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I tre grandi rischi da tenere d’occhio per la parte core del portafoglio

L’accelerazione dell’inflazione USA, i dati economici futuri inferiori alle attese e l’alto debito in Cina costituiscono tre grandi rischi da tenere sotto osservazione.

22 Febbraio 2017 09:31
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In una delle tavole rotonde organizzate a Consulentia 2017, l’evento annuale di ANASF celebrato a Roma la settimana scorsa, è stata formulata la domande se ci siano bolle finanziarie in via di formazione e quali siano i rischi di possibili deflagrazioni.

“Non è mai facile riconoscere una bolla finanziaria” commenta nell’Alpha e il Beta del 20 febbraio 2017 Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, ricordando tuttavia, che non è affatto detto che l’indifferenza del mercato del 2016 (a proposito della calma olimpica mostrata verso gli accadimenti, anche i più sorprendenti, della politica) si ripeta nel 2017. Anche perchè il livello delle valutazioni non è del tutto tranquillizzante: l’indice del rapporto prezzi/utili corretto per il ciclo economico e l’inflazione (CAPE, Cyclically Ajusted Price-to- Earnings Ratio) è a 28,7, molto al di sopra della media storica di 16,7.

“Se proseguirà il flusso di dati economici convincenti e la crescita dei profitti, i listini beneficeranno di un sostegno e questo fornisce una valida ragione per continuare a prendere vantaggio del momentum: le azioni sono aiutate dal movimento dei tassi e dalle valutazioni relative” precisa Carlo Benetti secondo il quale il rischio è il motore della performance, le scelte direzionali sono quelle che premiano, e non ci intravedo per ora segnali di indebolimento o di cambiamento delle condizioni di fondo.

“Tuttavia emergono almeno tre grandi rischi che suggeriscono di confermare la preferenza alle azioni e agli asset rischiosi nella parte satellite del portafoglio, costruendo la parte ‘core’ con criteri di anti-fragilità” puntualizza Carlo Benetti.

In primis, l’accelerazione dell’inflazione negli Stati Uniti costringerebbe la Federal Reserve a rialzare i tassi in modo forse più precipitoso e robusto di quanto previsto, il che potrebbe innescare un sell-off (vendita sul mercato di titoli senza limitazione di prezzo e di quantità) e una brusca inclinazione della struttura dei rendimenti per scadenze: tassi più alti delle attese spingerebbero ad una correzione al ribasso dei multipli azionari.

In secondo luogo, se il flusso di dati economici positivi dovesse indebolirsi, l’incertezza politica tornerebbe a farla da protagonista assoluta portando ad un aumento della volatilità sui mercati.

In terzo luogo, ci sono gli squilibri della Cina. È vero che la leadership cinese governa con mano salda economia e valuta (anche per presentarsi nel modo migliore al Congresso del Partito nel prossimo autunno), tuttavia il livello di debito raggiunto nel settore privato e la fuoriuscita di capitali costituiscono rischi di assoluto rilievo.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM

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