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Fondi, perché i dati di febbraio rischiano di essere poco rappresentativi

Dopo 20 mesi di raccolta netta positiva, febbraio è finito in rosso per 883 milioni di euro. Ma pesano i risultati ‘anomali’ del gruppo Generali.

26 Marzo 2018 09:43
financialounge -  Assogestioni fondi comuni Generali raccolta netta

Una raccolta netta in rosso per 883 milioni di euro dopo 20 mesi di saldi mensili in attivo. I fondi comuni che, da trascinatori della raccolta, si sono trasformati in zavorra per il sistema con un saldo netto negativo mensile per 1,8 miliardi. I fondi di diritto estero che da un saldo positivo per 6,4 miliardi sono precipitati a -3 miliardi contro un attivo per 1,2 miliardi (peraltro in aumento rispetto ai 929 di gennaio) dei fondi di diritto estero.

I DATI ‘ANOMALI’ MENSILI DEL GRUPPO GENERALI


A guardare questi numeri appena pubblicati da Assogestioni e relativi al mese di febbraio, sembrerebbero non esserci dubbi: nel secondo mese del 2018 è scattato un primo campanello d’allarme per i fondi comuni e, più in generale, per l’intera industria del risparmio gestito italiano. In realtà, occorre contestualizzare i risultati dell’intero mercato alla luce di quanto registrato dal gruppo Generali (-6,7 miliardi): un saldo mensile dovuto prevalentemente ad operazioni infragruppo, a cui si aggiunge l’effetto dovuto alla dismissione dei portafogli che in precedenza erano detenuti dal gruppo nei Paesi Bassi, in seguito alla cessione delle attività olandesi.

MEGLIO ASPETTARE I DATI DI MARZO


Alla luce di questa precisazione, al netto della quale il saldo mensile dei fondi aperti italiani risulterebbe ampiamente in attivo per 5,5 miliardi in febbraio, si rende opportuno aspettare almeno i dati di marzo prima di arrivare a conclusioni che potrebbero rivelarsi non corrette. Come quella che, per il secondo mese consecutivo (dopo 12 mesi da record), vede la categoria dei fondi obbligazionari piuttosto penalizzata (con deflussi mensili per 1,6 miliardi e di 2,89 miliardi da inizio anno). Secondo gli addetti ai lavori, meglio aspettare i dati di marzo che dovrebbero fare luce sulle attuali effettive tendenze delle famiglie italiane anche in funzione dei cambiamenti in atto: dal graduale rialzo dei tassi di interesse obbligazionari ai timori di guerre commerciali, dall’instabilità politica alle tensioni geopolitiche.

 
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