivo in più a cogliere le occasioni che già oggi si presentano sui mercati finanziari europei, e soprattutto in quelli azionari, con prezzi decisamente da saldi rispetto a Wall Street. A Milano poi, soprattutto per alcuni settori come finanza e telecomunicazioni, gli sconti sono da dopo-saldi, con prezzi in vetrina ribassati a due cifre.
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