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Andrew Bosomworth

BCE, c’è spazio per altri annunci anche il prossimo 14 dicembre

La BCE potrebbe riservarsi di guadagnare ancora tempo e aspettare il prossimo 14 dicembre per parlare di tassi di interesse e possibili nuove TLTRO.

25 Ottobre 2017 16:30
financialounge -  Andrew Bosomworth Axel Botte BCE Ethenea Natixis Investment Managers PIMCO quantitative easing tapering TLTRO Yves Longchamp

C’è grande attesa per quello che Draghi comunicherà ai mercati domani in occasione del meeting della BCE. Ma, per quanto gli addetti ai lavori si stiano esercitando a 360 gradi per cercare di individuare le possibili aree di intervento della Banca centrale europea, c’è la netta sensazione che ci sia spazio per ulteriori annunci nella successiva riunione del 14 dicembre.

Ma cosa ci si aspetta già domani? Partiamo dalle ultime dichiarazioni di Draghi. Il presidente della BCE ci ha tenuto a ribadire che il possibile rialzo dei tassi di interesse sarà stabilito ben oltre la fine del Quantitative easing (QE) e che questa decisione resta cruciale per il futuro dell’eurozona. Detto questo, è molto probabile che la BCE annunci la riduzione dello stimolo monetario con una minore somma destinata agli acquisti mensili sul mercato di titoli obbligazionari della zona euro che dovrebbe attestarsi a 30 miliardi al mese fino a dicembre (contro i 60 miliardi attuali). Non si esclude però un incremento della quota destinata alle obbligazioni societarie (a discapito quindi dei flussi a favore dei titoli di stato anche per sopperire alla crescente scarsità di governativi tedeschi) e nemmeno nuove aste TLTRO (cioè le maxi aste di liquidità dirette al sistema bancario europeo).

“Domani è atteso l’annuncio della BCE sull’avvio del tapering, vale a dire la riduzione dell’acquisto di titoli nel programma di Quantitative easing. Negli ultimi anni, l’attività economica dell’Eurozona è migliorata, il rischio deflazione è scomparso e le prospettive sono brillanti. Una normalizzazione della politica monetaria è coerente con questo scenario” commenta Yves Longchamp, Head of Research di ETHENEA Independent Investors, secondo il quale gli aspetti di maggiori rilievo riguardano quando terminerà il programma di acquisto dei titoli (probabilmente in estate) e quando si verificherà il primo aumento dei tassi di interesse.

“Per gli investitori è particolarmente importante soprattutto la seconda, dato che segnerà l’inizio della fine dei tassi bassi e, di conseguenza, il riprezzamento dell’intera curva dei rendimenti” puntualizza Yves Longchamp, mentre Andrew Bosomworth, Responsabile della gestione del portafoglio di PIMCO in Germania, in un commento sul prossimo meeting della BCE, esprime la sua priorità: che il Consiglio direttivo della Banca centrale europea estenda gli acquisti di asset per nove mesi a 30 miliardi di euro mensili, fino al settembre 2018, senza tuttavia indicare una data finale specifica. Al contempo, però, dovrebbe rafforzare l'impegno per mantenere invariati i tassi di interesse e lo stato patrimoniale quando l’anno prossimo si concluderanno gli acquisti di asset.

L’esperto di PIMCO, che ritiene probabile il proseguimento delle ultime mosse della Bundesbank (in particolare per quanto riguarda il prolungamento del portafoglio della banca centrale tedesca in quanto si sta avvicinando ai limiti di emissione per i Bund a scadenza breve), è inoltre convinto che la politica monetaria possa risultare sostanzialmente neutrale per gli spread periferici-Bund. È vero, dice Andrew Bosomworth, che il tapering ridurrà il sostegno alle quotazioni dei bond periferici, ma dovrebbe essere compensato dall’applicazione del capital key, sugli acquisti di beni lordi, che dovrebbe generare flussi di reinvestimento di cui beneficeranno marginalmente Francia e Italia, grazie alle elevate quote di Bund detenuti in il portafoglio che matureranno l'anno prossimo.

Axel Botte, Fixed Income Strategist di Natixis Asset Management, infine, delinea i possibili scenari a seguito di una decisione più moderata o più restrittiva da parte della BCE. Secondo lo strategist, se Draghi dovesse optare per un prolungamento del QE, vi sarebbe una maggiore scarsità di emissioni, con i prezzi dei core bond (Germania, Finlandia, Paesi Bassi) in aumento e i rendimenti (che si muovono in direzione opposta ai prezzi) in ulteriore diminuzione verso un territorio negativo. In parallelo, i bond periferici potrebbero soffrire dell'incertezza politica e dalla mancanza di fiducia verso i policy makers mentre l'euro tenderebbe a svalutarsi innescando di nuovo una guerra della valute: uno scenario, quest’ultimo, che risulterebbe in netto contrasto con gli attuali sforzi di coordinarsi con le politiche restrittive delle altre banche centrali.

“Al contrario, lo spostamento verso una politica più restrittiva, probabilmente motivata dalle aspettative sull'inflazione, condurrebbe verso un aumento dei tassi già prima del 2019 e a un incremento della pressione per aumentare i tassi reali di interesse a livelli compatibili con l'attuale livello di crescita economica” conclude Axel Botte.
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