Argento, le importanti differenze rispetto all'oro

Spesso quando si parla di oro si cita (o, perlomeno, viene in mente) anche l’argento. D’altra parte le quotazioni dei due metalli sono correlate storicamente all’80% circa in media. Inoltre esattamente come l’oro, anche il prezzo dell’argento è espresso in dollari americani e, quindi, influenzano in modo sensibile dal tasso di cambio dollaro USA ponderato su base commerciale.

Come l'oro, il sentiment verso l’argento è misurato anche da posizioni speculative del mercato a termine che rappresentano una variabile significativa della traiettoria di prezzo. Ciò nonostante emergono differenze di un certo rilievo tra i due metalli. Per esempio, mentre l'oro funziona alla stregua di una valuta o di un bene monetario, l'argento si comporta più come una comune commodity: il suo prezzo mostra infatti di rispondere in modo sensibile ai cambiamenti della domanda e dell'offerta: a differenza dell’oro, la produzione di argento tende a influenzare il suo prezzo.

La produzione estrattiva di oro, infatti, rappresenta solo una piccola frazione rispetto all’oro presente sul mercato dal momento che una grande quantità di metallo giallo è in lingotti e gioielli: la nuova produzione incide pochissimo sui volumi scambiati ogni anno. Al contrario una grande quantità di argento estratto va in applicazioni industriali e perciò viene 'consumato' da produzioni che lo utilizzano come prodotti elettrici o pannelli fotovoltaici.

Un altro esempio è rappresentato dalla relazione esistente tra il prezzo di oro e argento e l’inflazione. Mentre l'inflazione dei prezzi al consumo (CPI) è un driver statisticamente significativo per l'argento, l'inflazione dei prezzi alla produzione (PPI) è statisticamente ancora più forte: questo aspetto riflette le qualità industriale di argento.

Alla luce di queste similitudini e differenze le dinamiche di prezzo dei due metalli preziosi potrebbero non essere le stesse. Secondo una importante case di ETF specializzati sul mercato di oro e argento, le quotazioni del primo potrebbero raggiungere i 1.440 dollari l’oncia entro i prossimi 12 mesi (dagli attuali 1.260 dollari, pari ad un incremento del +14%) mentre quelle dell’argento dovrebbero passare dagli attuali 18 ai 23 dollari l’oncia (+27%).