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BTP a 50 anni, vantaggi e punti critici di un’emissione invocata dal mercato

La Spagna ha già emesso un titolo governativo che scadrà nel 2064: il BTP a 50 anni potrebbe favorire l’allungamento del debito italiano e gli acquisti della BCE.

1 Settembre 2016 09:21
financialounge -  BTP J.P. Morgan Asset Management Maria Paola Toschi spagna tassi di interesse

In un contesto in cui si amplia, giorno dopo giorno, il perimetro dei titoli obbligazionari (governativi e societari) i cui rendimenti sono negativi, si fa affannosa la caccia al rendimento. In questo filone si inserisce la richiesta, da parte degli operatori di mercato, di titoli a lunghissima scadenza (50 anni) che il Tesoro italiano potrebbe immettere sul mercato.

Ma quali sono i vantaggi di una simile operazione? E quali, invece, i punti critici?

In questa analisi Maria Paola Toschi, Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management, inquadra il contesto e spiega come l’emissione dei BTP a 50 anni potrebbe agevolare uno degli obiettivi primari del Tesoro (l’allungamento della vita media del debito pubblico) e offrire un nuovo strumento target per il programma di acquisti mensili di titoli di stato da parte della BCE.

Nei mesi estivi le iniziative di stimolo monetarie di alcune banche centrali (Bank of England e Bank of Japan) e le aspettative che un ulteriore allentamento monetario potrebbe arrivare anche in Europa, hanno contribuito a schiacciare i tassi a livello globale. Il rendimento dei Bund a 10 anni resta in negativo a -0,2%. Ma anche in mercati periferici come quello italiano o spagnolo stanno emergendo tassi che potrebbero essere giustificati per paesi con rating sovrani molto superiori.

In Italia il BTP a 2 anni ha un rendimento di -0,099% (-0,19% per la Spagna) e per trovare un pochino di rendimento bisogna arrivare al Btp a 5 anni che rende lo 0,002% (0,09% per la Spagna). Mentre il classico decennale italiano rende l’1,115% (0,97% in Spagna).

“La ragione di questo schiacciamento dei tassi è sempre la stessa ed è legata all’azione delle banche centrali. La BCE è una delle più attive e continua a portare avanti l’allentamento quantitativo con una media di 80 miliardi di acquisti al mese. L’economia europea è ben impostata ma l’inflazione è ancora troppo bassa e per questo non si può escludere che la BCE possa varare nuove misure di stimolo” specifica Maria Paola Toschi, secondo la quale il contesto di tassi bassi è destinato a perdurare a lungo e la ricerca di rendimento è un tema d’investimento sempre più sentito per gli investitori.

Inoltre, presto, la BCE potrebbe cominciare ad avere qualche problema. Infatti la manovra di QE prevede che la BCE non compri titoli con rendimenti inferiori al -0,4%, che è il tasso sui depositi presso la BCE stessa, ma molti titoli tedeschi, che in base alla regola del capital key sono i più comprati, hanno rendimenti inferiori e quindi non sono più acquistabili. In questo contesto si inquadra l’aspettativa che il Governo italiano possa emettere BTP con scadenza a 50 anni, uno strumento che potrebbe cogliere molti obiettivi sia dal punto di vista degli investitori che del Tesoro e anche della BCE.

“La caccia al rendimento favorisce infatti strumenti a lungo termine. I BTP a 50 anni potrebbero offrire agli investitori un rendimento superiore al 3%, anche se a fronte di un aumento del rischio ovvero di un allungamento della scadenza, anche se di un emittente sovrano come la Repubblica Italiana. Dal punto di vista del Tesoro questi strumenti consentirebbero un allungamento della scadenza media del debito italiano, un obiettivo che il Tesoro persegue da tempo. La durata media delle emissioni, ponderata per le quantità emesse, si è portata nel 2016 sopra i sei anni (dai tre anni del 2012)” argomenta Maria Paola Toschi.

La Spagna ha già emesso un titolo di stato con scadenza 2064 e un rendimento del 3,5%. La ripetizione di iniziative simili aumenterebbe le opportunità di rendimento sui mercati obbligazionari europei, ma potrebbe favorire anche la BCE che potrebbe individuare maggiori opportunità di acquisto nell’ambito della propria manovra di QE (Quantitative Easing), ovviando in parte alla scarsa disponibilità di titoli acquistabili per i propri acquisti mensili, soprattutto se si considera che la quota destinabile ad una singola emissione è stata alzata dal 33% al 50%.

“Il punto debole di questi strumenti è da individuarsi nel rischio che l’inizio di una fase di rialzo dei tassi, scenario che potrebbe materializzarsi nei prossimi anni con la ripresa d’inflazione e la fine del QE, potrebbe determinare impatti negativi in termini di calo dei prezzi, un inconveniente che tuttavia accomuna tutti i principali strumenti obbligazionari soprattutto a lunga scadenza. Inoltre gli operatori segnalano un rischio di bassa liquidità. Ma qualcosa potrebbe cambiare se altri paesi seguissero la stessa strada contribuendo a creare un mercato con più scambi e più volumi” conclude Maria Paola Toschi.
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