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Valute emergenti, il deprezzamento non penalizza tutti i settori

La correzione delle valute emergenti è stata del 10% circa rispetto al dollaro da inizio anno. Ma grazie alla selezione è possibile individuare le società che ne trarranno benefici.

6 Agosto 2018 09:54
financialounge -  mercati emergenti mercati valutari Patrick Zweifel Pictet

Dai due punti percentuali del rublo russo ad oltre il 26 per cento del peso argentino. È questo il range di escursione delle valute emergenti rispetto al dollaro da metà aprile, da quando cioè al trend rialzista dei tassi della Fed si sono aggiunte le decisioni di Trump in tema di dazi commerciali con la Cina. La svalutazione media delle monete dei 30 paesi emergenti di tutte le aree geografiche (Asia, Europa, Africa, Centro e Sudamerica) si è attestata da metà aprile al 6,8%, portando a circa il 10 per cento l’arretramento rispetto al dollaro da inizio anno.

UNA CORREZIONE ECCESSIVA


Tuttavia, per Patrick Zweifel, Chief Economist di Pictet Asset Management, non solo la correzione delle valute dei mercati emergenti è andata troppo oltre ma il deprezzamento della valuta locale non è necessariamente negativo per le società dei mercati emergenti. Per l’esperto, infatti, molto dipende dal settore. Il riferimento di Patrick Zweifel è allo stock di debito societario esterno nei Paesi emergenti che, a livello aggregato, risulta essere molto differente a seconda del settore: si va infatti dal 35% degli emittenti finanziari al 18% per quelli oil & gas (18%), fino al 7% per le utilities e le società immobiliari al 6% per quelle dei beni di consumo primari.

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LA SELEZIONE DELLE SOCIETA’ RESTA FONDAMENTALE


“Ancora più nello specifico, pensiamo che sia importante guardare alle aziende seguendo una logica bottom-up. Ad esempio, le passività in valuta estera delle società finanziarie (incluse le banche) sono generalmente abbinate alle attività o coperte, rendendole meno vulnerabili alle fluttuazioni della valuta locale. Altrove, nei settori legati alle materie prime, come petrolio, gas, metalli e miniere, i ricavi sono generalmente in valuta forte” spiega Patrick Zweifel.

LE COMPAGNIE TROPO ESPOSTE ALL’ECONOMIA DOMESTICA


Per contro, è altrettanto vero che settori come beni di consumo, telecomunicazioni e servizi pubblici, potrebbero risultare più esposti negativamente più alle variazioni delle valute emergenti dal momento che la maggior parte dei ricavi derivano
dall'economia domestica.

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COPERTURE DEI RISCHI DI CAMBIO


“Tuttavia, anche per i settori che sono tradizionalmente considerati più vulnerabili, continuano a essere determinanti per valutare l’impatto specifico di fluttuazioni valutarie i fondamentali della singola azienda e la ricerca in logica bottom-up (rigorosa selezione delle singole compagnie, ndr)” puntualizza  Patrick Zweifel. L’esperto non trascura per esempio che alcune aziende possano adottare specifici provvedimenti di bilancio per sterilizzare il rischio valutario. “Sulla base della nostra valutazione, considerando i settori, riteniamo che almeno il 68 per cento dell'universo d’investimento non dovrebbe essere penalizzato dalla svalutazione delle valute locali” conclude Patrick Zweifel.
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