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Carlo Benetti

Mercati emergenti, è scattata la rincorsa delle azioni della Cina

L’inclusione delle azioni di classe A quotate alla borsa di Shanghai nell’indice MSCI Emerging Markets è la conferma dell’importanza crescente del mercato cinese.

5 Luglio 2017 09:51
financialounge -  Carlo Benetti cina composizione del portafoglio GAM Jian Shi Cortesi mercati emergenti MSCI Emerging Markets

La notizia che l’indice MSCI delle azioni dei paesi emergenti comprenderà nel 2018 anche le azioni cinesi è stata ampiamente ripresa dai media. E, sebbene le azioni cinesi siano già incluse nell’indice (sebbene si tratti delle società quotate a Hong Kong o negli Stati Uniti, come ad esempio Alibaba, il gigante specializzato nel commercio online), la novità riguardante le azioni di classe A quotate alla borsa di Shanghai, comporta non poche implicazioni non tanto nell’immediato quanto piuttosto nel medio e lungo periodo.

Inizialmente è prevista l’’inclusione solo di pochi titoli, per salvaguardare il mercato da movimenti troppo bruschi, ma la comunità finanziaria si aspetta un ampliamento nel coso dei prossimi anni. In ogni caso si tratta di un passaggio di assoluto rilievo per la Cina, che vede riconosciuto a livello internazionale l’importanza del suo mercato finanziario, il secondo mercato azionario del mondo per capitalizzazione dopo gli Stati Uniti.

“Ma, probabilmente, lo è ancora di più per i mercati finanziari globali” sottolinea nell’Alpha e il Beta del 3 luglio Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR che poi spiega: “L’indice MSCI Emerging Market è il più seguito tra i gestori, sia attivi che passivi, il valore dei patrimoni dei fondi che seguono l’indice azionario dei mercati emergenti è stimato attorno ai 1.600 miliardi di dollari. Ma è facile da prevedere il protagonismo prossimo venturo delle azioni cinesi nei portafogli di investimento, riflesso finanziario conseguente alla rilevanza della seconda economia mondiale”.

Alla luce di questa tendenza, l’investitore dovrà pertanto comprendere che nel medio periodo, dovrà necessariamente ricalibrare l’asset allocation globale attribuendo un peso specifico alla Cina in graduale e costante aumento.

“A fronte di tassi di crescita economica impressionanti, la borsa cinese non ha registrato un avanzamento corrispondente. Al netto dei dividendi reinvestiti, alla fine del 2016 le azioni cinesi erano più o meno allo stesso livello di sette anni prima. Il contesto economico cinese sta migliorando, la crescita poggia su una economia molto più estesa di qualche anno fa, secondo il Fondo Monetario il PIL cinese supererà quest’anno i dodici trilioni di dollari” specifica Carlo Benetti ricordando come le valutazioni siano ancora interessanti.

“L’indice MSCI China tratta con un rapporto prezzo/utili (p/e) per i profitti attesi nei prossimi 12 mesi pari a 13” dice Jian Shi Cortesi di GAM che poi aggiunge: “Se poi si escludono le società della tecnologia, che contano per oltre il 30% del listino, il p/e degli altri settori scende attorno a 10”.

Valori che si confrontano con il p/e 24 per l’S&P 500, di 20 per il Dow Jones di 16 per lo Stoxx Europe 600. “Non va inoltre dimenticato che la Cina è ancora fortemente sottopesata nelle asset allocation di tutti i maggiori investitori istituzionali del mondo, che devono ancora partecipare davvero alla ripresa” conclude Carlo Benetti.
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