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Cosa si nasconde dietro il “voltafaccia” della Fed sulla normalizzazione?

Secondo l’analisi di Kristina Hooper di Invesco, il cambio di rotta della banca centrale statunitense sembra aver portato buone notizie per i titoli, ma le incertezze di fondo rimangono

6 Marzo 2019 11:05

A fine febbraio il Federal Open Market Committee (Fomc) della Federal Reserve ha pubblicato il verbale della sua riunione di gennaio, che ha illustrato nel dettaglio il netto “voltafaccia” posto in essere dalla banca centrale statunitense negli ultimi mesi, spiega una nota a cura di Kristina Hooper, chief global market strategist di Invesco. I dati forniti dal Fomc, sottolinea la strategist, “insieme agli apparenti passi avanti nei negoziati commerciali Usa/Cina, potrebbero consentire ai titoli di muoversi al rialzo nel breve periodo. Al contempo, però, temo le implicazioni negative che potrebbero nascondersi sotto la superficie”.

LA FED POTREBBE METTERE IN PAUSA L’ITER DI NORMALIZZAZIONE


Dal verbale del Fomc è emerso che “secondo la quasi totalità dei partecipanti sarebbe auspicabile annunciare quanto prima un piano per interrompere il processo di riduzione degli asset detenuti dalla Federal Reserve nel corso dell’anno”. Una dichiarazione che ha lasciato stupiti molti investitori, specie perché solo pochi mesi prima il presidente Powell aveva ribadito che la normalizzazione del bilancio sarebbe proseguita in modalità autopilota. Secondo Hooper, “la possibilità che la Fed interrompa la riduzione del bilancio quest’anno dovrebbe favorire gli asset rischiosi, considerando l’impatto che l’alleggerimento quantitativo ha esercitato sugli stessi. In altre parole, la cosiddetta ‘Fed Put’ sembra essere ancora un’opzione possibile”.

TAGLIO DEI TASSI IN VISTA?


La Fed sembra inoltre voler dare uno stop al ciclo di rialzi dei tassi, almeno per il momento. Stando al verbale, “molti partecipanti hanno segnalato l’assenza di chiarezza in merito alle opportune rettifiche da apportare nel corso dell’anno all’intervallo-obiettivo del tasso sui Fed fund”. E secondo alcuni osservatori la prossima mossa potrebbe essere, al momento opportuno, persino una loro riduzione. “Pur trattandosi di una prospettiva piuttosto improbabile in questo momento, mi sembra ovvio che la Fed non abbia un quadro molto chiaro dello stato dell’economia. Potrà comunque prendersi il tempo necessario per capire meglio la situazione”, nota Hooper.

USA-CINA: SCHIARITA ALL'ORIZZONTE?


Nel frattempo, la controversia commerciale tra Usa e Cina sembra avviata verso una soluzione positiva. Il dialogo è avviato e secondo l’esperta“la strada di una rapida risoluzione verrà probabilmente intrapresa perché Trump intende accettare le concessioni sul deficit commerciale al solo scopo di porvi fine”.

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LE PROBABILI CONSEGUENZE PER I TITOLI


Il sell-off del mercato azionario nel quarto trimestre può essere in gran parte attribuito ai due rischi chiave che abbiamo discusso ampiamente lo scorso anno: le guerre sui dazi e la normalizzazione della politica monetaria, spiega Invesco, secondo cui “la debolezza degli asset rischiosi è proseguita nel quarto trimestre, aggravata da queste due preoccupazioni”. Il recente cambiamento di politica da parte della Fed dimostra che entrambi i rischi si sono attenuati, aprendo la strada a un possibile rialzo dei titoli. Oppure no? “Un così netto cambiamento di rotta da parte della Fed potrebbe invece essere un campanello di allarme?”, si chiede Hooper. Quando l’ex presidente della Fed Janet Yellen aveva introdotto la normalizzazione del bilancio nel 2017, aveva chiarito che il processo sarebbe stato impostato in modalità autopilota, senza modifiche o ritorni al quantitative easing, a meno che non si fosse manifestato uno shock negativo “sufficiente” a carico dell’economia. “Quello che dobbiamo chiederci (e che forse dovrebbe preoccuparci) è il motivo che ha indotto la Fed a considerare non solo un passo indietro sulla normalizzazione di bilancio, ma addirittura una sua conclusione quest’anno”, sottolinea l’esperta.

LE PREOCCUPAZIONI PER LO STOP ALLA NORMALIZZAZIONE


In questo contesto, spiega Hooper, “credo che la normalizzazione del bilancio abbia innescato una turbativa, soprattutto nei mercati emergenti dove stava causando un ‘risucchio di liquidità’”, e abbia “creato un ostacolo per i titoli azionari, in particolare quando la Fed ha ribadito l’intenzione di rimanere in modalità autopilota”. L’esperta prosegue: “Avrei accolto favorevolmente una graduale riduzione del piano di normalizzazione, o un processo di normalizzazione basato sui dati; al contrario, l’interruzione completa nel corso di quest’anno mi preoccupa”. Anche perché, fa notare Hooper, “l’interruzione implica che la Fed avrà ancora un bilancio estremamente abbondante quando scoppierà la prossima crisi e dunque potrebbe non avere abbastanza capitale disponibile per farvi fronte. Il mio lato pessimista si chiede se la Fed, alla prossima crisi, sarà obbligata a ricorrere ad altri strumenti sperimentali... forse l’helicopter money?”
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