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Carlo Benetti

L’alleanza virtuosa tra risparmiatore, consulente e gestore attivo

In un contesto in cui inflazione e tassi potrebbero risalire, le sinergie tra risparmiatore, consulente e gestore attivo permettono di contrastarne gli effetti negativi.

9 Novembre 2016 10:02
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Fino a poco tempo fa, un risparmiatore con un profilo di rischio prudente poteva lecitamente pretendere dal proprio consulente un rendimento attorno al 3% senza rischio. Purtroppo, il 3% senza rischio è ormai un dato del passato e, stante le previsioni, sarà piuttosto difficile rivedere a breve le condizioni di mercato per riformulare quella richiesta.

“L’alleanza virtuosa tra risparmiatore, consulente e gestore attivo dovrebbe condurre all’opportuno adattamento dei portafogli al cambio di gioco” fa sapere, nell’Alpha e il Beta del 7 novembre, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, secondo il quale la parte ‘core’ del portafoglio dovrebbe essere costituita da soluzioni a ritorno assoluto in sostituzione dei tradizionali governativi, mentre le componenti satellite dovrebbero prevedere strumenti in grado di contribuire al rendimento complessivo.

La variabile di mercato che sta cambiando le regole del gioco è l’inflazione che è tornata negli Stati Uniti, in Gran Bretagna (sebbene per la Brexit e non per gli interventi delle autorità monetarie) e sta affacciandosi in Europa: i prezzi al consumo continueranno probabilmente a salire nel corso del 2017, non tanto per una decisa ripresa dell’attività economica quanto per i prezzi delle materie prime.

“Stiamo assistendo a un generale fenomeno di reflazione e la ripresa dell’inflazione comporta un cambio di gioco rispetto agli ultimi anni” puntualizza Carlo Benetti la cui attenzione è rivolta soprattutto agli investitori, soprattutto quelli obbligazionari, che devono riconsiderare la composizione del portafoglio che tenga peraltro conto anche dell’alta incertezza politica: l’obiettivo dell’investitore privato dovrebbe essere quello di evitare, o per lo meno contenere, i probabili picchi di volatilità.

Una possibile alternativa consiste nel ricercare fonti di ‘carry’, ovvero titoli che generano uno stabile flusso reddituale in forma di cedole o di dividendi: caratteristiche che, in un ambiente caratterizzato dai bassi rendimenti e dal rischio di rialzo dei tassi, risultano particolarmente appetibili.

Tuttavia, la corretta selezione di titoli con “carry” comporta il concorso della competenza professionale del consulente sconsigliando il pericoloso ‘fai da te’: non sempre una fonte di rendimento è efficace come sembra e c’è il rischio che le attese di rendimento si trasformino in amare delusioni.

“Tra le soluzioni ‘carry’ con solide peculiarità figurano, per esempio, le cartolarizzazioni di ipoteche (Mortgage Back Securities): offrono una scarsa correlazione con il mercato obbligazionario ma sono una tipologia di titoli in cui è indispensabile essere seguiti da esperti” precisa Carlo Benetti che poi cita pure le obbligazioni high yield e il debito emergente che, va sempre tenuto a mente, necessita di una selezione attiva nella scelta tra valuta forte e locale, tra emissione societaria e governativa.

“Sebbene nessuna di queste soluzioni possa generare rendimenti elevati, le performance dovrebbero essere di segno positivo, con una bassa volatilità e un buon grado di affidabilità” conclude Carlo Benetti.

** Il presente articolo è stato redatto da FinanciaLounge. Una parte di contenuti e dati gentilmente concessi da GAM
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