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Petrolio in calo: Venezuela nei guai, ma la Nigeria è messa peggio

A Caracas per stare in piedi serve un barile a 117,5 dollari, ad Abuja 139 dollari. Nel frattempo il presidente nigeriano si cura a Londra.

31 Luglio 2017 14:02
financialounge -  Nigeria petrolio titoli di stato venezuela

Gli occhi del mondo sono sul Venezuela, dove il presidente Maduro sta tentando di cambiare le carte costituzionali in tavola per avere un Parlamento telecomandato. Intanto i soldi nelle casse dello Stato sono sempre più scarsi, l’inflazione galoppa e mancano generi essenziali in supermercati e farmacie.

Ma Caracas riesce miracolosamente a onorare le scadenze del debito. Uno dei principali problemi si chiama petrolio: a 50 dollari i conti pubblici non sono sostenibili. Il Wall Street Journal (WSJ), utilizzando diverse fonti, ha calcolato quanto dovrebbe prezzare il barile per rendere sostenibili le finanze dei paesi produttori. Per il Venezuela la soglia oltre la quale si smette di soffrire è a 117,5 dollari al barile, molto lontana dai prezzi attuali. Ma il paese sudamericano non è l’ultimo, ma solo il penultimo di questa speciale classifica.

Sta ancora peggio la Nigeria, che per stare in equilibrio avrebbe bisogno di un barile a 139 dollari. Cosa succede in Nigeria? Se ne parla poco, ma tanto per cominciare a differenza di Maduro che sta a Caracas il presidente Nigeriano Muhammadu Buhari è a Londra dal 7 maggio, per curarsi. Da che cosa non si sa bene. Una settimana fa è stata pubblicata per la prima volta dalla sua partenza una foto. Uno dei problemi è che la costituzione nigeriana non spiega chi comanda se il presidente è assente per malattia.

E non è la prima volta: nel 2009 l’allora presidente Umaru Yar’Adua andò in Arabia Saudita per curarsi dal cancro, tornò in Nigeria nel 2010 ma solo per morire tre mesi dopo. Intanto il Nord-Est del paese è bersagliato dagli attacchi dei terrorismi di matrice islamica. Intanto le casse pubbliche sono disastrate, il paese cresce ma il governo riesce a incassare con le tasse solo il 6% del PIL, quindi deve ricorrere al debito per finanziarsi, ma anche qui i rubinetti si stanno chiudendo. Il rating delle principali agenzie sul debito nigeriano viaggia intorno a B con outlook tra stabile e negativo. Quello del Venezuela è valutato molto peggio, tripla C con outlook negativo. Ma la tabella sul petrolio del WSJ racconta una storia leggermente diversa.
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