Contatti

capitale

Educazione finanziaria, le due lezioni dei PIR

Un investimento di almeno 5 anni e risparmi che finanziano l’economia reale delle PMI: due aspetti di assoluto rilievo dei PIR.

27 Dicembre 2017 09:34
financialounge -  capitale crescita economica economia PIR PMI risparmio

I piani individuali di risparmio (PIR) stanno per concludere il loro primo anno di attività. Istituiti con la legge di bilancio 2017, i PIR hanno subito attratto i risparmiatori italiani anche grazie ad alcuni importanti network di collocamento che hanno visto da subito le potenzialità dei PIR.

E’ indubbio che, da un lato, l’industria italiana dell’asset management avesse bisogno di un nuovo tema forte per attrarre l’interesse delle famiglie italiane, mentre dall’altro, quello degli investitori, i vantaggi fiscali rappresentano un aspetto di primaria importanza (è infatti prevista l’esenzione totale delle plusvalenze se l’investimento è mantenuto per almeno 5 anni).

Tuttavia, ci sono due aspetti che secondo noi ricoprono un ruolo ancora più importante nell’educazione finanziaria degli investitori italiani.

In primo luogo, la clausola di mantenere per almeno 5 anni l’investimento, pena la perdita del diritto di esenzione totale sulle plusvalenze realizzate, sottintende un messaggio chiaro: trattandosi di un investimento nel capitale di rischio (PIR ad indirizzo azionario) o esposto in parte al capitale di rischio (PIR bilanciati e flessibili) delle PMI italiane occorre dare modo all’investimento di maturare i frutti.

I risparmiatori che hanno sottoscritto i PIR devono essere consapevoli di questa relazione e, di conseguenza, dovrebbero mantenere in portafoglio l’investimento per almeno 5 anni.

Si tratta di una lezione di estrema importanza per una popolazione di risparmiatori che ancora oggi ragiona con l’orizzonte temporale dei 12 mesi.

La seconda lezione dei PIR è legata al fatto che permettono di collegare in modo diretto il risparmio delle famiglie con l’economia reale.

In un mondo dove la finanza di carta umilia (in termini di valore di mercato) l’economia reale, sapere che i propri risparmi almeno in una percentuale (non meno del 21%) finisce direttamente in azioni e obbligazioni di piccole e medie imprese italiane, cioè il nucleo rappresentativo del made in Italy apprezzato in tutto il mondo, costituisce un fattore distintivo e rende i risparmiatori ancora più coinvolti nella crescita sostenibile di lungo periodo.
Share:
Trending