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Colin Moore

Moore: “Fondamentali solidi: quella in corso è una ‘buona’ correzione”

L’analisi del Global Chief Investment Office di Columbia Threadneedle Investments, che ricorda come la volatilità sia parte integrante nelle scelte d’investimento.

9 Febbraio 2018 11:19
financialounge -  Colin Moore Columbia Threadneedle Investments correzione di borsa volatilità

La volatilità, che per oltre un anno sembrava scomparsa, è tornata protagonista sui mercati finanziari nei primi giorni di febbraio. Si tratta di un fenomeno che preoccupa gli investitori, ma che, come fa notare Colin Moore, Global Chief Investment Officer di Columbia Threadneedle Investments, è in realtà la parte integrante nelle scelte di investimento. Il manager, infatti, intravede nelle eventuali ulteriori correzioni dei mercati azionari una possibile opportunità di acquisto selettivo nei portafogli multi–asset. A questo proposito, Colin Moore distingue le correzioni di mercato in termini di ‘buono, cattivo o brutto’.

“Le brutte correzioni si verificano quando emergono fondamentali in deterioramento negli utili societari o nella crescita economica e fattori tecnici estremi (come il momentum e le valutazioni)” spiega Colin Moore che, invece, inquadra come buona correzione quella che si verifica quando il calo è imputabile sostanzialmente a fattori tecnici mentre i fondamentali restano solidi o in miglioramento. E questo, sottolinea il manager, è il caso dei movimenti di mercato dei primi giorni di febbraio.

“Momentum e valutazioni sono tirati ma, in parallelo, possiamo contare su un aumento degli utili aziendali e su un miglioramento del sentiment dei consumatori. Alleggerire una parte dell'esuberanza è quindi salutare per il mercato. Prevedere esattamente fino a dove potrà arrivare la correzione è difficile ma, in linea di massima, presumo che la volatilità potrebbe proseguire e che se l'indice S&P 500 scende del 5%, esiste una ragionevole possibilità che la caduta possa attestarsi nel range tra l’8% e il 12%” specifica Colin Moore.

Resta il fatto che non appena è stato reso noto il dato sull’aumento delle retribuzioni negli USA a gennaio (+2,9% su base annua, l’incremento più alto da molti anni a questa parte) la volatilità del mercato si è impennata e il mercato si è subito preoccupato se fosse proprio quello il segno che la Fed stava cercando per decidere di aumentare la velocità degli aumenti dei tassi di interesse. Sono in molti a ricordare la cosiddetta regola del ‘3-3-3’. In base a questa regola - se la crescita del PIL sale al 3%, il rendimento del Trasury USA a 10 anni raggiunge il 3% e l'inflazione salariale tocca il 3% - la Fed potrebbe ritenere reale la crescita economica e aumentare i tassi più velocemente di quanto il mercato si aspetti.

“Questa non è necessariamente una cosa negativa - puntualizza Colin Moore - Uno dei maggiori problemi che limitano la crescita economica degli Stati Uniti, dipende dall’incremento della spesa dei consumatori che, a sua volta, è stata bloccato dall'assenza di aumento dei salari. Di conseguenza, il riemergere della risalita delle retribuzioni può essere positivo per la crescita economica e gli utili societari”.

Per tutte queste ragioni, Colin Moore non ha dubbi: pur ammettendo uno scenario in cui la volatilità continuerà a essere più alta rispetto al recente passato, le sue previsioni per la crescita del mercato non sono cambiate. “I fondamentali sottostanti delle azioni e delle obbligazioni in cui investiamo sono forti e non prevediamo una recessione quest'anno” precisa il manager secondo il quale la correzione di Borsa e il balzo della volatilità nei primi giorni di febbraio è stata “una sana svendita” mentre i suoi obiettivi sul mercato azionario rialzista per l'anno rimangono intatti.

“Continuiamo a vedere una forte crescita globale sincronizzata e le nostre previsioni per l’incremento del PIL negli USA rimangono prossime al 3%. Sebbene la nostra previsione di rendimento a cinque anni tra le classi di attività sia inferiore alla media storica, ci aspettiamo ancora rendimenti positivi” chiarisce Colin Moore, che rivela le attuali scelte di portafoglio del team globale di asset allocation: sovrappeso nei mercati emergenti, materie prime e investimenti alternativi. “In qualità di gestori azionari attivi che conducono ricerche fondamentali sui titoli in cui investiamo, continueremo ad acquistare titoli statunitensi e globali se le loro quotazioni scendono ai nostri obiettivi di prezzo e i loro fondamentali restano solidi” conclude Colin Moore.
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