BTP
Idee di investimento – Obbligazioni – 17 ottobre 2016
17 Ottobre 2016 09:16
g>Nella zona euro, come argomentato nell’articolo “I rendimenti obbligazionari della zona euro sembrano troppo bassi”, i bassi rendimenti sono inaspriti da una contrazione delle nuove emissioni (sul versante statale) e, soprattutto, dal programma di acquisto da parte della BCE sul mercato secondario. Tuttavia, come fanno notare gli analisti, se pure si tenesse conto di tutto questo in modo rigoroso, i rendimenti della zona euro risulterebbero comunque essere eccessivamente bassi: per la precisione 70 punti base (-0,70%) del livello a cui dovrebbero trovarsi.
Non solo. Esiste il pericolo che la caccia spasmodica al rendimento spinga l’investitore retail a catapultarsi su titoli ad alta cedola senza comprenderne i rischi. Invece, come spiegato nell’articolo “BTP 50 anni, questo non è un titolo per piccoli risparmiatori”, occorre prestare la massima attenzione: il BTP 50 anni, che rende il 2,9%, non è adatto ai piccoli risparmiatori in quanto anche piccole variazioni al rialzo del suo tasso provocano forti ribassi del prezzo.
Su un’asset class, la maggior parte degli asset manager internazionali è però d’accordo: il debito dei paesi emergenti. Tra questi PIMCO. Joachim Fels, managing director e consulente economico globale di PIMCO e Andrew Balls, CIO Global Fixed Income di PIMCO, nel loro scenario di riferimento per il 2017, prevedono un proseguimento della crescita e nessun significativo ostacolo capace di determinarne una brusca interruzione: le banche centrali che reagiscono al surriscaldamento dell’economia, un grave shock dei prezzi del petrolio o lo scoppio di una bolla immobiliare alimentata dal credito. Nell’articolo “Crescita economica globale, il possibile delta è nei mercati emergenti”, i due manager sostengono che la crescita globale nel 2017 dovrebbe crescere con moderazione mentre quella dei mercati emergenti potrebbe permettere di imprimerne una accelerazione.
Nel lungo periodo, in ottica cioè di 30 anni, la crescita demografica, l’offerta di manodopera e la produttività faranno primeggiare i più dinamici paesi emergenti. Ne è convinto Dave Holstein, gestore di portafoglio per la strategia Emerging Markets di Capital Group, secondo il quale, come ha modo di argomentare nell’articolo “Paesi emergenti, nel lungo periodo focus su demografia e produttività”, un cambiamento sostanziale deriverà dalle implicazioni a livello di potere geopolitico, in particolare il ruolo che svolgerà la Cina nella leadership mondiale. “I paesi che vedranno aumentare la propria percezione di importanza sono quelli con profili demografici favorevoli, in particolare quelli con una popolazione più giovane e in crescita, come Nigeria e Vietnam” dice Dave Holstein che, riflettendo su questo trend, ritiene che oggi i veri mercati emergenti sono forse quelli che l’indice MSCI definisce mercati di frontiera.
Tornando al presente e alle prospettive a breve termine (entro i prossimi 6-12 mesi) le valute emergenti ad alto rendimento (dal real brasiliano al rublo russo, dal rand sudafricano al peso messicano) continuano a beneficiare di solidi fondamentali. “Guardando al quadro complessivo di sostegno per le valute a rendimento elevato nei prossimi mesi, reputiamo che gli eventuali episodi di volatilità saranno temporanei” commenta Marcus Hettinger, Head of Foreign Exchange Strategy di Credit Suisse secondo il quale il quadro tecnico resta positivo per le valute emergenti e offre un sostanziale supporto alle valutazioni. Marcus Hettinger, come sostiene nell’articolo “Valute ad alto rendimento, prosegue il sostegno dei fondamentali”, è convinto che le valute asiatiche continuino a mostrare un minore potenziale rispetto alle divise delle altre regioni emergenti per tre motivi: minori rendimenti offerti, valutazione piuttosto tirate e un tendenziale indebolimento del renminbi cinese. “Il surplus commerciale, l’atteggiamento prudente in tema di rialzo dei tassi USA da parte della Fed, la stabilizzazione degli indicatori di crescita, e, soprattutto, i rendimenti interessanti rafforzano la nostra preferenza nei confronti del real brasiliano, del rublo russo, del rand sudafricano e del peso messicano: quest’ultimo, in particolare, è molto sottovalutato, ma dovrebbe restare volatile nel breve termine” conclude Marcus Hettinger.
Per Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4, intanto, meglio assumere una posizione ribassista sulle obbligazioni USA e tedesche . “Prevediamo infatti che le obbligazioni perdano di prezzo e questo per due motivi 1) le politiche monetarie saranno ‘sostituite’ in parte da politiche economiche e fiscali, dunque non prevediamo tassi ulteriormente negativi 2) la fine della disinflazione è a portata di mano grazie alla piena occupazione negli Stati Uniti e in Giappone e alla fine dell’austerity in Europa” sottolinea nell’articolo “Strategie di portafoglio, sì al dollaro no ai titoli di stato USA e tedeschi” Edoardo Ugolini.
Infine, sempre in tema di titoli di stato, Nicola Mai, Executive Vice President e Analista del Credito Sovrano di PIMCO pur privilegiando un atteggiamento prudente nel medio periodo, ritiene che, nell’immediato, il referendum costituzionale italiano potrebbe generare alcune opportunità nell’ambito del debito periferico della zona euro: ne spiega come nell’articolo “Referendum costituzionale, opportunità a breve termine ma prudenza nel lungo”.
Non solo. Esiste il pericolo che la caccia spasmodica al rendimento spinga l’investitore retail a catapultarsi su titoli ad alta cedola senza comprenderne i rischi. Invece, come spiegato nell’articolo “BTP 50 anni, questo non è un titolo per piccoli risparmiatori”, occorre prestare la massima attenzione: il BTP 50 anni, che rende il 2,9%, non è adatto ai piccoli risparmiatori in quanto anche piccole variazioni al rialzo del suo tasso provocano forti ribassi del prezzo.
Su un’asset class, la maggior parte degli asset manager internazionali è però d’accordo: il debito dei paesi emergenti. Tra questi PIMCO. Joachim Fels, managing director e consulente economico globale di PIMCO e Andrew Balls, CIO Global Fixed Income di PIMCO, nel loro scenario di riferimento per il 2017, prevedono un proseguimento della crescita e nessun significativo ostacolo capace di determinarne una brusca interruzione: le banche centrali che reagiscono al surriscaldamento dell’economia, un grave shock dei prezzi del petrolio o lo scoppio di una bolla immobiliare alimentata dal credito. Nell’articolo “Crescita economica globale, il possibile delta è nei mercati emergenti”, i due manager sostengono che la crescita globale nel 2017 dovrebbe crescere con moderazione mentre quella dei mercati emergenti potrebbe permettere di imprimerne una accelerazione.
Nel lungo periodo, in ottica cioè di 30 anni, la crescita demografica, l’offerta di manodopera e la produttività faranno primeggiare i più dinamici paesi emergenti. Ne è convinto Dave Holstein, gestore di portafoglio per la strategia Emerging Markets di Capital Group, secondo il quale, come ha modo di argomentare nell’articolo “Paesi emergenti, nel lungo periodo focus su demografia e produttività”, un cambiamento sostanziale deriverà dalle implicazioni a livello di potere geopolitico, in particolare il ruolo che svolgerà la Cina nella leadership mondiale. “I paesi che vedranno aumentare la propria percezione di importanza sono quelli con profili demografici favorevoli, in particolare quelli con una popolazione più giovane e in crescita, come Nigeria e Vietnam” dice Dave Holstein che, riflettendo su questo trend, ritiene che oggi i veri mercati emergenti sono forse quelli che l’indice MSCI definisce mercati di frontiera.
Tornando al presente e alle prospettive a breve termine (entro i prossimi 6-12 mesi) le valute emergenti ad alto rendimento (dal real brasiliano al rublo russo, dal rand sudafricano al peso messicano) continuano a beneficiare di solidi fondamentali. “Guardando al quadro complessivo di sostegno per le valute a rendimento elevato nei prossimi mesi, reputiamo che gli eventuali episodi di volatilità saranno temporanei” commenta Marcus Hettinger, Head of Foreign Exchange Strategy di Credit Suisse secondo il quale il quadro tecnico resta positivo per le valute emergenti e offre un sostanziale supporto alle valutazioni. Marcus Hettinger, come sostiene nell’articolo “Valute ad alto rendimento, prosegue il sostegno dei fondamentali”, è convinto che le valute asiatiche continuino a mostrare un minore potenziale rispetto alle divise delle altre regioni emergenti per tre motivi: minori rendimenti offerti, valutazione piuttosto tirate e un tendenziale indebolimento del renminbi cinese. “Il surplus commerciale, l’atteggiamento prudente in tema di rialzo dei tassi USA da parte della Fed, la stabilizzazione degli indicatori di crescita, e, soprattutto, i rendimenti interessanti rafforzano la nostra preferenza nei confronti del real brasiliano, del rublo russo, del rand sudafricano e del peso messicano: quest’ultimo, in particolare, è molto sottovalutato, ma dovrebbe restare volatile nel breve termine” conclude Marcus Hettinger.
Per Edoardo Ugolini, Portfolio Manager di Zest Asset Management e gestore del fondo Zest Absolute Return Var 4, intanto, meglio assumere una posizione ribassista sulle obbligazioni USA e tedesche . “Prevediamo infatti che le obbligazioni perdano di prezzo e questo per due motivi 1) le politiche monetarie saranno ‘sostituite’ in parte da politiche economiche e fiscali, dunque non prevediamo tassi ulteriormente negativi 2) la fine della disinflazione è a portata di mano grazie alla piena occupazione negli Stati Uniti e in Giappone e alla fine dell’austerity in Europa” sottolinea nell’articolo “Strategie di portafoglio, sì al dollaro no ai titoli di stato USA e tedeschi” Edoardo Ugolini.
Infine, sempre in tema di titoli di stato, Nicola Mai, Executive Vice President e Analista del Credito Sovrano di PIMCO pur privilegiando un atteggiamento prudente nel medio periodo, ritiene che, nell’immediato, il referendum costituzionale italiano potrebbe generare alcune opportunità nell’ambito del debito periferico della zona euro: ne spiega come nell’articolo “Referendum costituzionale, opportunità a breve termine ma prudenza nel lungo”.
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