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Moda-lusso, rallenta ma resta comunque trainante per la crescita dell’Italia

16 Novembre 2016 09:35

financialounge -  italia lusso moda
ass="p1">Il settore moda-lusso quest’anno dovrebbe crescere dell’1,4% portando al +12,4% l’incremento triennale: resta pertanto uno dei settori trainanti dell’Italia.

Poco meno di 84 miliardi di euro. A tanto dovrebbe ammontare il giro d’affari quest’anno del settore moda lusso. Per la precisione la cifra finale dovrebbe attestarsi a 83,6 miliardi, l’1,4% in più rispetto al 2015. A chi storce il naso pensando a una crescita striminzita gli addetti ai lavori fanno notare che si tratta comunque di un incremento percentuale annuo superiore a quello del PIL (atteso tra il +0,8% e il +0,9%) e, soprattutto, che il dato chiuderebbe un triennio ad alta crescita.Infatti, rispetto ai 74,4 miliardi fatturati nel 2013, la crescita è pari al 12,4%, ovvero il +4% annuo composto.


Il settore moda lusso rallenta ma resta comunque uno dei segmenti trainanti dell’economia italiana: una ulteriore conferma la si può notare nel peso specifico della produzione lorda della moda sul totale europeo che pone l’Italia al primo posto (con il 41% del totale), ampiamente davanti alla Germania (11%), alla Spagna (10%), alla Francia (8%) e al Regno Unito (7%).


Ma, come sta avvenendo in molti altri settori, ci sono in corso profonde trasformazioni che stanno rivoluzionando la produzione, la commercializzazione e la vendita dei capi e degli accessori moda-lusso. Innanzitutto l’avvento di alcuni importanti nuovi player sul mercato (dai social network ai siti di eCommerce, dai blogger specializzati ai siti e ai post su Instagram delle modelle) sta influenzando in modo sempre più sensibile i gusti e gli acquisti dei consumatori in tutto il mondo.


Poi ci sono i millennials. La generazione di utenti nati tra il 1980 ed il 2000 evidenzia un comportamento abbastanza analogo in tutto il mondo: una tendenza che fa sfumare le differenze geografiche e amplificare quelle anagrafiche. Fenomeni che, secondo gli addetti ai lavori, complicano non poco i piani di sviluppo delle aziende del settore che, se fino a pochi anni fa, potevano allestire piani triennali con, magari, anche previsioni a 5 anni, oggi fanno fatica a fare previsioni persino per l’anno in corso.


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