Alphabet
Azioni, meno richieste di chip frenano i titoli tecnologici
L’andamento delle società che producono chip possono inquietare qualsiasi investitore che punta sul settore della tecnologia: un loro calo di solito anticipa una contrazione dell’hi tech non transitoria
19 Novembre 2018 09:46
La stagione delle trimestrali di Wall Street, quelle relative al terzo trimestre del 2018, è praticamente giunta alla conclusione ma i report annunciati dalle compagnie hi tech non sembrano aver fornito alcun supporto al settore. E questo nonostante i profitti delle compagnie della tecnologia USA siano stati del 28,5% superiori al terzo trimestre del 2017 e al di sopra della media dell’S&P500 (+28,1%), con un’altissima percentuale (90%) di sorprese positive. Risultati di bilancio migliori delle attese degli analisti che non hanno affatto scaldato gli investitori che, anzi, sembrano aver approfittato del vento contrario in Borsa per prendere profitto.
Basti pensare che anche i due colossi della tecnologia avanzata, Apple e Amazon, hanno registrato pesanti correzioni nell’ultimo mese: la prima ha accusato una calo del 16% da 232 dollari a 194 dollari, mentre il titolo Amazon ha addirittura perso il 20% passando da 2.000 a 1.595 dollari. Anche Alphabet, la holding di Google, ha accusato un sensibile calo di quasi il 12% da metà ottobre, riducendo al +1,4% la performance da inizio 2018. In questo caso, a pesare non tanto l’utile netto pari a 9,19 miliardi di dollari, in rialzo del 36% rispetto ai 6,73 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno e sopra le attese di mercato a 7,32 miliardi, quanto piuttosto il giro d’affari in crescita del 21,4% su base annua ma sotto le previsioni degli analisti. I quali tuttavia sono ancora prevalentemente schierati a favore del titolo: dei 44 esperti che seguono il titolo censiti da Bloomberg, 40 raccomandano l’acquisto (buy) e soltanto quattro suggeriscono di mantenerlo in portafoglio ma non aumentarne il peso (hold). Il target price medio è a 1.360 dollari, circa il 28% in più delle attuali quotazioni.
Più in generale, quello che preoccupa gli addetti ai lavori è il settore dei chip. Diverse società di semiconduttori stanno evidenziando un rallentamento degli ordinativi e, sebbene al momento siano una minoranza, non dovrebbero essere ignorate. I semiconduttori, a causa del loro posizionamento nella catena di approvvigionamento globale e del loro pervasivo utilizzo su una moltitudine di prodotti, possono dare l'allarme sulla debolezza dell'ecosistema tecnologico che potrebbe essere proprio dietro l'angolo. "Si tratta di un momento critico, in cui stiamo cercando di capire se si tratti di un modesto e fisiologico rallentamento o di qualcosa di più serio", ha infatti commentato Christopher Rolland, analista di Susquehanna Financial Group.
Purtroppo due dei più grandi produttori di chip, Intel Corp e Texas Instruments hanno presentato dati trimestrali opposti che non hanno permesso di fare chiarezza. Infatti mentre Intel ha chiuso un terzo trimestre più forte del previsto, il managemnt di Texas Instruments ha segnalato una domanda in rallentamento nella maggior parte dei mercati in cui opera la società. Christopher Rolland ha affermato che i diversi punti di vista delle aziende si basano sui loro tempi di consegna divergenti per gli ordini di prodotti.
Resta il fatto che la visibilità sul settore è piuttosto rarefatta e, a cascata, quella del settore della tecnologia avanzata. Sebbene, le aree di influenza dei chip siano piuttosto allargate e abbracciano il settore automobilistico, quello industriale (dove sono utilizzati i chip per la produzione di pavimenti e automazione) e vasti segmenti di beni di consumo di massa. Come dire che i segnali di pericolo dei produttori di chips potrebbero non essere limitati al solo mondo dei titoli hi tech.
APPLE, AMAZON E ALPHABET IN FORTE CALO
Basti pensare che anche i due colossi della tecnologia avanzata, Apple e Amazon, hanno registrato pesanti correzioni nell’ultimo mese: la prima ha accusato una calo del 16% da 232 dollari a 194 dollari, mentre il titolo Amazon ha addirittura perso il 20% passando da 2.000 a 1.595 dollari. Anche Alphabet, la holding di Google, ha accusato un sensibile calo di quasi il 12% da metà ottobre, riducendo al +1,4% la performance da inizio 2018. In questo caso, a pesare non tanto l’utile netto pari a 9,19 miliardi di dollari, in rialzo del 36% rispetto ai 6,73 miliardi dello stesso periodo dello scorso anno e sopra le attese di mercato a 7,32 miliardi, quanto piuttosto il giro d’affari in crescita del 21,4% su base annua ma sotto le previsioni degli analisti. I quali tuttavia sono ancora prevalentemente schierati a favore del titolo: dei 44 esperti che seguono il titolo censiti da Bloomberg, 40 raccomandano l’acquisto (buy) e soltanto quattro suggeriscono di mantenerlo in portafoglio ma non aumentarne il peso (hold). Il target price medio è a 1.360 dollari, circa il 28% in più delle attuali quotazioni.
LE NUBI SUL SETTORE DEI SEMICONDUTTORI
Più in generale, quello che preoccupa gli addetti ai lavori è il settore dei chip. Diverse società di semiconduttori stanno evidenziando un rallentamento degli ordinativi e, sebbene al momento siano una minoranza, non dovrebbero essere ignorate. I semiconduttori, a causa del loro posizionamento nella catena di approvvigionamento globale e del loro pervasivo utilizzo su una moltitudine di prodotti, possono dare l'allarme sulla debolezza dell'ecosistema tecnologico che potrebbe essere proprio dietro l'angolo. "Si tratta di un momento critico, in cui stiamo cercando di capire se si tratti di un modesto e fisiologico rallentamento o di qualcosa di più serio", ha infatti commentato Christopher Rolland, analista di Susquehanna Financial Group.
SEGNALI CONTRASTANTI DAI PRODUTTORI DI CHIP
Purtroppo due dei più grandi produttori di chip, Intel Corp e Texas Instruments hanno presentato dati trimestrali opposti che non hanno permesso di fare chiarezza. Infatti mentre Intel ha chiuso un terzo trimestre più forte del previsto, il managemnt di Texas Instruments ha segnalato una domanda in rallentamento nella maggior parte dei mercati in cui opera la società. Christopher Rolland ha affermato che i diversi punti di vista delle aziende si basano sui loro tempi di consegna divergenti per gli ordini di prodotti.
Biotech, per gli analisti i titoli sono in pole position per un rimbalzo
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PERICOLI NON SOLO PER I TITOLI HI TECH
Resta il fatto che la visibilità sul settore è piuttosto rarefatta e, a cascata, quella del settore della tecnologia avanzata. Sebbene, le aree di influenza dei chip siano piuttosto allargate e abbracciano il settore automobilistico, quello industriale (dove sono utilizzati i chip per la produzione di pavimenti e automazione) e vasti segmenti di beni di consumo di massa. Come dire che i segnali di pericolo dei produttori di chips potrebbero non essere limitati al solo mondo dei titoli hi tech.
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