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Il risparmio è malato. Servono dottori in gamba

25 Aprile 2016 00:02
financialounge -  inflazione rendimenti risparmio strumenti alternativi
Senza rischio non c’è guadagno. È da sempre la legge dell’economia e sempre di più anche quella dell’impiego del risparmio. Ma gli investitori, specialmente i piccoli, specialmente in Italia, fanno fatica ad abituarsi. E così il risparmio resta paralizzato e non rende niente. Una patologia che bisogna superare.

Per tutta la vita i risparmiatori italiani si sono abituati ai rendimenti sicuri dei titoli di Stato, da tenere nel cassetto fino alla scadenza, magari reinvestendo anche le cedole. È vero che con l’arrivo dell’euro i rendimenti sono dimagriti, da due cifre a una sola, ma è anche vero che costituivano comunque una buona protezione dall’inflazione e anche qualcosa di più.

Oggi l’inflazione non c’è più, e con essa sono scomparsi anche i rendimenti. E quindi logica vorrebbe che ci si rassegnasse andandosi a prendere qualche rischio in più, magari sul mercato azionario, preferibilmente assistiti da un consulente finanziario competente. Invece non è così. Complici forse anche i recenti casi di prodotti finanziari venduti come sicuri e poi rivelatisi delle fregature, la parola rischio fa ancora molto paura. Per verificarlo basta dare un’occhiata alla asset allocation, vale a dire alla destinazione dei risparmi, nei diversi paesi per averne la conferma. Mentre in quelli più evoluti, come Stati Uniti, Gran Bretagna, ma anche ad esempio Singapore, una cultura dell’investimento ormai radicata da diverse generazioni mostra che i risparmi finiscono per il 60% in azioni e per il 40% nel reddito fisso o simili, in Italia il titolo di Stato continua a farla da padrone mentre per l’azionario resta si e no un magro 20 per cento.

Di questi tempi può essere un’occasione perduta. Nel 2015 la Borsa italiana ha fatto meglio delle altre ma il risparmiatore ne ha beneficiato poco perché si è tenuto alla larga, preferendo oltre al reddito fisso gli strumenti monetari, vale a dire praticamente il cash, soldi al sicuro ma che non rendono niente.

Anche nella più “moderna” Francia i risparmiatori affidano al mercato monetario quasi il 30% dei propri soldi. Il segnale di evoluzione,anche in Italia e in Francia, è che aumentano gli investitori che si affidano a strumenti alternativi, si diversifica e ci si assume qualche rischio. A livello mondiale 3 anni fa solo il 17% degli investitori faceva ricorso a impieghi alternativi, oggi siamo saliti al 36% e nella conservatrice Italia rappresentano il 15% dei risparmi impiegati in strumenti finanziari.

Comunque la strada sembra tracciata. Per almeno due generazioni di risparmiatori dopo la fine della guerra il problema è stato uno solo, difendere i propri soldi dall’inflazione. E la soluzione era molto semplice, titoli di Stato o mattone, oppure un mix dei due. Il mondo globalizzato è molto più complicato, e nell’Italia di oggi il rendimento non si trova né nel primo né nel secondo di quegli impieghi tradizionali. Bisogna prendersi qualche rischio, ma farlo da soli può essere pericoloso. Meglio farsi aiutare da un esperto. O rassegnarsi e tenere i soldi sotto il materasso, sperando che non li mangino i topi.
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