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Lagarde alla Bce, una scelta inattesa che piace ai mercati

Christine Lagarde raccoglierà l’eredità di Mario Draghi alla guida della Bce: cosa devono aspettarsi gli investitori?

di Antonio Cardarelli 3 Luglio 2019 14:31

Parigina, 63 anni, studi negli Usa, ex ministro dell’Economia con Fillon: Christine Lagarde è pronta a passare dal Fondo Monetario Internazionale alla Banca Centrale Europea. Sarà lei, dal primo novembre, a raccogliere l’eredità di Mario Draghi. Quali saranno gli impatti sui mercati? Lagarde terrà fede alle tendenze “dovish” mostrate in passato o prevarrà l’attenzione per i conti pubblici in ordine?

L'IMPORTANZA STRATEGICA DI LANE


“Le considerazioni sulla nomina di Christine Lagarde devono essere inserite nel contesto del complesso giro di nomine in Europa - spiega Marco Piersimoni, Senior Investment Manager di Pictet Asset Management -  in cui gli equilibri politici sono più fragili e le scelte se possibile ancora più macchinose. Ciò detto, la prossima presidente della Bce porterà in dote dalle sue esperienze passate (ministro delle Finanze in Francia e direttore del Fmi) due caratteristiche importanti: una grande esperienza sui temi fiscali e la dimestichezza a muoversi nei contesti di crisi. Da questo quadro emerge la mancanza di una specifica competenza sulla politica monetaria che verrà colmata dallo staff Bce e dal capo della ricerca alla Bce, Lane. Con la politica monetaria oramai esausta, l’esperienza sui temi fiscali della Lagarde a capo di una delle poche istituzioni europee in cui la sintesi politica funziona potrà avere un peso importante".

FOCUS SPOSTATO SULLA CREAZIONE DI CONSENSO


Per Andrea Iannelli, Investment Director per l’obbligazionario di Fidelity International, la scelta di Lagarde è poco convenzionale visto che non ha esperienza nella gestione delle funzioni di una Banca Centrale. “È importante sottolineare – aggiunge Iannelli - che il ruolo del presidente del Consiglio Direttivo è meno improntato alla definizione di una view e di una posizione di politica monetaria quanto piuttosto sulla creazione di un consenso tra i membri del Consiglio Direttivo, che a volte possono avere delle opinioni profondamente contrastanti. Sulla base di ciò, la nomina di Lagarde difficilmente porterà un grande cambiamento rispetto alla posizione della BCE, ma al contrario sarà caratterizzata da continuità, seguendo il percorso impostato precedentemente da Draghi. Nel lungo termine, comunque, Lagarde dovrà lavorare duramente per far in modo che la credibilità della BCE rimanga forte e salda come è stata durante il mandato del suo predecessore”.

SCELTA NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ


Viste le sue precedenti osservazioni “dovish”, secondo i due economisti di Morgan Stanley Daniele Antonucci e Joao Almeida una seconda fase del Quantitative easing sembra ora più probabile. “Lagarde eredita un’economia debole, con inflazione ben al di sotto del target – commentano Antonucci e Almeida – e i mercati probabilmente percepiranno il suo atteggiamento come accomodante. Nel suo discorso a margine del G20 ha invitato le banche centrali ad adattare le politiche sulla base dei dati in arrivo”. Una continuità, tra Lagarde e Draghi, che viene ravvisata anche da Antonio Cesarano, Chief Global Strategist di Intermonte Sim: “Riteniamo che l’eventuale nomina di Christine Lagarde alla guida della BCE rappresenti una sostanziale continuità con la linea mantenuta da Draghi, alla luce anche della concordanza di view che il Fondo Monetario ha dimostrato in passato proprio in corrispondenza delle manovre varate durante il mandato di Draghi”.

Credito, gli effetti del nuovo “whatever it takes” di Draghi  


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SFUMA LO SPAURACCHIO WEIDMANN


“La proposta di Lagarde alla guida della BCE è nel solco della continuità con Draghi - commenta Alessandro Tarello, gestore obbligazionario di Columbia Threadneedle Investments - e rimuove i rischi che una politica monetaria più aggressiva, come quella che avrebbe rappresentato Weidmann, avrebbe costituito per la stabilità dei mercati. Lo confermano la flessione dell’euro e il consistente calo degli spread dell’Europa periferica, a partire dai BTP, osservati a valle della candidatura. Le nostre aspettative circa la politica monetaria dell’eurozona nel breve periodo sono immutate: ci aspettiamo un insieme di misure accomodanti, tra cui un taglio al tasso sui depositi presso la banca centrale e un nuovo QE, entro la fine dell’anno. Il percorso professionale, i trascorsi di Lagarde e la natura squisitamente politica della sua nomina fanno presagire un mandato caratterizzato da una maggiore attenzione a tematiche come l’unione fiscale e bancaria, lasciando al Capo Economista Philip Lane la parte più tecnica di politica monetaria, attesa comunque in linea con il passato”.

IMPOSTARE LA POLITICA DELLA BCE


“Anche se Christine Lagarde potrebbe mettere in atto delle modifiche marginali, ci aspettiamo che prosegua la politica super-accomodante intrapresa dalla BCE - afferma Dave Lafferty, Chief Market Strategist di Natixis Investment Managers - Con un'inflazione bassa, una crescita lenta e riforme strutturali difficili da trovare, Lagarde non dovrà creare un nuovo manuale di politica monetaria. Lagarde avrà il compito non soltanto di accreditare la politica della BCE, sia verso i paesi della zona euro sia verso gli investitori globali, ma anche di impostarla.
Il suo background e le sue capacità negoziali affinate al FMI entreranno certamente in gioco nel sostenere le riforme fiscali e strutturali in tutto il continente, in un contesto in cui gli strumenti monetari hanno perso gran parte della loro efficacia”.
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