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Fondi comuni, in Europa spopolano gli obbligazionari

In tutta Europa a maggio i fondi comuni hanno registrato una raccolta netta di 43,2 miliardi di euro, di cui oltre la metà (26,5 miliardi) in prodotti obbligazionari.

6 Luglio 2017 09:40
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Nonostante i rendimenti offerti restino schiacciati sui minimi storici, gli investitori europei cercano guadagni nei fondi obbligazionari globali. A maggio, secondo i dati Thomson Reuters Lipper, gli afflussi netti nei fondi obbligazionari sono ammontati a 26,5 miliardi di euro), seguiti dai fondi misti (12,7 miliardi di euro), dai fondi azionari (4,6 miliardi di euro) e dai prodotti UCITS alternativi (1,9 miliardi di euro): in coda i fondi specializzati sulle commodity (200 milioni) e i prodotti immobiliari (- 100 milioni).

In totale, i flussi complessivi verso i fondi comuni d'investimento in Europa sono stati pari a 43,2 miliardi in maggio, che diventano 338,4 miliardi da inizio anno. Entrando più nello specifico dei sotto-settori, la graduatoria mensile delle sottoscrizioni vede in testa i fondi obbligazionari globali con 5,6 miliardi di euro, seguiti dagli azionari Europa con 3,5 miliardi, dagli obbligazionari paesi emergenti in valuta forte con 3 miliardi, dagli obbligazionari euro breve termine con 2,6 miliardi e dagli azionari paesi emergenti con 2,6 miliardi. In fondo alla classifica per raccolta netta mensile figurano invece gli azionari USA (-3,3 miliardi), gli azionari UK (-1,4 miliardi), gli azionari Germania (-1,1 miliardi di euro) e i monetari globali (-1,1 miliardi.

Sarà interessante verificare nei prossimi mesi come si svilupperà la domanda di fondi alla luce del fatto che si parla con sempre maggior insistenza di un ritiro del QE (quantitative easing) che si è tradotto nel forte indebitamento di economie sviluppate e che ha dato esiti più o meno soddisfacenti.

“Si può quindi ragionevolmente supporre che, nel nostro mondo interconnesso, qualsiasi ritiro del QE avrebbe ripercussioni su scala internazionale” commenta Mark Burgess, Chief Investment Officer EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments, ricordando come gli esperti stiano mettendo in guardia gli investitori: il ritiro del QE potrebbe causare un aumento della volatilità sui mercati e una lotta tra le banche per assicurarsi la restante liquidità nel momento in cui l’offerta di titoli di Stato inizierà ad assottigliarsi.

“È difficile evitare che l’inizio del tapering provochi ondate di vendite. Tuttavia se l’inflazione non arriverà alle stelle, le azioni potrebbero rimanere per qualche tempo relativamente indenni” sostiene Mark Burgess secondo il quale se è vero che finora il QE ha comunque aiutato in qualche modo i mercati a rimettersi in piedi, dovrà necessariamente essere ritirato se le banche centrali desiderano in futuro potervi nuovamente ricorrere.
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