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Valute petrolifere, perché puntare su corone norvegesi e rubli russi

Le valute petrolifere non sono tutte uguali: è importante operare un’attenta selezione puntando su quelle con un profilo di rischio/rendimento allettante.

17 Novembre 2017 09:52
financialounge -  corona J.P. Morgan Asset Management mercati emergenti mercati valutari norvegia petrolio rublo Russia

Se il trend delle quotazioni del petrolio continuasse a salire senza essere frenato da nuovi eventi straordinari alcune delle valute dei paesi emergenti potrebbero riuscire a colmare il divario creatosi negli ultimi mesi. Lo sostiene il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management alla luce del rapporto storico tra le valute dei paesi esportatori e i prezzi del greggio e della divergenza emersa di recente.

Il 7 novembre i prezzi del petrolio hanno raggiunto i 63,69 dollari al barile, il 42% in più rispetto ai valori di quest’estate. Le valute dei paesi esportatori di greggio, invece, non solo non sono salite ma, da settembre in poi, hanno accusato un arretramento mentre le quotazioni del greggio hanno continuato ad avanzare.

“Un disallineamento di tale entità è insolito, anche se il petrolio non è, chiaramente, l’unico fattore determinante della performance di queste monete” spiega il team. A giocare a favore di un potenziale rafforzamento dei prezzi del greggio ci sono i fondamentali. Infatti la solidità della domanda abbinata alla capacità dell’OPEC di far rispettare gli accordi sulla produzione e al ritorno delle scorte su livelli più vicini alla normalità, segnalano che il mercato del petrolio continuerà a risentire degli eventi geopolitici. La situazione in Kurdistan (minori flussi dall’oleodotto Ceyhan), in Nigeria (ritorno dei Niger Delta Avengers), in Venezuela (crisi del debito) e in Arabia Saudita (i provvedimenti anticorruzione di queste ultime settimane) hanno messo in allarme i mercati.

Le quotazioni del petrolio potrebbero risultare particolarmente vulnerabili al momento e la massiccia esposizione degli operatori nei mercati del Brent e del WTI (West Texas Intermediate) è indicativa di un’assenza di prospettive in mancanza di un nuovo catalizzatore.

“Tuttavia, gli investitori dovrebbero tenere presente che le valute petrolifere non sono tutte uguali. Per questo motivo è importante operare un’attenta selezione, privilegiando le valute con un profilo di rischio/rendimento allettante. Le nostre preferenze si concentrano, ad esempio, sulla Corona norvegese, in virtù della divergenza della politica monetaria, e sul Rublo russo, vista la credibilità della Banca Centrale e il calo dell’inflazione” specifica il team.
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