FinecoBank si prepara a diventare indipendente: la conferma è arrivata da una nota congiunta, nel giorno in cui la banca multicanale del gruppo
UniCredit ha presentato conti trimestrali positivi. Fineco ha infatti chiuso il primo trimestre con un utile netto in crescita del 6,1% anno su anno a 62,6 milioni, ricavi a 158,2 milioni (+1,8%) e raccolta a 1.711 milioni (+3%). I cda dei due istituti hanno “approvato una serie di azioni e procedure" che pongono le basi per la piena indipendenza di FinecoBank e che consentono a "UniCredit di cogliere qualsiasi opportunità di mercato, anche nel breve termine, in relazione alla sua quota".
SINERGIE LIMITATE
Attualmente la banca di
piazza Gae Aulenti detiene circa il
35% di Fineco, dopo aver venduto il 30% in seguito all’arrivo del ceo
Jean Pierre Mustier. UniCredit non ha voluto commentare l’indiscrezione secondo cui allo studio ci sarebbe la vendita di una quota del 10-15% di FinecoBank. Nella nota si sottolinea che FinecoBank, che oggi beneficia di "sinergie limitate" con il resto del gruppo, non subirebbe nessun impatto significativo sul profilo di capitale e della liquidità, né sulla sua redditività, così come non ci sarebbero implicazioni sul suo modello di business.
I DETTAGLI DELL’ACCORDO
L’accordo prevede, secondo Reuters, la concessione da parte di UniCredit di una
garanzia finanziaria ("collateral") a favore di Fineco, che detiene 8,3 miliardi di obbligazioni UniCredit in scadenza nel 2024, al fine di neutralizzare la sua esposizione al rischio di credito. Resta poi in vigore l’attuale contratto di licenza del marchio Fineco, con l’opzione per la banca multicanale di acquistarlo in futuro (le finestre di esercizio sono stabilite fino al 2032). Gli accordi prevedono, inoltre, delle
previsioni standard di cambio di controllo "a seguito dell’acquisizione del controllo di Fineco da parte di determinati concorrenti italiani ed europei”.
ASSET MANAGEMENT IN VENDITA
La mossa arriva a soli tre anni dalla cessione di
Pioneer, la divisione di asset management venduta da UniCredit ad
Amundi per 3,8 miliardi di euro nel 2016. Ma UniCredit non è la sola banca a studiare una separazione per le attività del risparmio gestito: nelle scorse settimane, dopo il fallimento della fusione Deutsche Bank-Commerzbank, si è parlato di un possibile matrimonio tra
Dws, la divisione asset management, e la svizzera
Ubs, che potrebbe portare alla nascita di un nuovo colosso del risparmio gestito da quasi 1400 miliardi di euro di asset in gestione.
Dopo il flop DB-Commerzbank, strada in salita per le fusioni bancarie in Europa

SULLE BANCHE ITALIANE PESANO I RISCHI POLITICI
In attesa di capire come evolverà la situazione, prende il via oggi la stagione delle
trimestrali per le maggiori banche italiane, con la presentazione dei conti di
Intesa Sanpaolo: l’istituto guidato da Carlo Messina ha chiuso il primo trimestre dell’anno con un
utile netto di 1,05 miliardi, in calo del 16,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso ma superiore alle stime degli analisti finanziari. Le attese degli analisti di
Mediobanca Securities sono di un
calo degli utili del 20% rispetto a un anno fa per i nove principali istituti. Una previsione su cui influiscono in particolare i rischi legati alla politica: sia quella nazionale, con l’effetto dell’aumento dello spread, sia quella internazionale, che vede adesso protagonisti Usa e Cina con la controversia sui dazi.