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L'oro non brilla più nonostante le tante tensioni sui mercati

Assuefazione ai rischi geopolitici, appeal delle criptovalute, relazione inversa con il dollaro e tassi di interesse dei Treasury più alti alla base della debolezza dell’oro.

29 Maggio 2018 11:00

Dall’inizio di quest’anno, i future su oro sono stati trattati in un intervallo compreso tra un minimo di 1.289 e un massimo di 1.363 dollari l’oncia: un trading range quindi compreso tra i sei punti percentuali. Il recente calo del prezzo dell'oro, scivolato al livello più basso dell'anno (1.298 dollari la chiusura di ieri) potrebbe aver sorpreso alcuni, soprattutto alla luce dei rischi geopolitici che si sono intensificati dall'inizio dell'anno.

MANCA UN DRIVER FORTE


Il problema è che affinché le quotazioni del metallo giallo possano uscire da questo trading range è necessario un driver forte che al momento sembra mancare. Basti pensare che giovedì 24 maggio, alla notizia che il presidente Donald Trump aveva annullato il previsto summit nucleare con la Corea del Nord, i prezzi dell'oro si sono mossi al rialzo ma per stabilizzati a 1.304,4 l'oncia, restando comunque in calo dello 0,4% rispetto al valore di inizio anno. Il 2018 era iniziato all’insegna dell’aumento dei rischi geopolitici e le quotazioni dell’oro si sono infatti attestate a 1.362 dollari a fine gennaio, il livello più altro da agosto 2016, come copertura contro potenziali perdite finanziarie. Ma dopo questa ‘fiammata’ i prezzi hanno continuato ad oscillare nel trading range che si vede nei dati di LBMA (London Bullion Market Association).

 

[caption id="attachment_126619" align="alignnone" width="944"]LBMA - Prezzi dell'oro LBMA - Prezzi dell'oro - Settembre 2017 / Maggio 2018[/caption]

ORO: I QUATTRO FATTORI CHE LO FRENANO


Secondo gli addetti ai lavori sono almeno quattro i fattori che frenano qualsiasi spinta rialzista dell’oro. In primis, una sorta di assuefazione alle tensioni geopolitiche. Anche perché dopo un anno e mezzo di presidenza Trump, sembra che le paure geopolitiche siano meno acute a mano a mano che gli investitori imparano a conoscere meglio le mosse del presidente americano.

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L’APPEAL DELLE CRIPTOVALUTE


In secondo luogo, cresce l’appeal delle criptovalute (come, per esempio, il bitcoin). Infatti la diffusione delle valute virtuali sta prendendo il posto in diversi portafogli nei quali l’oro era visto come il bene rifugio per eccellenza in alternativa alla finanza di carta. Ma ora, proprio le caratteristiche intrinseche delle criptovalute (in particolare l’assoluta indipendenza dal sistema finanziario tradizionale), le rende una valida alternativa in portafoglio all’oro come ‘strumento’ alternativo alla finanza di carta.

LA RELAZIONE INVERSA CON IL DOLLARO


In terzo luogo, figura il rafforzamento del dollaro americano. Storicamente, infatti, esiste una forte correlazione inversa tra il dollaro e l'oro: se cresce il primo cala il prezzo del secondo e viceversa, è proprio quello che è successo negli ultimi mesi. Infine, e siamo al quarto fattore di freno all’oro, recita un ruolo importante anche il rendimento dei titoli di stato USA. Se questo aumenta, diminuisce l’appeal dell’oro che, per sua natura, non offre alcun rendimento. Si tratta di un fenomeno divenuto molto evidente nelle ultime settimane, nelle quali le quotazioni dell'oro sono cadute nei giorni in cui i rendimenti dei Treasury USA sono saliti bruscamente.

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POSSIBILE CALO FINO A 1.200 DOLLARI


A questo punto, se da un lato diversi osservatori non escludono che il prezzo dell’oro possa scendere ulteriormente, nel corso dell’anno, fino ai 1.200 dollari, dall’altro c’è che segnala due potenziali driver per un potenziale rally rialzista del metallo prezioso: una crescente inflazione, magari combinata con un rialzo limitato degli aumenti dei tassi di interesse.
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