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Christopher Harms

Obbligazioni, quest’anno la selezione e la gestione attiva faranno la differenza

Indispensabile generare reddito, abbassare la duration, ridurre la sensibilità complessiva ai tassi d’interesse e aumentare la diversificazione.

24 Gennaio 2018 10:40
financialounge -  Christopher Harms duration Loomis Sayles Matthew Eagan mercati obbligazionari Natixis Investment Managers tassi di interesse

Dal 30 settembre dello scorso anno il mercato obbligazionario statunitense ha visto materializzarsi un appiattimento della curva dei rendimenti (cioè la differenza tra tassi a lungo e breve termine diminuisce per obbligazioni con la stessa qualità del credito). Un fenomeno, quello della curva piatta o invertita, che spesso è ritenuto sintomo precursore di una recessione.

“Noi non siamo di tale avviso, e riteniamo vi siano molti fattori tecnici attualmente in gioco nel mercato, specialmente nel settore dei Treasury USA, con un’elevata emissione di titoli a breve scadenza e l’inflazione sotto controllo intorno al 2%” sostiene invece Christopher Harms, Vice President and Portfolio Manager di Loomis, Sayles & Company (gruppo Natixis Investment Managers) che passa a spiegare quali siano le due tipologie di investitori che attualmente richiedono sul mercato i titoli del tesoro statunitensi.

“Una tipologia di investitori è rappresentata da coloro che non ritengono che l’inflazione costituisca un problema e che acquistano titoli del tesoro a lunga scadenza. Ad esempio, i fondi pensione orientati ad un processo di Liability Matching paiono andare long in termini di duration, intorno ai 15 anni. L'altro settore di interesse è quello dei titoli con duration di due, massimo cinque anni. Complessivamente, con l’approcciarsi del 2018, siamo meno interessati al rischio nel segmento a breve, e riteniamo che il range dei 10 e 30 anni sia l’area cui prestare attenzione”. In tale scenario, il manager ritiene che i rendimenti dei titoli di stato USA con scadenza compresa tra 1 e 5 anni non stiano ancora offrendo grande valore, attestandosi all’1,5%-2%. Christopher Harms intravede invece maggior valore nelle asset-backed securities (ABS) e nelle obbligazioni societarie con un rating tripla A e scadenze brevi.

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“Il 2018 dovrebbe essere anche un anno nel quale concentrarsi su opportunità di selezione di titoli, acquistando nuove emissioni lievemente scontate e bond sul mercato secondario con favorevoli profili di rischio/rendimento” sottolinea Christopher Harms mentre il suo collega, Matthew Eagan, CFA, Vice President and Portfolio Manager di Loomis, Sayles & Company, argomenta le ragioni in base alle quali le obbligazioni high yield restano competitive.

“Le valutazioni paiono eque e, a fronte di un’economia in crescita, ci aspettiamo tassi di default inferiori nel settore high-yield. Riteniamo che la domanda globale di credito high-yield statunitense continuerà a permanere a causa per lo più di rendimenti relativi interessanti”. Non solo. Matthew Eagan afferma che, mentre un bond investment-grade, esprime attualmente spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato) talmente ridotti che il fattore di rischio dominante è rappresentato dal rischio della struttura a termine (il rischio rispetto al Treasury e ai tassi d’interesse), le obbligazioni high-yield evidenziano un calo dei default (fallimenti dell’emittente), un aumento dei profitti e una presenza di buoni fondamentali.

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Complessivamente, Matthew Eagan ritiene che i temi d’investimento per gli investitori in titoli a reddito fisso nel 2018 debbano essere la generazione di reddito, l’abbassamento della duration, la riduzione della sensibilità complessiva ai tassi d’interesse e un aumento della diversificazione. Per quest’ultimo aspetto il manager specifica: “Riteniamo che sia ancora possibile rinvenire valore nelle obbligazioni dei mercati emergenti in valuta locale ed adottiamo un approccio selettivo nella scelta dei titoli, concentrandoci su rendimenti reali interessanti”.
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