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Idee di investimento – Obbligazioni – 13 novembre 2017

13 Novembre 2017 09:53
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La reflazione alimentata dalle banche centrali di tutto il mondo potrebbe segnare la fine del virtuoso contesto obbligazionario. “Resta da vedere se la transizione sarà lenta e graduale (nell’ipotesi ideale) o improvvisa e violenta, ma il nostro punto di vista è che un cambiamento di scenario sia molto probabile, dato che i rendimenti si trovano in corrispondenza o prossimi ai minimi ciclici” puntualizza nell’articlo “Investimenti obbligazionari, verso una maggiore flessibilità” Matteo Lenardon, Deputy Country Head di Legg Mason Global Asset Management. Si tratta di un aspetto importante perché con l’allungamento della duration dei benchmark (cioè la scadenza media dei titoli nel paniere), che ha portato a una maggiore sensibilità alle fluttuazioni dei tassi di interesse (infatti più aumenta la durata del titolo obbligazionario più la sua sensibilità all’aumento dei tassi di interesse aumenta, causando maggiori perdite in conto capitale), i rendimenti futuri dei tradizionali strumenti a reddito fisso appaiono, nel migliore dei casi, mediocri. Nel peggiore, invece, gli investitori vincolati a un indice obbligazionario potrebbero finire con alimentare delle perdite di capitale, dato che l’importo delle cedole potrebbe non permettere di compensare potenziali ribassi dei prezzi.

Cedole che, nel caso dei titoli high yield, restano ancora su livelli accettabili. Soprattutto se la gestione attiva riesce a selezionare accuratamente le aree geografiche, i settori e gli emittenti. Per esempio, l’high yield europeo esprime fondamentali più solidi rispetto a quelli statunitensi ma adesso appare sopravvalutato dai mercati. “Ricerchiamo pertanto opportunità in altri Paesi, come gli Stati Uniti, in particolare nei settori del petrolio e del gas, ma anche in quello delle vendite al dettaglio che, nonostante sia vittima di trend secolari contrari, presenta alcune società molto solide e attraenti in questa fase” specifica nell’articolo “High yield, adesso c’è valore nei mercati emergenti e negli USA” Michael Scott, co-gestore del fondo Schroder ISF Global Credit Income di Schroders, che, inoltre, guarda con estremo interesse ai mercati emergenti. Tra i paesi nel radar di Michael Scott ci sono innanzitutto il Brasile, la Russia e l’Argentina, mentre piacciono pure i titoli di Stato dell’America Latina, come quelli dell’Ecuador. “In termini di settori, le società energetiche, soprattutto in America Latina, sono una fonte importante di opportunità, ma abbiamo posizioni anche su banche e società media e del settore alimentare” è la precisazione finale di Michael Scott.

Favorevole al debito emergente è pure il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management. “Nonostante la recente correzione, i fondamentali dei mercati emergenti rimangono inalterati, con una crescita robusta e diffusa e un’inflazione che mostra pochi segni di accelerazione”, precisa nell’articolo “Mercati emergenti, le vendite sul debito in valuta locale hanno creato opportunità” il team che, anzi, ritiene che sia stato creato valore e conta di rafforzare, in modo selettivo, l’esposizione ai mercati emergenti in valuta locale, privilegiando le obbligazioni in valuta locale senza copertura di paesi come Indonesia e Russia, e assumendo un orientamento più cauto nel breve termine su Sudafrica e Turchia. “Lo slancio della crescita nei mercati emergenti e la generale stagnazione dell’inflazione, ha offerto alle banche centrali di Colombia e Russia l’opportunità di rendere più espansiva la politica monetaria”, puntualizza, inoltre, il team che continua a vedere spazio per ulteriori tagli ai tassi da parte di altre banche centrali di mercati emergenti, in particolare quelle di Russia, Indonesia e Brasile.

Gli esperti di Amundi, nell’articolo “Inflazione Eurozona, l’obiettivo 2% ora sembra più incerto che mai” si focalizzano invece sulla curva dei tassi che dovrebbe irripidirsi un po’ in Europa, mentre dovrebbe continuare ad appiattirsi negli USA, dove prosegue il ciclo di rialzo del costo del denaro”. Passando alle obbligazioni societarie, i professionisti di Amundi rilevano un apprezzamento da parte dei mercati del credito per le ultime mosse riguardanti la politica monetaria. “Nel 2018 gli acquisti della BCE continueranno a sostenere i mercati del credito denominati in euro. La BCE mantiene comunque un certo margine di manovra per l’acquisto di obbligazioni societarie. Anche la nomina di Powell è stato un fattore che ha rassicurato i mercati”, concludono gli esperti di Amundi.

Infine, una riflessione sulle banche italiane. Per Mondher Bettaieb Loriot, Head of Corporate Bonds di Vontobel AM, come spiega lui stesso nell’articolo “Banche italiane, il rialzo del rating conferma il miglioramento dei fondamentali”, non deve stupire che l’agenzia Standard and Poor’s, dopo aver rilevato i progressi dell’economia italiana rivedendo al rialzo il rating sovrano e il tetto della Repubblica Italiana da un outlook BBB- a uno BBB medio stabile, abbia qualche giorno dopo provveduto ad aumentare i sui rating a lungo termine delle banche migliori, portandoli a BBB medio. “Le banche italiane hanno intrapreso il percorso virtuoso che sembravano aver abbandonato dopo la grande crisi del 2007-2008, e l’agenzia S&P prevede una dismissione dei loro crediti in sofferenza (NPL) fino a 100 miliardi di euro entro la fine del 2019, pari a un terzo della quantità totale di NPL, mentre i nuovi afflussi nelle NPL dovrebbero essere ugualmente gestibili” specifica Mondher Bettaieb Loriot.

D’altra parte, il problema dei crediti in sofferenza (NPL) è riconosciuto dalla Bce e dalle stesse banche: sulle modalità di come affrontarli però si moltiplicano le discussioni. Nell’articolo “Crediti in sofferenza, le decisioni sul problema in Europa richiederanno 18-24 mesi” Joshua Anderson, Portfolio Manager, e Stacey Shi, Portfolio Manager di PIMCO spiegano perché è probabile che le decisioni su come affrontare il problema degli NPL in Europa prenderanno corpo nei prossimi 18-24 mesi e perché si potrebbe prendere in considerazione almeno un'opzione; quella cioè di effettuare uno spin off dei crediti inesigibili a favore dei detentori di azioni dell’istituto o, ancora meglio, consentire loro di colmare il divario di valutazione tra il prezzo offerto dei crediti in sofferenza e il valore corrente di libro attraverso un'offerta di diritti.
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