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Colin Lundgren

Mercato obbligazionario, con più diversificazione non serve rischiare troppo

Mentre l'inflazione resta il tassello mancante del puzzle, la situazione complessiva nel reddito fisso suggerisce di non assumere rischi eccessivi non remunerati.

23 Gennaio 2018 17:52
financialounge -  Colin Lundgren Columbia Threadneedle Investments High Yield Janet Yellen mercati obbligazionari USA

Sebbene le prospettive per il 2018 sembrino poco allettanti per il reddito fisso, appare tuttora probabile che le strategie obbligazionarie prudenti possano registrare una performance superiore rispetto alla liquidità.

Ci tiene a precisarlo Colin Lundgren, Responsabile reddito fisso globale di Columbia Threadneedle Investments, specificando che la sua strategia per il reddito fisso prevede tassi d'interesse più bassi e un rischio di credito inferiore a fronte di una maggiore diversificazione.

La raccomandazione del manager è quindi di mantenere l'investimento, rivedendo però al ribasso le proprie aspettative e rifuggendo i rischi, nonché di attendere tempi migliori con rendimenti più elevati. Questo perché, il 2018 dovrebbe produrre risultati diversi rispetto ai due anni precedenti per gli investitori obbligazionari.

“Il rapporto rischio/rendimento appare meno interessante per le obbligazioni di alta e bassa qualità. Perfino un incremento di lieve entità dei tassi d'interesse pari allo 0,5% provocherebbe un calo dei prezzi (che si muovono in direzione opposta ai rendimenti) dei Treasury statunitensi tale da annullare del tutto la componente di reddito, considerando che le cedole sono molto basse come punto di partenza” spiega Colin Lundgren che poi passa ad analizzare la situazione delle obbligazioni societarie high yield il cui rendimento medio si attesta intorno al 5,5%, ossia pari a circa il 3,5% in più rispetto ai titoli di Stato USA.

“Il premio di rendimento offre agli investitori un'adeguata remunerazione per un tasso di insolvenza intorno all'1%. I nostri analisti del team interno di ricerca prevedono tassi di insolvenza compresi tra il 3 e il 4%. In altri termini, gli investitori non sono adeguatamente ricompensati per il rischio di insolvenza atteso, mentre noi preferiamo poter contare su una remunerazione per i tassi di insolvenza attesi, oltre che su premi al rischio aggiuntivi in caso di sorprese negative. Quando gli investitori non vengono remunerati per l'assunzione di rischi, farebbero meglio a non assumerli” tiene a puntualizzare Colin Lundgren secondo il quale, in ogni caso, l'inflazione resta il tassello mancante del puzzle.

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“L'inflazione è attesa da così tanto tempo che sono ormai in molti a chiedersi se ciò sia il riflesso di un mutamento strutturale anziché temporaneo. In effetti, prima di rassegnare le dimissioni, la presidente uscente della Fed Janet Yellen ha dichiarato per la prima volta che l'inflazione bassa potrebbe non essere affatto un fenomeno transitorio” precisa Colin Lundgren ricordando che, qualora Yellen avesse ragione (e sempre più persone danno credito a questa ipotesi) i rendimenti bassi potrebbero essere giustificati mentre se, al contrario, venisse smentita, il mercato potrebbe pensare che questa volta le cose stanno diversamente, mentre in realtà non è così.
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