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Carlo Benetti

I tre fattori di supporto per investire in Europa

Iniziative di stimolo alla crescita, debolezza dell’euro e maggiori utili attesi, le banche pronte a garantire il credito: ecco i tre fattori di supporto all’Europa.

29 Marzo 2017 09:45
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Dati economici sempre più convincenti si confrontano con il persistente rischio politico e tendono a frenare i mercati europei. Tuttavia, come spiega Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell'Alpha e il Beta del 27 marzo, le buone ragioni economiche sembrano prevalere, al momento, sui timori elettorali.

Le prospettive economiche stanno migliorando con una crescita stimata al +1,6% quest’anno e al +1,8% l’anno prossimo, mentre la disoccupazione , sebbene ancora alta (9,6%), è ben al di sotto dei picchi del 2013. Inoltre i timori di deflazione hanno lasciato posto ad un aumento graduale dell’inflazione mentre salgono la fiducia dei consumatori, le vendite retail, la produzione industriale e le attese sugli utili aziendali.

A questo proposito, sebbene le azioni europee non possano essere considerate più un affarone, trattano comunque a 14,3 volte gli utili contro il 21,7 dello S&P 500. Sull’altro piatto della bilancia degli investitori, pesa però il rischio politico: “I flussi mostrano che molti investitori americani hanno abbandonato le azioni europee, spinti dalla debolezza dell’euro e da un impegnativo calendario elettorale” fa sapere Carlo Benetti, che tuttavia ricorda come le elezioni olandesi siano state archiviate con una affermazione del liberale Rutte (che si è imposto sulle forze anti-Europa e anti-euro), e come, nelle elezioni di domenica 26 marzo nella regione della Saar, il partito di Angela Merkel ha avuto una netta affermazione con oltre il 40% dei consensi, senza nessun “Schulz-effekt” (la SPD si è fermata al 30%) e senza che il partito nazional-populista Alternativa per la Germania sia esploso nei consensi.

Inoltre, in base ai sondaggi, sembra improbabile in Francia l’affermazione di Marine Le Pen, unico candidato anti euro in un paese in cui il tasso di gradimento per la moneta unica è attorno al 70%. È interessante notare come i differenziali di rendimento tra i titoli francesi e quelli tedeschi si siano allargati mentre il listino azionari di Parigi stia sostanzialmente tenendo.

La ragione di questa difformità, spiega Julian Howard di GAM, è da ricercarsi nella diversa composizione degli investitori: sono principalmente esteri i detentori delle obbligazioni, soprattutto domestici gli investitori azionari.

“È normale che i francesi abbiano una diversa sensibilità del rischio politico nel proprio paese, che escludano un esito potenzialmente devastante per l’architettura politica europea, proprio come nel 2011 i gestori italiani, in media, non credettero mai davvero alla possibilità di default del nostro paese” puntualizza Carlo Benetti, che conclude segnalando tre punti di forza a favore dell’Europa.

In primis, le misure di austerità stanno cedendo il passo a iniziative di stimolo per supportare la crescita economica, In secondo luogo il prezzo del petrolio e la relativa debolezza dell’euro sono fattori di oggettivo aiuto a paesi importatori netti di energia e con vocazione all’export: inoltre le attese sugli utili societari restano positive. In terzo luogo, tenendo conto che il settore bancario sia stato sostanzialmente ricapitalizzato, emerge un ritorno di interesse all’impulso creditizio.
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