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Amazon, il paladino dell’ambiente che non ti aspetti

Cloud computing e veicoli elettrici sono punti a favore di Amazon nella lotta al cambiamento climatico, spiega Simon Webber di Schroders

di Redazione 23 Maggio 2019 09:46

La lotta al cambiamento climatico dipende anche dalle scelte di colossi come Amazon. Spesso, quando si fanno acquisti online, è facile sentirsi in colpa per l’impatto ambientale che la consegna a casa (o in ufficio) può avere. Ma è davvero così? Oppure facendo acquisti nel classico negozio aumenta l’impatto sull’ambiente e, in ultima battuta, sul clima?

L’ESEMPIO DI AMAZON


Secondo Simon Webber, gestore del fondo Schroders ISF Global Climate Change Equity, possiamo mettere da parte i sensi di colpa quando acquistiamo online. Soprattutto se si guarda al futuro. Il gestore porta come esempio proprio Amazon, che “rappresenta una forza sempre più positiva nella lotta ai cambiamenti climatici”. Una considerazione dovuta a una serie di iniziative che la società fondata da Jeff Bezos sta portando avanti, a cominciare dallo sfruttamento “intensivo” del cloud computing.

CLOUD COMPUTING


Con l’aumento esponenziale dei dati in possesso delle aziende, aumenta anche la richiesta di spazi di archiviazione e di data center. Queste strutture, però, necessitano di grandi quantità di energia e costano molto. Problemi risolvibili, almeno in parte, con il cloud computing, che permettono di immagazzinare ed elaborare grandi quantità di dati in remoto. Amazon, per esempio, in qualità di provider di servizi cloud raggiunge spesso livelli di utilizzo dei server al 65% contro il 15% circa dei meno efficienti server in-house. Strutture meglio progettate consumano meno energia per il raffreddamento e spesso i grandi provider di servizi cloud utilizzano fonti rinnovabili: “La combinazione di questi fattori – sottolinea Webber – porta una riduzione dell’88% delle emissioni di carbonio”.

VERSO I VEICOLI ELETTRICI


L’altro punto a favore di Amazon riguarda il trasporto. La società con sede a Seattle ha promesso di rendere il 50% delle sue consegne privo di emissioni entro il 2030, convertendo la sua (piccola) flotta proprietaria all’elettrico. La tedesca DHL, inoltre, si è impegnata a offrire il 70% dei servizi di consegne dell’ultimo miglio attraverso veicoli a basse emissioni entro i prossimi 6 anni. E sulla strada della conversione verso l’elettrico si stanno muovendo anche altri colossi come Fedex e Us Postal Service. Tutto ciò sta avvenendo a un ritmo più rapido rispetto ai privati, che quindi continueranno a raggiungere i negozi su auto inquinanti per fare i propri acquisti.

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CONSUMI ENERGETICI


Non meno importante, inoltre, la possibilità per Amazon di consegnare più pacchi utilizzando un solo mezzo e quindi, fa notare il gestore di Schroders, abbattendo le emissioni di carbonio. Infine il fattore negozio. Se paragonati con i punti vendita classici, che devono essere illuminati, riscaldati e forniti di aria condizionata, i magazzini di distribuzione centralizzati hanno un impatto minore in termini di consumo energetico e di emissioni.

INVESTITORI TEMATICI


“In quanto investitori tematici - conclude Simon Webber, gestore del [tooltip-fondi codice_isin="LU0306805531"]fondo Schroders ISF Global Climate Change Equity[/tooltip-fondi] - come nel trend del cambiamento climatico, miriamo a guardare al di là degli slogan, per individuare le società che sono realmente impegnate nella lotta al riscaldamento globale e per immaginare come sarà il futuro in un mondo a basse emissioni di carbonio. L’approccio di Amazon la pone in prima linea per affrontare la disruption che potrebbe destabilizzare diversi suoi peer”.
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