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Imprese, perché ora la liquidità potrebbe essere usata per le spese per capitale

L’ingente liquidità in cassa alle imprese potrebbe essere destinata non solo al riacquisto di azioni proprie e alle operazioni di M&A ma anche a spese per capitale.

13 Gennaio 2017 09:38
financialounge -  Brandywine Global buyback ClearBridge Investments fusioni e acquisizioni imprese Legg Mason liquidità produttività

Tra i fenomeni che i tassi di interesse ai minimi storici (e il conseguente basso costo dell’indebitamento) hanno prodotto figura senz’altro la tendenza da parte delle imprese ad acquistare le azioni proprie (buyback) e ad effettuare operazioni di M&A (fusioni e acquisizioni) piuttosto che investire nella capacità produttiva delle proprie imprese.

Basti pensare che a fine novembre 2016, il valore delle fusioni ed acquisizioni annunciate a livello globale è stato di 2.850 miliardi di dollari, dei quali 1.990 miliardi (pari al 70% circa) negli Stati Uniti mentre nel solo secondo trimestre 2016, i flussi di buyback relativi alle società facenti parte dell'indice S&P 500 sono ammontati a 125,1 miliardi. Una montagna di denaro che è stata alimentata da due ingenti forze: la solida liquidità disponibile nei bilanci aziendali e il costo del denaro ai minimi storici.

All’orizzonte, però, sembra delinearsi un scenario che vede un aumento della domanda finale in un contesto di economia in crescita: ne consegue che le società manifatturiere (ma non solo) potrebbero trovarsi nella necessità di dover reinvestire nella produzione nazionale. Inoltre la domanda generata da una ripresa della spesa pubblica potrebbe favorire l’impiego della liquidità verso un incremento della produttività, a mano a mano che alla domanda inizierà a contrapporsi un’offerta insufficiente, anche con l’aumento dell’indebitamento delle imprese: nel momento in cui l’aumento dei rendimenti del mercato obbligazionario continuasse nei prossimi trimestri, la liquidità potrebbe quindi essere nuovamente impiegata per accrescere produttività e capacità future (il cosiddetto Capital Expenditure, ovvero le spese per capitale, ovvero gli acquisti di asset durevoli come, ad esempio, i macchinari).

“Nel 2017 è previsto un aumento degli stimoli fiscali e, soprattutto, un incremento delle spese nelle infrastrutture: si tratta di due trend che potrebbe determinare l’interruzione del lungo trend deflazionistico che ha interessato i mercati sviluppati negli ultimi anni. Ne deriverebbe una maggiore crescita che dovrebbe contribuire ad accrescere gli utili delle imprese e la fiducia degli imprenditori: il tutto, a cascata, potrebbe innescare la necessaria ripresa della spesa per investimenti” fanno sapere gli esperti di Brandywine Global (gruppo Legg Mason) mentre i loro colleghi di ClearBridge Investments (gruppo Legg Mason) aggiungono: “I finanziamenti, grazie al livello attuale dei tassi d’interesse, continueranno a restare poco onerosi e consentiranno alle aziende di proseguire nelle decisioni favorevoli agli azionisti. Per esempio, prevediamo che le società continueranno ad acquistare in modo robusto i propri titoli dal momento che questo trend è stato realizzato indebitando il bilancio con tassi bassi. Allo stesso modo riteniamo che le società proseguano nelle operazioni di fusioni e acquisizioni, alimentate da finanziamenti a basso costo, dal momento che continuano ad essere alla ricerca di soluzioni per sostenere una crescita organica”.
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