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Coronavirus e mercati: tre scenari e una scelta coraggiosa sull’azionario

Natixis propone tre scenari per economie e mercati e propende per un’uscita dalla crisi non catastrofica, anche se ci vorrà tempo. Intanto il cash è la posizione più sicura ma ci sono opportunità per chi è in grado di sostenere una volatilità estrema

di Virgilio Chelli 24 Marzo 2020 17:00
financialounge -  coronavirus Esty Dwek mercati Natixis

Economie e mercati hanno di fronte tre scenari: un improbabile ‘Toro’ con all’estremo opposto una recessione profonda e prolungata e in mezzo la possibilità di “farcela in qualche modo”, grazie alla combinazione di misure efficaci di stimolo monetario e fiscale e di un orizzonte non troppo lungo di diffusione del virus. In un’analisi firmata da Esty Dwek, Natixis IM propende per la via di mezzo, e espone comunque le strategie possibili per l’investitore. Ovviamente nel caso peggiore il cash è la scelta obbligata, anche se rende zero. La linea di difesa successiva sono strategie difensive basate sui bond sovrani, ma anche quelle che puntano su strumenti a bassa volatilità con qualche esposizione all’azionario. E infine, per chi si sente in grado di sostenere l’impatto di una volatilità estrema, allora l’azionario sta offrendo punti di entrata sempre più attraenti se visti un un’ottica ‘post-coronavirus’.

IMPROBABILE UNA CINA CHE RIPARTE SUBITO ALLA GRANDE CON L’ECONOMIA USA RESILIENTE


L’esperta di Natixis comunque si esprime a favore di strategie difensive, focalizzate sul lungo termine, anche con la consapevolezza che le prossime settimane probabilmente non saranno facili. Per la Dwek, lo scenario ‘Toro’, vale a dire una Cina in ripresa alla grande con gli USA resilienti, sembra poco probabile, perché in questo momento la cosa migliore che ci si può aspettare è una ripresa graduale accompagnata dagli stimoli monetari e fiscali.

SE IL CONTAGIO VIENE CONTENUTO ENTRO GIUGNO POSSIBILE RIPRESA NELLA SECONDA METÀ DEL 2020


Poi c’è lo scenario definito da Natixis “Muddle Through”, vale a dire riuscire in qualche modo a cavarsela, che è fatto di economie e mercati che continuano per un po’ a restare in brutte condizioni, fino a che non si raggiunge la certezza che il virus è sotto controllo. Questo scenario prevede un impatto sulla crescita di Europa e USA almeno fino a tutto aprile, probabilmente fino a maggio-giugno, con l’impatto più forte sul primo trimestre cinese e sul secondo per Europa e USA. Ma le enormi risorse rese disponibili dagli stimoli monetari e fiscali dovrebbero evitare fallimenti a catena. Anche perché autorità politiche e monetarie hanno imparato molto dalla crisi del 2008, anche se completamente diversa da quella attuale. In questo scenario Natixis vede possibile una ripresa nella seconda metà del 2020, a condizione che la diffusione del contagio sia contenuta entro il secondo trimestre e non si aprano crisi del credito.

I MERCATI HANNO GIÀ PREZZATO LA RECESSIONE, MA NON SI SA QUANTO LUNGA E PROFONDA


Infine il terzo e peggior scenario, fatto di recessione profonda e prolungata. È vero che i mercati hanno già prezzato la parola che comincia con la ‘r’, ma resta aperto l’interrogativo su quanto possa essere lunga o profonda. E, almeno finora, le stime degli utili societari non hanno subito correzioni al ribasso particolarmente significative, destinate ad arrivare. E poi si aggiungono i problemi di liquidità. In questo scenario quindi il cash torna a regnare insieme al dollaro americano, perché neanche i Treasury sono risparmiati dalla pressione.

Natixis IM: Attenti agli eccessi sui mercati, ma comunque non è il 2008


Natixis IM: Attenti agli eccessi sui mercati, ma comunque non è il 2008





I TRE FATTORI DA MONITORIARE: CURVA DEI CONTAGI, STIMOLI FISCALI E MONETARI, BOTTOM DEI MERCATI


L’analisi dell’esperta di Natixis IM si chiude con la lista dei fattori da non perdere assolutamente di vista per capire se possono rassicurare i mercati e creare le condizioni per un recupero. In cima c’è ovviamente il picco dei contagi, a cui dovrebbero mancare ancora 6-8 settimane, con qualche previsione che si spinge anche oltre. L’Italia è avanti qualche settimana rispetto agli altri paesi sviluppati, e un picco raggiunto nella penisola aiuterebbe sicuramente a stimare i tempi di uscita di tutti gli altri. Al secondo posto ci sono gli stimoli fiscali e monetari, imponenti negli annunci ma da mettere a fuoco. E infine il fattore mercati, che secondo Natixis forse non hanno ancora prezzato lo scenario peggiore, anche se sono vicini a farlo.
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