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Federal Reserve

Il cambio di registro della Fed è una cattiva notizia per le obbligazioni

Chi investe in obbligazioni dovrebbero valutare la possibilità di adattare il rischio di portafoglio se la Fed cambiasse obiettivi di inflazione.

29 Gennaio 2018 11:21
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Si può discutere se una modifica al mandato della Fed possa essere positiva per l'economia, ma sarebbe quasi certamente una cattiva notizia per le obbligazioni, e gli investitori dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di adattare, di conseguenza, il rischio di portafoglio.

A sostenerlo è Mark Holman, CEO di TwentyFour Asset Management (gruppo Vontobel) che ha esaminato le possibili evoluzioni del cambiamento delle politiche della Fed.

“Le nostre previsioni per le obbligazioni governative a più lungo termine prevedevano che i rendimenti aumentassero gradualmente nel 2018. Alla fine di quest’anno ci aspettavamo il rendimento dei Treasuries a 10 anni al 2,75%, quello dei bund tedeschi decennali allo 0,75% e quelli dei GILT a 10 anni all'1,50%. Si sarebbe trattato di rialzi non eccessivi ma abbastanza gravi per suggerirci di posizionarci molto più in basso lungo la curva dei tassi ed evitare le potenziali perdite mark-to-market che una mossa del genere provocherebbe” dichiara Mark Holman.

Infatti, i prezzi delle obbligazioni tendono a muoversi in modo opposto a quello dei rendimenti in modo tanto più marcato quanto più lunga è la scadenza del titolo. “Tuttavia, è importante notare che le nostre previsioni si basavano su una continuazione degli obiettivi politici delle banche centrali, vale a dire un obiettivo di inflazione nominale del 2%” specifica Mark Holman che poi aggiunge: “Nelle ultime settimane c'è stata un'escalation di discussioni su come la Fed potrebbe modificare il suo mandato per il futuro. Tutti sanno che quest'anno ci saranno importanti cambiamenti di funzionari nella Fed e questo potrebbe aprire la strada a una discussione su un cambio di mandato, o almeno sull’aspetto del mandato che controlla l'inflazione. A titolo di esempio, la scorsa settimana il presidente della Fed di New York, Bill Dudley, chiedeva una revisione dell'obiettivo nominale proponendo di raggiungere un intervallo compreso tra l'1,5% e il 2,5%”.

E non è il solo. Il capo della Fed di San Francisco, John Williams, sostiene un obiettivo di livello dei prezzi flessibile, in modo da permettere alla Fed di puntare in media a un obiettivo di inflazione in un dato momento: dal momento che la banca centrale americana è stata sotto il suo obiettivo del 2% negli ultimi 5 anni, quella strategia implicherebbe una maggiore tolleranza all'inflazione in futuro.

Inoltre, l'ex presidente della Fed, Ben Bernanke, due settimane fa ha previsto che, sotto il nuovo presidente in carica, Jerome Powell, la banca centrale americana potrebbe nominare una sottocommissione per studiare l'obiettivo di inflazione della Fed.

APPROFONDIMENTO - Guarda il video:
La bassa inflazione sostiene l’obbligazionario

“Sappiamo anche che il nuovo vicepresidente della Fed probabilmente sarà un candidato con un forte background economico, e sappiamo che il presidente della Fed di San Francisco Williams ha quel pedigree ed è interessato a questo ruolo. E’ vero che c'è una lunga lista di candidati che verranno presi in considerazione per questo importante incarico ma è difficile discutere con la qualità del curriculum che vanta Williams” puntualizza Mark Holman, che poi spiega cosa significa tutto questo dal punto di vista dei mercati. “Per gli investitori a reddito fisso, specialmente quelli esposti ai tassi di mercato, una revisione dell'obiettivo della Fed è chiaramente una cattiva notizia. Consentire all'inflazione di scaldarsi per un po’ per recuperare il terreno perduto invertirà la curva del rendimento attualmente piatta, provocandone una maggiore inclinazione, con conseguenti maggiori rendimenti di lungo termine. Quanto potrà essere tale rialzo è difficile da prevedere, ma riteniamo prudente aggiungere 50 punti base (+0,50%) per raggiungere gli obiettivi, qualora diventi evidente che la Fed sta riesaminando il suo obiettivo di inflazione” conclude Mark Holman.
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