Europa
Sorpresa, i giapponesi temono un rialzo dell’inflazione
15 Giugno 2016 09:12

ppone ha le più alte aspettative di inflazione dei consumatori tra tutti i paesi sviluppati dell'OCSE. In base ad una elaborazione che ha incrociato i dati di Haver (società indipendente di ricerche di mercato) e Bloomberg, le aspettative di inflazione del Giappone per il prossimo anno si attestano infatti al 4,3% su base annua: quelle degli australiani al 4,1%, quelle degli statunitensi al 2,5% e quelle degli inglesi allo 0,4%. In Europa, non è stato possibile ricavare un valore medio dell’inflazione attesa.
Tuttavia, usando i dati di Haver e quelli di Eurostat, si è delineato un quadro delle aspettative di inflazione per fasce di ipotesi: i cittadini che la vedono stabile sono la maggioranza relativa (40%), seguiti da chi si aspetta un incremento moderato (27%), quindi ci sono coloro che temono un sensibile incremento (11%) mentre quelli che propendono per un lieve incremento non sono più del 10%: fanalini di coda i cittadini europei che immaginano un riduzione dei prezzi al consumo (3%). In ogni caso, sembra lecito supporre che i consumatori dell'area euro abbiano un’aspettativa di inflazione più bassa rispetto ai colleghi giapponesi.
Il dato relativo alle aspettative di prezzi al consumo giapponesi è sorprendente soprattutto alla luce del fatto che attualmente l'inflazione nel paese del Sol Levante è negativa (-0,3%) e, oltretutto, pochi economisti si aspettano che Tokyo possa registrare la più alta inflazione tra i paesi sviluppati dell'OCSE nel prossimo anno. D’altra parte è piuttosto chiaro che le previsioni di inflazione da parte dei consumatori hanno un potere predittivo tendente allo zero.
Innanzitutto perché le tipologie di consumatori sono molto diverse (chi ha un basso reddito e chi invece ha entrate consistenti, alcuni guardano con maggiore interesse ai beni di prima necessità mentre altri sono orientati ai beni di discrezionali, gli anziani sono preoccupati del costo delle cure mediche mentre i giovani sono sensibili all’entertainment e alla tecnologia) .Tuttavia, le aspettative di inflazione dei consumatori possono essere importanti se sono in grado di influenzare il comportamento dei consumatori.
Se, per esempio, i consumatori credono (per quanto erroneamente) che il loro reddito reale potrebbe calare nel prossimo anno, potrebbero scegliere di ritardare il consumo dei beni discrezionali o non strettamente necessari. In un mercato del lavoro in piena occupazione questo problema potrebbe essere risolto da maggiori rivendicazioni salariali, ma in assenza di contrattazione e di adeguamento del reddito, la paura di disporre di un reddito inferiore potrà limitare gli acquisti di consumo discrezionali.
Tuttavia, usando i dati di Haver e quelli di Eurostat, si è delineato un quadro delle aspettative di inflazione per fasce di ipotesi: i cittadini che la vedono stabile sono la maggioranza relativa (40%), seguiti da chi si aspetta un incremento moderato (27%), quindi ci sono coloro che temono un sensibile incremento (11%) mentre quelli che propendono per un lieve incremento non sono più del 10%: fanalini di coda i cittadini europei che immaginano un riduzione dei prezzi al consumo (3%). In ogni caso, sembra lecito supporre che i consumatori dell'area euro abbiano un’aspettativa di inflazione più bassa rispetto ai colleghi giapponesi.
Il dato relativo alle aspettative di prezzi al consumo giapponesi è sorprendente soprattutto alla luce del fatto che attualmente l'inflazione nel paese del Sol Levante è negativa (-0,3%) e, oltretutto, pochi economisti si aspettano che Tokyo possa registrare la più alta inflazione tra i paesi sviluppati dell'OCSE nel prossimo anno. D’altra parte è piuttosto chiaro che le previsioni di inflazione da parte dei consumatori hanno un potere predittivo tendente allo zero.
Innanzitutto perché le tipologie di consumatori sono molto diverse (chi ha un basso reddito e chi invece ha entrate consistenti, alcuni guardano con maggiore interesse ai beni di prima necessità mentre altri sono orientati ai beni di discrezionali, gli anziani sono preoccupati del costo delle cure mediche mentre i giovani sono sensibili all’entertainment e alla tecnologia) .Tuttavia, le aspettative di inflazione dei consumatori possono essere importanti se sono in grado di influenzare il comportamento dei consumatori.
Se, per esempio, i consumatori credono (per quanto erroneamente) che il loro reddito reale potrebbe calare nel prossimo anno, potrebbero scegliere di ritardare il consumo dei beni discrezionali o non strettamente necessari. In un mercato del lavoro in piena occupazione questo problema potrebbe essere risolto da maggiori rivendicazioni salariali, ma in assenza di contrattazione e di adeguamento del reddito, la paura di disporre di un reddito inferiore potrà limitare gli acquisti di consumo discrezionali.
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