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Andrew Howard

"Clima, l’emergenza coronavirus apre a prospettive migliori rispetto al 2008”

Secondo Schroders, rispetto alla crisi del 2008 ci sono possibilità più concrete per chi investe nel cambiamento climatico e in particolare nei veicoli elettrici e nelle energie rinnovabili

di Antonio Cardarelli 30 Maggio 2020 15:00
financialounge -  Andrew Howard cambiamenti climatici Isabella Hervey-Bathurst Schroders sostenibilità

Rispetto alla crisi del 2008, chi investe nei cambiamenti climatici oggi può contare su basi molto più solide. Andrew Howard, Head of Sustainable Research e Isabella Hervey-Bathurst, Equity Research Analyst spiegano perché Schroders sia convinta che questa volta “le cose andranno diversamente”, premettendo l’intenzione di non “sottostimare gli effetti della crisi da coronavirus”.

VEICOLI ELETTRICI


L’analisi di Howard e Hervey-Bathurst si sofferma su tre aree: veicoli elettrici, energie rinnovabili e politiche climatiche. Nel 2008 la Tesla Roadster costava circa 100mila dollari e sul mercato uscirono solo tre modelli di veicoli elettrici negli Usa, due in Europa e zero in Cina. Oggi ci sono 53 modelli sul mercato Usa, 70 in Europa e sorprendentemente 226 in Cina. Un aumento dovuto al crollo del prezzo delle batterie agli ioni di litio (-85%) che ha portato la Model 3 di Tesla a vendere 300mila veicoli lo scorso anno certificando, spiegano gli esperti, che “non si tratta più di un segmento di nicchia”.

ENERGIE RINNOVABILI


Analizzando il settore delle energie rinnovabili, Howard e Hervey-Bathurst evidenziano come, a differenza del 2008, i prezzi del fotovoltaico solare siano crollati dell’80% e la domanda sia diventata realmente globale. Discorso simile anche per il settore eolico, più maturo nel 2008 rispetto al fotovoltaico, in cui si è assistito a un crollo dei costi “con il miglioramento della tecnologia e il rafforzamento delle economie di scala”. Per i due esperti di Schroders “i driver economici per le rinnovabili sono molto più forti oggi rispetto all’ultima crisi”.

POLITICHE PIÙ CONVINTE


Ma per Andrew Howard e Isabella Hervey-Bathurst la differenza più grande riguarda il cambiamento del dibattito sul cambiamento climatico rispetto a 10 anni fa, che fa ben sperare affinché “autorità e aziende si facciano avanti”. Speranza alimentata da impegni molto più solidi derivanti dagli Accordi di Parigi e dalla COP26 in programma a novembre, senza dimenticare che i leader globali ora reputano il cambiamento climatico il rischio principale e più probabile per le aziende.

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CAMBIAMENTI PERMANENTI


Infine, i due esperti di Schroders fanno il punto sugli effetti del Covid-19 sul mondo del lavoro, sottolineando che “alcuni cambiamenti nel modo in cui lavoriamo potrebbero diventare più permanenti, a beneficio del clima”. “Gli investimenti focalizzati sul clima non dipendono più dal supporto di politiche ad hoc – concludono - Tuttavia, quel supporto resta importante per accelerare i progressi, soprattutto in aree come l’industria pesante. Nel 2009, a un anno dalla crisi, i leader globali non sono riusciti a raggiungere un accordo sul clima a Copenaghen. Ora, siamo ben distanti da quel momento, e abbiamo fiducia nel fatto che l’attuale crisi potrebbe dare slancio alla transizione climatica che il consensus scientifico ci dice essere sempre più urgente”.
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