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Le commodity salgono ma crolla il trading
25 Maggio 2016 09:05
Finora il 2016 non è stato male per le materie prime. Petrolio, metalli, prodotti agricoli sono in territorio nettamente positivo. L’indice S&P 500 World Commodity è sopra 184, lontano dal trading range intorno ai 400 punti del 2012-2014 ma ben sopra i minimi in area 130 toccati a inizio gennaio. Ma se i prezzi si muovono, gli scambi invece sono fermi.
Ne sanno qualcosa le grandi banche specializzate in questo mercato, che vede un larghissimo uso di derivati: hanno sofferto la peggior partenza d’anno da un decennio con cali a doppia cifra dell’attività. I ricavi da trading su commodities per colossi come Goldman, Citi, JP Morgan sono crollati del 40% a 1,1 miliardi di dollari USD nel trimestre chiuso il 31 marzo, secondo i dati calcolati dal gruppo specialista Coalition e riportati dal FT.
Greggio e metalli soprattutto hanno sottoperformato, anche a causa delle incertezze che regnano sull’andamento dei prezzi in futuro, mentre i metalli preziosi hanno fatto meglio grazie a una ripresa della domanda da parte degli investitori.
Nel report trimestrale sul settore Goldman mette sotto accusa i prezzi energetici, nonostante il rally messo a segno dopo i minimi di metà febbraio. Un altro fattore che scoraggia gli scambi sono le regole sempre più rigide imposte dalle autorità di controllo su questo tipo di trading. È un trend negativo che va avanti dal 2015, quando i ricavi da commodities delle grandi banche sono scesi del 18% a 4,6 miliardi di dollari, con un calo di due terzi rispetto al picco toccato nel 2008.
Ne sanno qualcosa le grandi banche specializzate in questo mercato, che vede un larghissimo uso di derivati: hanno sofferto la peggior partenza d’anno da un decennio con cali a doppia cifra dell’attività. I ricavi da trading su commodities per colossi come Goldman, Citi, JP Morgan sono crollati del 40% a 1,1 miliardi di dollari USD nel trimestre chiuso il 31 marzo, secondo i dati calcolati dal gruppo specialista Coalition e riportati dal FT.
Greggio e metalli soprattutto hanno sottoperformato, anche a causa delle incertezze che regnano sull’andamento dei prezzi in futuro, mentre i metalli preziosi hanno fatto meglio grazie a una ripresa della domanda da parte degli investitori.
Nel report trimestrale sul settore Goldman mette sotto accusa i prezzi energetici, nonostante il rally messo a segno dopo i minimi di metà febbraio. Un altro fattore che scoraggia gli scambi sono le regole sempre più rigide imposte dalle autorità di controllo su questo tipo di trading. È un trend negativo che va avanti dal 2015, quando i ricavi da commodities delle grandi banche sono scesi del 18% a 4,6 miliardi di dollari, con un calo di due terzi rispetto al picco toccato nel 2008.
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