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Idee di investimento – Azioni – 30 maggio 2016

30 Maggio 2016 17:32
financialounge -  idee di investimento mercati azionari millennials
La quarta edizione della Global Investment Survey, realizzata da Legg Mason Global Asset Management in 19 paesi sulla base delle risposte di oltre 5.000 intervistati, ha messo in evidenza alcuni aspetti interessanti dei risparmiatori italiani. In particolare, il fatto che gli italiani siano, dopo i francesi, i più pessimisti in Europa riguardo l’andamento dei propri investimenti per l’anno in corso. Al contrario, come è stato spiegato nell’articolo “Risparmio, i Millennial italiani guardano al medio lungo periodo”, i Millennial italiani (i nati tra il 1980 e i 2000) si dimostrano molto più pazienti nei loro investimenti: il 68% è focalizzato sul lungo periodo, molto più di quanto lo siano i coetanei europei (62%) e quelli a livello globale (54%). Si tratta di un dato sul quale l’industria del risparmio gestito italiano e le reti di promotori devono riflettere. Infatti, oggi la maggior parte dei risparmiatori sono over 65 anni e lo è anche quella dei consulenti finanziari. Ma nel prossimo futuro saranno proprio i Millennial a presentarsi sul mercato in percentuali sempre più significative e spingeranno per soluzioni e servizi innovativi che fanno leva sulle nuove tecnologie e sui dispositivi mobili. Per evitare che questa generazione di investitori opti per il fai da te (o al massimo per i robo advisor), l’industria del risparmio gestito e quella dei consulenti finanziari dovrà dotarsi dei più elevati standard professionali non soltanto in campo squisitamente finanziario ma anche in ambito tecnologico.

Precisato questo, dove è possibile trovare ancora valore nel mercato azionario? “Possiamo inquadrare l’attuale contesto come un mercato adatto agli stock-pickers (selezionatori di singole aziende) e, pertanto, un mercato capace di offrire qualche buona opportunità d’investimento” sostiene nell’articolo “Azioni Europa, un mercato adatto agli stock-pickers”, Niall Gallagher, Responsabile delle strategie azionarie europee di GAM, secondo il quale il mercato azionario europeo continua a trattare a sconto: la ripresa dell’Eurozona è in corso, in special modo in Paesi come Irlanda e Spagna. Per quanto riguarda i settori, quello bancario europeo rimane poco attraente mentre il segmento legato all’energia nel Vecchio Continente, dopo aver toccato il fondo, è sul punto di iniziare la ripresa e sono emerse alcune opportunità di valore.

Tra i fattori che, dai minimi di febbraio, hanno determinato una ripresa delle borse mondiali , si possono indicare i cambio di atteggiamento da parte della Federal Reserve (Fed), che dopo il primo rialzo dei tassi a dicembre 2015 ha congelato le mosse successive, il deciso allentamento monetario deciso da Mario Draghi in Europa, gli stimoli positivi a breve termine in Cina, una improvvisa inversione di tendenza dei prezzi del petrolio, dati economici abbastanza buoni da scongiurare i timori di una recessione. Tuttavia, a ben guardare, sembra proprio che sia piuttosto improbabile che tali fattori possano ripetersi in un futuro prossimo (soprattutto tutti insieme e convergenti): ciò suggerisce che la ripresa azionaria potrebbe perdere slancio e potenzialmente invertire la rotta, visto l’emergere di fattori negativi quali una sempre possibile stretta della Fed e i rischi geopolitici (a cominciare dal referendum del 23 giugno su Brexit). “I nostri giudizi sulle azioni europee restano comunque inalterati” fanno sapere nell’articolo “Borse, perché in Europa sono da preferire Parigi e Madrid”, Michael O’Sullivan, CIO-IWM di Credit Suisse, e Marc Häfliger, Investment Strategy CIO IWM di Credit Suisse, che poi aggiungono: “È da notare che i mercati azionari francesi presentano una composizione settoriale più equilibrata, che funge da cuscinetto contro le correzioni di mercato. Pertanto continuiamo a mantenere un giudizio di outperform per la Francia, sostenuto dalle previsioni tecniche positive (relativamente all’indice MSCI EMU, relativo ai 10 paesi sviluppati della zona euro). Manteniamo la nostra posizione neutrale sui titoli azionari tedeschi”.

L’azionario del Vecchio Continente non dispiacciono neppure a Mark Burgess, CIO EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments. Nell’articolo “Mercati globali, i tre aspetti su cui prestare particolare attenzione” focalizzato sul suo commento sull’economia e sui mercati di maggio, il manager rivela infatti che, seguendo la propria strategia azionaria, ha privilegiato il Regno Unito, l’Europa e l’Asia (Giappone escluso). Inoltre sebbene sia ben posizionato per beneficiare di un contesto caratterizzato da una crescita debole e da rendimenti contenuti, ha deciso recentemente di ridurre il rischio ridimensionando la posizione di sovrappeso nella regione asiatica (Giappone escluso).

La Borsa di Tokyo è ritenuta attraente invece da Ichiro Kosuge, Portfolio Manager del Team Fundamental Equity di Goldman Sachs Asset Management. Il manager, secondo il quale i driver della crescita dell’azionario giapponese sono da ricercare innanzitutto nei potenziali miglioramenti macroeconomici, negli elevati livelli di liquidità nei bilanci societari, nelle valutazioni interessanti, ritiene le riforme a livello di corporate governance il più importante tra i fattori alla base della performance della Borsa di Tokyo, date le potenzialità di miglioramento dei fondamentali societari e di rendimento per gli azionisti, nonché il conseguente impatto positivo sulla fiducia degli investitori. È vero, come è stato spiegato nell’articolo “Azionario Giappone, i quattro driver per un possibile rialzo”, che i progressi finora compiuti sono eterogenei, tuttavia nel tempo le riforme hanno il potenziale di condurre a società meglio gestite e più redditizie, oltre a politiche aziendali più favorevoli agli azionisti.

Infine, Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR nell’articolo “Mercati emergenti, puntare sulle azioni cicliche con cash flow positivo”, sostiene che la riflessione sul listino cinese si può facilmente estendere alle altre borse emergenti. Colpite nel 2013 dall’annuncio di Ben Bernanke che il Quantitative Easing sarebbe terminato a fronte del miglioramento dell’economia americana, non godono di simpatia oggi che la Fed è nella fase di normalizzazione dei tassi. “Negli anni sono migliorate le governance aziendali, i bilanci, la qualità delle informazioni agli azionisti e la loro fruibilità. Improbabile la ripetizione dei grandi sell-off (vendita di titoli sul mercato senza limitazione né di prezzo né di quantità) degli anni ’90. Siamo entrati in quella che noi chiamiamo la ‘zona’, il punto in cui cominciare l’acquisto «contrarian» di azioni cicliche con positivo cash flow” specifica Tim Love di GAM
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