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I tre potenziali sintomi della fine del QE che distorce i prezzi delle asset class

L’ampio ricorso a politiche monetarie ultraespansive delle banche centrali distorce i prezzi degli attivi finanziari: ecco come intuire una inversione di tendenza.

30 Agosto 2016 09:18

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Il ricorso sempre più ampio a politiche monetarie non convenzionali, e in particolare al QE (Quantitative Easing), da parte delle banche centrali occidentali ha provocato una massiccia distorsione dei prezzi delle attività.
Infatti, i programmi di QE possono interessare l’acquisto sul mercato di titoli di stato, di obbligazioni societarie, di ABS (Asset-Backed Securities) e perfino di azioni, sebbene l’importanza dei flussi tenda a focalizzarsi sui titoli di stato.

E, dal momento che i rendimenti dei titoli di stato rivestono un ruolo centrale nell’asset allocation poiché vengono ritenuti dagli investitori tassi privi di rischio e costituiscono quindi la base per la valutazione di tutte le attività, la distorsione delle loro quotazioni si ripercuote su tutte le altre asset class dando luogo a quotazioni inadeguate.

D’altra parte è facilmente comprensibile che, se le banche centrali acquistano in modo massiccio sul mercato i titoli di stato e le emissioni obbligazionarie di alta qualità, i premi per la liquidità e il rischio ne subiscono un impatto indiretto in quanto si determina un incremento della caccia al rendimento da parte degli investitori, che costringe questi ultimi ad assumere un rischio maggiore per ottenere un certo rendimento.

Secondo Yves Longchamp, CFA, Head of Research ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, però, tre potenziali sintomi potrebbero indicare che questa situazione è nella sua fase conclusiva.

“Il primo è la messa in discussione della credibilità delle banche centrali e dei governi determinando rendimenti dei Titoli di Stato in aumento e divergenti con un conseguente adeguamento del rischio. In secondo luogo, il mercato valutario assorbe parte delle valutazioni inadeguate ribilanciando le economie e i mercati attraverso aggiustamenti significativi dei tassi di cambio. Al terzo punto, si registra un incremento dell’inflazione: la perdita di credibilità si riflette in maniera diretta nella perdita di potere d’acquisto a livello interno” spiega Yves Longchamp per il quale è importante sottolineare il particolare tipo di questa inflazione: non un aumento dei prezzi al consumo determinato dal troppo denaro alla ricerca di una quantità insufficiente di beni, quanto piuttosto ad una mancanza di fiducia nel governo che produce potenzialmente un’iperinflazione, come ci rammentano eventi estremi quali quelli verificatisi in Germania negli anni Venti del secolo scorso, in Ungheria nel 1946 e più di recente nello Zimbabwe alla fine degli anni Duemila.

In ogni caso, per Yves Longchamp, sebbene non si ravvisino al momento l’insorgere di alcuno di tali sintomi, un modo per proteggersi da questa eventualità sarebbe quello di investire nell’oro, un’alternativa alla liquidità il cui costo è aumentato considerevolmente con l’introduzione dei tassi negativi, nonché un’attività che non è sotto il controllo diretto delle istituzioni.

L’articolo completo di Yves Longchamp dal titolo "Come il QE distorce i prezzi" contenuto nella rubrica APROPOS… di ETHENEA è disponibile al seguente link.

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