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Banche, migranti e norme antiriciclaggio minano l’economia

21 Giugno 2016 09:00
financialounge -  antiriciclaggio antiterrorismo migranti settore bancario svezia
Le regole bancarie in tema di antiriciclaggio e antiterrorismo rischiano di frenare le economie europee. Almeno quelle nordiche più dinamiche come la Svezia. Scopriamo insieme il perché.

Gli istituti di credito di tutta Europa stanno cercando di trovare il modo giusto di come fornire i propri servizi ai richiedenti asilo, tenendo conto delle rigide regole di blocco al finanziamento al terrorismo e all’antiriciclaggio. I funzionari di banca devono infatti verificare con esattezza l'identità dei loro clienti, accertando che vengano rispettati i requisiti dei potenziali rifugiati senza che questi dispongano di un documento di identità valido per aprire un conto in banca.

Ma senza un conto in banca non è facile ricevere uno stipendio: per quanto paradossale, questo problema burocratico impedisce ai lavoratori di colmare alcune carenze in settori chiave dell'economia. Si tratta di un problema particolarmente acuto in Svezia, paese che vanta uno dei più alti numeri di migranti in fuga dai conflitti in Siria, Afghanistan e in altre aree del Medio Oriente: nel 2015, ben 163.000 migranti si sono infatti diretti in Svezia, attratti dalle leggi del paese generose in materia di asilo politico e da un sistema di welfare ben funzionante.

Tuttavia, a meno di 500 di questi migranti in attesa è stato concesso lo status di rifugiato e quindi meno dell’uno per cento di migranti ha potuto trovare un’occupazione stabile mentre ci sono decine di migliaia di posti di lavoro disponibili. La Svezia sta infatti vivendo un vero e proprio boom economico, alimentato in parte dalla maggiore spesa pubblica orientata sui migranti, con il prodotto interno lordo in aumento del 4,5 per cento nell'ultimo trimestre del 2015.
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