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I campioni di Trump a Wall Street

Dall’elezione di The Donald sono due i vincitori assoluti sull’indice Dow Jones: Goldman Sachs e Caterpillar. Ma non mancano sorprese e paradossi.

12 Dicembre 2016 09:22
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Wall Street è entrata nella quinta settimana dell’era Trump e l’indice Dow Jones, fatto dei 30 principali titoli dell’economia americana, flirta con quota 20.000, oltre 1.500 punti sopra i livelli del giorno prima dei risultati a sorpresa delle presidenziali USA, e gli investitori si preparano a festeggiare il miglior Natale da diversi anni. I trader manifestano il proprio ottimismo indossando dei cappellini con su scritto Dow 20.000, come facevano quasi 17 anni fa, marzo 2000, quando cavalcavano l’onda della New Economy, ma allora il numero era la metà, 10.000. A trainare la corsa delle grandi azioni americane sei titoli, Goldman Sachs, Caterpillar, Nike, Coca-Cola, Pfizer e Disney, che da soli hanno contribuito per circa la metà dei guadagni.

Come mai proprio questi quattro?
Il primo e anche quello che ha dato il maggior contributo in termini di punti è anche quello della più grande banca d’affari del mondo, ora vicina al massimo di tutti i tempi di fine ottobre 2007 prima che scoppiasse la bolla dei subprime con il conseguente crac di Lehman Brothers. Il movimento al rialzo era iniziato a metà ottobre ma ha preso velocità dopo l’elezione di The Donald facendo da allora +33%. I motivi sono soprattutto due: primo, il presidente eletto si sta circondando di ex-Goldman come consiglieri e uomini chiave dell’amministrazione, a cominciare dal designato per il posto di Segretario al Tesoro Steven Mnuchin; secondo e più importante, uno dei piatti forti del programma di Trump è la deregulation finanziaria, e non è un caso che a beneficiarne possa essere un colosso di Wall Street.

Il secondo nome, Caterpillar, ci porta a un altro piatto forte del programma di Trump, le infrastrutture. Con le sue macchine per le costruzioni e il movimento terra, Caterpillar è il termometro dell’attività edilizia e infrastrutturale globale e americana, il titolo costituisce una specie di indice sintetico del settore. Non è un caso che da inizio anno sia in rialzo del 47%, ma dopo Trump è balzata da 81 a 97 dollari.

Pfizer è un colosso farmaceutico, e come tutti i titoli del settore era stato penalizzato dalla prospettiva di una presidenza Clinton, decisa a costringere le grandi case a un taglio forzato dei prezzi nell’ambito dei suoi progetti per la sanità. La vittoria di Trump l’ha fatto schizzare come una molla.

Meno intuitivo il motivo del rialzo per Nike, Coca-Cola e Disney. E’ vero che sono tre simboli dell’America nel mondo che Trump vuol fare tornare grande. Ma è vero soprattutto che avevano sofferto più degli altri nel corso del 2016 e che il ritorno di un mercato decisamente Toro abbia dato più spazio a chi aveva più terreno da recuperare. Se dal mondo dei top 30 di Wall Street allarghiamo lo sguardo ai titoli medi e piccoli troviamo altri vincitori dell’era Trump.

Un grande vincitore è stato sicuramente l’operatore carcerario CoreCivic, premiato dal fatto che Trump probabilmente non andrà avanti nei programmi della passata amministrazione di ridurre le prigioni private. Un altro che ha molto beneficiato è SLM Corp, un operatore finanziario specializzato che dovrebbe beneficiare dei piani di Trump per la privatizzazione dell’industria dei prestiti agli studenti. E poi c’è Tidewater, un operatore che forisce servizi offshore di supporto all’industria dell’estrazione petroliferà. Da inizio anno è ancora sotto del 79% causa la crisi del settore, ma dall’8 novembre è in recupero del 131%.

E i perdenti?
Alcuni casi sono paradossali. Come quello del produttore di armi Sturm, Ruger & Co. E’ stato uno dei titoli più colpiti nel dopo Trump perchè con meno rischi di restrizioni all’acquisto di armi da fuoco ci sarà anche meno gente che corre a comprarle temendo di non poterlo più fare.
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