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Il “falco” Weidmann alla Bce? Ecco cosa cambia per l’Italia

Partite le consultazioni per le nomine dei vertici europei, l’attenzione dell’Italia è concentrata sulla Bce. Toschi (J.P. Morgan AM) analizza i pro e i contro dell’ipotesi Weidmann

di Redazione 30 Maggio 2019 07:00
financialounge -  BCE Jens Weidmann Mario Draghi Morning News https://www.flickr.com/photos/bundesbank/46312898195/

Come previsto, il fronte populista ha aumentato i consensi in Europa, ma non abbastanza da acquisire massa critica nel Parlamento Europeo. Il partito popolare europeo (Ppe) e quello socialdemocratico (S&D) hanno perso un certo numero di seggi e dovranno ricercare alleanze. Il principale candidato è il gruppo di Alleanze di Liberali e Democratici (Alde) che è diventato il terzo più grande gruppo politico, grazie al sostegno del partito di Emmanuel Macron, La Republique en Marche. Di conseguenza la coalizione più probabile è tra Ppe, S&D e Alde.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI SONO DI ASSOLUTO RILIEVO


Una serie di negoziazioni partiranno a breve per influenzare la nomina delle posizioni di vertice come quella del presidente della Commissione europea e del presidente della Banca Centrale Europea (Bce) che deve essere validata nel Consiglio europeo del 21 giugno. Dal 2014, la scelta del presidente della Commissione si basa sul cosiddetto “Spitzenkandidaten” un processo che avviene all’interno dei partiti politici europei.
“La presidenza della Commissione va in teoria al candidato del partito politico in grado di ottenere sufficiente sostegno dal Parlamento. Ma il processo è in realtà più complesso, dal momento che i paesi membri possono influenzare la scelta in modo da assicurare che ognuno di essi sia rappresentato nei ruoli chiave dell’Unione europea”, tiene a specificare
Maria Paola Toschi, Executive Director Market Strategist di J.P.Morgan Asset Management.

I CANDIDATI ALLA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE


La quale poi spiega i possibili sviluppi: “Dal momento che il Ppe resta il più importante gruppo politico nel Parlamento europeo, il suo ‘Spitzenkandidat’, Manfred Weber della tedesca CSU, dovrebbe in teoria essere il favorito a succedere a Jean-Claude Juncker. Tuttavia il sostegno a questo candidato nella Unione Europea sembra essere più contenuto e quindi il Ppe dovrà negoziare con un altro gruppo politico per raggiungere la maggioranza. Altri possibili candidati sembrano essere l’olandese Frans Timmerman del partito S&D e il francese Michel Barnier del Ppe, che gode di ottima reputazione per il ruolo di negoziatore svolto nel processo di Brexit. Infine alla lista si sono aggiunti i nomi di Margrethe Vestager (Danimarca) e Cecilia Malmstrom (Svezia), appartenenti all’Alde, che sono considerate possibili candidate”.

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NOMINA DI WEIDMANN: L’EFFETTO SUI MERCATI


Resta il fatto che questa soluzione lascerebbe la Germania senza un esponente in un ruolo di primo piano e quindi l’attenzione si sposterebbe sulla Bce dove Jens Weidmann, l’attuale capo delle Bundesbank, potrebbe prendere il ruolo di Mario Draghi. Quale potrà essere l’effetto per i mercati? “L’elemento positivo più importante per i mercati è che il populismo, nonostante la partecipazione del Regno Unito alle elezioni europee, abbia fallito nel raggiungimento di un maggioranza nel Parlamento europeo e quindi i partiti pro-Europa dovrebbero continuare a guidare il Parlamento”, spiega Toschi.

L’AGENDA DELLE RIFORME EUROPEE PUÒ CONTINUARE


Ciò significa che l’agenda di riforme dell’Unione europea continuerà il suo corso, cosa positiva per l’economia dell’Ue. D’altra parte il tema della Presidenza della Bce è delicato. “Sebbene sia visto come un falco, Weidmann ha recentemente ammorbidito i toni, elogiando il lavoro che la Bce ha fatto negli ultimi anni. Inoltre, una Bce meno accomodante a questo punto non sarebbe necessariamente vista come una cosa negativa, dato che anche l’Europa dovrà gradualmente normalizzare la propria politica monetaria nei prossimi anni”, sottolinea Toschi secondo la quale, complessivamente, gli elementi favorevoli sembrano prevalere. “L’Europa e la democrazia escono rafforzate e ciò costituisce un elemento positivo sia per l’euro che per i mercati finanziari europei, nonostante i dubbi che una Bce a guida tedesca potrebbe rappresentare per il futuro dell’unione monetaria”, conclude Toschi.
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