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Idee di investimento - Obbligazioni - 29 aprile 2019

Per stabilizzare i portafogli obbligazionari meglio evitare i Btp e inserire una quota strutturale di Etf in oro. Per chi ha un orizzonte temporale medio lungo resta interessante il debito emergente

di Redazione 29 Aprile 2019 09:48

LUNGHI SULLE BANCHE EUROPEE MA NON SUI BTP


Lo scenario macro nei prossimi mesi si presenta molto complesso: la completa inversione di marcia delle banche centrali continua a supportare i mercati azionari facendo passare in secondo piano il rallentamento degli utili societari, alimentando la speranza che le politiche monetarie accomodanti portino prima o poi a una ripresa delle economie. Ma l’indebitamento societario ha continuato a salire a livelli estremi, dalla Cina agli Stati Uniti: se gli utili dovessero smettere di crescere o iniziare a calare, i flussi di cassa sarebbero insufficienti a sostenere gli attuali alti livelli di debito, portando downgrade a cascata e inasprendo le condizioni finanziarie e creditizie. Situazione che a sua volta potrebbe facilmente causare una recessione, in una classica spirale negativa per i mercati, che andrebbero inevitabilmente incontro a una correzione. Sono le conclusioni cui giunge nell’articolo Utili in calo e debito in aumento preparano la correzione Lorenzo Di Mattia, gestore del fondo HI Sibilla Macro, Hedge Invest Sgr. Il quale, tuttavia, mantiene una posizione “lunga” (rialzista) sulle banche europee, che stanno scambiando già ora a livelli da crisi o da recessione, e che potranno invece godere di sviluppi positivi come il nuovo programma di Tltro in arrivo da parte della Bce, e una marginale ripresa in Cina. Lorenzo Di Mattia è invece “corto” (ribassista) sui Btp italiani, che rappresentano l’unico ‘tail risk’ in Europa. Infine, Hedge Invest crede che investire nei metalli preziosi rimanga uno dei modi migliori per affrontare la fine del Quantitative Tightening della Fed e l’introduzione del nuovo ‘price level targeting’ più avanti in corso d’anno.

LA FORZA STABILIZZATRICE DELL’ORO


A proposito di metalli preziosi. Nell’articolo Multi asset, diversificare per proteggersi dai rischi si illustra come un portafoglio multi asset comprendente il 50% di obbligazioni, il 35% di azioni e un 15% di oro, materie prime e REITs abbia permesso di fare investimenti a medio e lungo termine più efficienti. L’analisi è consistita nel verificare sul campo la “tenuta” di due portafogli bilanciati 40 – 60 (ovvero 40% azioni e 60% reddito fisso) , e uno investito a livello globale e uno focalizzato sui mercati europei, con uno “multi-asset” 50-35-5-5-5, ovvero 50% obbligazioni, 35% azioni, 5% oro, 5% REITs (fondi immobiliari Usa quotati) e 5% materie prime: portafoglio perfettamente realizzabile tramite Etf e fondi disponibili sul mercato. I risultati sia a 12 anni che negli ultimi cinque anni depongono a favore del portafoglio multi asset che ha evidenziato un miglior profilo rischio – rendimento. A stabilizzare il portafoglio multi-asset è la componente del 15% di investimenti alternativi in REITs, materie prime e soprattutto oro. Quest’ultimo svolge quasi sempre una valida funzione di ammortizzatore nelle fasi di turbolenze dei mercati in quanto ‘bene rifugio’ per eccellenza. Proprio alla luce di questa sua peculiarità, molti asset manager ne consigliano una quota “strutturale” del 5% in portafoglio sufficiente a stabilizzare le oscillazioni di portafoglio nel medio lungo periodo. Un consiglio ancora più valido ora che le quotazioni in euro dell’oro distano oltre il 30% dai massimi del settembre 2011: come dire che si può acquistare una valida protezione agli investimenti in portafoglio ad un prezzo scontato.

DEBITO E VALUTE EMERGENTI BEN INTONATI


Intanto sembra confermata la previsione di J.P.Morgan AM secondo la quale il differenziale di crescita tra mercati emergenti e sviluppati è destinato ad aumentare fino al 2020: un contesto che favorisce il debito emergente. Il Team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management, ritiene pertanto che le condizioni relative al debito emergente possano rimanere positive con la domanda di obbligazioni societarie che resterà su livelli sostenuti. “I titoli di stato e le obbligazioni societarie in valuta forte dei mercati emergenti offrono interessanti opportunità” premette nell’articolo Debito emergente in valuta forte o locale: ce n’è per tutti i gusti il Team. “Dal momento che adesso siamo leggermente più positivi sulla duration (scadenza media dei titoli in portafoglio che determina la sensibilità all’andamento dei tassi, ndr) siamo disposti ad incrementare l’esposizione ai bond societari di migliore qualità con scadenze più lunghe”, aggiungono gli esperti. Per quanto riguarda invece il debito emergente in valuta locale, secondo il Team, può esercitare appeal soprattutto negli investitori che puntano su rendimenti potenziali più elevati ma solo a condizione di adottare un approccio selettivo.
Resta l’incognita delle valute della regione. L’indice delle monete emergenti è in ribasso del 7,81% dai primi del 2018. A questo proposito, secondo il Team, sussistono le condizioni necessarie per una buona performance delle valute emergenti. Una previsione che si basa sul raffreddamento della forza del dollaro, frenato sia dall’orientamento accomodante della Fed e sia dal ritmo di crescita meno impetuoso degli USA: un biglietto verde meno esuberante rende meno onerosi gli interessi del debito emergente e rafforza le dinamiche delle valute locali.

FOCUS SULL’AMERICA LATINA


Entrando più nei particolari, gli esperti di Pictet AM spiegano che il cambio favorevole sul dollaro, unito alle politiche di stimolo dei governi, sposta l’interesse sulle potenzialità delle obbligazioni emergenti in valuta locale. Secondo l’analisi di Mary-Therese Barton, Head of Emerging Market Debt di Pictet AM, sono due gli elementi che sostengono questo ottimismo. Il primo è riconducibile alle performance migliori dei paesi emergenti rispetto a quelli sviluppati in termini di crescita economica, il secondo è invece ascrivibile alle politiche di stimolo che la maggior parte dei governi del mondo sta attuando. “In termini generali – spiega nell’articolo Il Brasile guida la riscossa delle obbligazioni emergenti Barton – le obbligazioni dei mercati emergenti dovrebbero essere sostenute da condizioni locali migliori. Politiche macroeconomiche prudenti e, soprattutto, la relativa aggressività delle banche centrali dei mercati emergenti suggeriscono che le economie dovrebbero essere meno volatili rispetto al passato”. Secondo gli analisti di Pictet AM, con l’attenuarsi delle tensioni commerciali esiste “un notevole potenziale di rimbalzo nell’universo emergente”. L’America Latina è tra le aree ritenute più interessanti, con particolare attenzione per il Brasile “la cui agenda delle riforme varata dal governo ha contribuito a riportare l’attenzione sui fondamentali positivi del paese”.
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