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Idee di investimento – Obbligazioni – 20 giugno 2016

20 Giugno 2016 09:22
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“La prospettiva di un rallentamento del ciclo di rialzo dei tassi sui Fed fund favorisce le valute dei Paesi emergenti. Tuttavia, non va dimenticato che mancano i fattori che potrebbero favorire un miglioramento della performance (ovvero una dinamica più positiva della crescita). In questa fase, privilegiamo le valute dei Paesi emergenti con un carry (un extra rendimento rispetto ai titoli di stato USA) sostanziale” fanno presente, nell’articolo “Strategie di investimento, leggeri di azioni e selettivi nelle obbligazioni”, gli esperti di Amundi che reputano i mercati del credito, alla luce degli ultimi provvedimenti varati dalla BCE, più stabili e mostrano una tenuta nei confronti dei fattori di rischio migliore rispetto a quella di altre attività rischiose come le azioni. “Gli afflussi di capitale continuano a privilegiare i prodotti a spread (extra rendimento rispetto ai titoli di stato) in Europa (come per esempio i corporate bond investment grade e gli high yield) in un periodo in cui la BCE ha appena lanciato il programma di acquisto delle obbligazioni societarie di emittenti non finanziari (CSPP). Ma il potenziale di restringimento degli spread appare più limitato dopo il rally degli ultimi mesi e le emissioni crossover (ovvero quelle con rating tra l’investment grade e l’high yield, ndr) e quelle dei titoli finanziari sono le uniche a offrire ancora un rendimento nella zona Euro” sostengono i professionisti di Amundi.

Gli esperti della Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity hanno invece deciso di incrementare la duration (scadenza media dei titoli) del portafoglio fixed income, ampliando l’esposizione alle obbligazioni governative statunitensi a lunga scadenza, i cui rendimenti, a loro parere, sono saliti a livelli eccessivi. La PSU, come spiegato nell’articolo "Obbligazioni, più spazio ai titoli di Stato USA a lunga scadenza”, ha poi confermato la sovraesposizione ai buoni del Tesoro USA e il sottopeso dei titoli di Stato dell’eurozona. Il divario tra i rendimenti delle due asset class, pari a circa 170 punti base (+1,70%), meno di 20pb (0,2%) dal picco raggiunto nel maggio dello scorso anno, è per i professionisti della PSU difficile da giustificare visto che al momento l’espansione delle economie di eurozona e Stati Uniti procede a un ritmo praticamente analogo in termini nominali. “Sul mercato corporate, ci sembra che il debito statunitense investment grade inizi a beneficiare di alcuni fattori tecnici e stagionali. La storia dimostra che nei mesi estivi l’asset class tende ad andare meglio rispetto ai titoli più rischiosi e gli indicatori da noi monitorati suggeriscono che quest’anno non farà eccezione” sostiene la PSU che, di conseguenza, ha riportato a peso neutrale l’esposizione alle obbligazioni investment grade e ridotto il sovrappeso del debito high yield USA. “Preferiamo mantenere invece un’esposizione neutrale sul debito emergente in valuta locale. Nonostante l’asset class offra rendimenti nettamente maggiori rispetto ai titoli dei Paesi avanzati, crediamo che le valute emergenti potrebbero essere soggette a nuova volatilità in vista delle prossime due riunioni per la fissazione dei tassi negli USA” concludono gli esperti della PSU.

Per chi temesse un ritorno inatteso di fiamma da parte dell’inflazione, una copertura efficiente potrebbe essere quella di adottare strategie alternative che hanno storicamente dimostrato qualche forma di protezione contro gli effetti negativi dell’aumento dei prezzi al consumo. Per esempio, come viene argomentato nell’articolo “Strategie alternative, ecco come coprirsi dall’inflazione”, le strategie basate sulle materie prime offrono esposizione a beni reali che possiedano qualità fisiche o tangibili come metalli preziosi, metalli industriali, energia o agricoltura. Le materie prime hanno storicamente registrato perfomance superiori alla media di mercato durante i periodi di maggiore volatilità azionaria, nelle fasi di incertezza geopolitica o economica e in contesti inflazionistici, in quanto in tali fasi possono essere considerate come una «riserva di valore». Un altro esempio di asset alternativo anti – inflazione sono gli immobili che permettono di diversificare un portafoglio, con correlazioni piuttosto basse con altre classi di asset primarie: le quotazioni immobiliari seguono infatti con ritardo l’andamento dei cicli economici (sia durante l’espansione che durante la recessione) e, quindi, la loro presenza in portafoglio tende a stabilizzarne il valore complessivo. Inoltre, sono state dimostrate basse correlazioni tra gli andamenti di mercati immobiliari dei diversi paesi, il che offre un ulteriore potenziale di diversificazione per un portafoglio immobiliare globale. Gli immobili possono poi rappresentare una fonte di guadagno interessante per gli investitori alla ricerca di reddito perché la performance a medio lungo termine è determinata sia dalla rivalutazione della proprietà immobiliare che dei flussi derivanti dai canoni che, peraltro, beneficiano degli adeguamenti periodici legati all’inflazione. Un altro esempio ancora, sempre in tema di strategie alternative anti-inflazione, è infine quello delle infrastrutture.

L’attuale infelice situazione sul fronte politico del Vecchio Continente certamente non favorisce gli investimenti da parte di operatori attivi su scala internazionale: chi può, infatti, evita a tutti i costi obbligazioni e azioni europee. Alla luce di questo contesto, e in attesa dell’esito del tanto temuto referendum sulla permanenza del Regno Unito nella UE (previsto per il prossimo 23 giugno), Guido Barthels, Portfolio Manager ETHENEA Independent Investors S.A., e Yves Longchamp, CFA Head of Research ETHENEA Independent Investors (Schweiz) AG, ricordano il loro primo Commento sui Mercati di quest’anno nel quale venivano sottolineati i notevoli rischi cui sono esposti quest’anno gli investimenti. “In un tale contesto, gli investimenti strategici dovrebbero essere monitorati molto attentamente e il budget di rischio non dovrebbe essere interamente utilizzato” ribadiscono, nell’articolo “Investimenti, meglio non utilizzare tutto il budget di rischio”, i due esperti, secondo i quali, la medesima conclusione vale ora.
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