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Andrew Belshaw

Elezioni nel Regno Unito, l’esito del voto visto dai gestori

La forte incertezza sulla formazione del nuovo governo e sulla sua capacità di azione nelle trattative con la UE sono passate ai raggi x dai gestori: ecco cosa dicono.

12 Giugno 2017 10:14
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Secondo Nuno Teixeira, Investments and Client Solutions, Natixis Asset Management il risultato elettorale di giovedì nel Regno Unito riflette i desideri degli elettori sia per una linea più morbida su Brexit che per una minore attenzione sull'austerità del programma economico del Paese. “Notiamo che la crescita del PIL del Regno Unito nel primo trimestre dell'anno è solo pari allo 0,2%, la cifra più bassa in tutti i paesi del G7, in parità con l'Italia e dietro la Francia (0,4%), Germania (0,6%) e Canada (0,9% ). L'inflazione si attesta al 2,7% contro lo 0,5% nel giugno del 2016, mentre i salari non crescono molto, consumando così il potere d'acquisto delle famiglie” puntualizza Nuno Teixeira che tuttavia constata come, almeno per il momento, l'impatto sui mercati sembri piuttosto limitato e concentrato principalmente sulla sterlina, che ha perso oltre il 2% contro il dollaro nella sua correzione più netta negli ultimi otto mesi, stabilizzandosi a circa 1,275 rispetto al biglietto verde.

Anche per gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM) sarà la sterlina l’asset class britannica sotto tiro sui mercati. “La volatilità nei mercati del Regno Unito potrebbe aumentare, pesando in particolare sulla sterlina britannica. Questo risultato imprevisto probabilmente guiderà un deprezzamento più acuto nella sterlina” fanno presente i professionisti di GSAM che, di conseguenza stanno sottopesando la valuta: una scelta di portafoglio adottata già prima delle elezioni. Gli esperti di GSAM ipotizzano anche una pressione potenziale sui titoli di stato britannici se i progressi nel consolidamento fiscale incontreranno ulteriori battute d'arresto: per questo sono attualmente posizionati per cogliere un aumento dei tassi UK rispetto ad altri mercati sviluppati.

Che la sterlina possa essere un buon barometro dei rischi Brexit ne sono convinti pure al BlackRock Investment Institute (BII). “La vera domanda è se un accordo quadro possa essere raggiunto entro la scadenza del marzo 2019. I due principali punti chiave da risolvere sono la dimensione delle nuove norme riguardanti gli scambi UK-UE (che oscillano tra 60 e100 miliardi di euro) e un’intesa sui diritti dei cittadini da entrambe le parti, incluso un eventuale ruolo permanente per la Corte di giustizia europea” specifica il BII. La UE vuole risolvere questi problemi prima di discutere di eventuali relazioni future e, probabilmente, offrirà al Regno Unito del tempo prima di iniziare qualsiasi discussione formale, originariamente prevista per il mese successivo.

In ogni caso, secondo Andrew Belshaw, Head of Investment Management London di Western Asset (Gruppo Legg Mason), vista la portata del voto anti-austerity, un atteggiamento fiscale più morbido (e accomodante) non può essere escluso dall’agenda del governo, perciò i premi al rischio sui titoli di stato inglesi (GILT) e gli altri asset britannici potrebbero aumentare. “Qualsiasi governo si formerà nei prossimi giorni, il prossimo premier dovrà essere abbastanza forte da guidare il parlamento nei prossimi mesi, anche se è chiaro che il Paese ha perso fiducia nei confronti di Theresa May e della sua leadership” spiega Andrew Belshaw che poi rivela di essere sottopesato sulla duration (scadenza media dei titoli ) britannica e, in genere, neutrale sulla sterlina nei portafoglio dei clienti. Il manager, inoltre, dal momento che i rendimenti dei GILT e i differenziali delle obbligazioni societarie UK sono cambiati poco, pensa di non effettuare nessun cambio immediato nelle strategie di portafoglio.
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