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Anthony Smouha

Banche, il differente punto di vista tra azionista e obbligazionista

6 Aprile 2016 09:11
financialounge -  Anthony Smouha Carlo Benetti Davide Marchesin GAM liquid alternative settore bancario USA
Il settore bancario resta sempre al centro dell’attenzione sui mercati finanziari (anche ieri è stato tra i più penalizzati dalle vendite in Borsa, soprattutto in Pazza Affari, ndr) ma è indispensabile saper distinguere il differente punto di vista tra la posizione del socio azionista e quella relativa all’obbligazionista. Ci tiene a sottolinearlo Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR, nell’Alpha e iI Beta del 4 aprile nel quale esamina la situazione nella quale si trovano oggi il sistema bancario europeo e quello americano.

“Le banche europee con riserve in eccesso hanno due scelte, o depositarle presso la banca centrale, pagando per questo privilegio, oppure prestarli e ottenere dalla BCE un compenso extra. Meglio la seconda, ovvio, ma la fiacchezza dell’attività economica rende difficile trovare a chi prestare: coloro che hanno bisogno sono in buona parte già indebitati, poco graditi a banche che non vogliono aumentare il peso delle sofferenze. Coloro che meriterebbero il finanziamento non lo chiedono, perché alle prese con il rallentamento dell’economia. Le attese degli utili per azione in Europa sono scese ai livelli più bassi dal 2009, e non aiuta la situazione politica, tra rischi sicurezza da una parte e il referendum britannico dall’altra” spiega Carlo Benetti per il quale non va meglio alle banche americane che, sebbene non debbano fare i conti con i tassi negativi, devono però confrontarsi con il rallentamento della Cina e con qualcosa come 3.000 miliardi di dollari di esposizione globale al settore energetico, in buona parte concentrati negli Stati Uniti ed erogati a società al di sotto del rating dell’investment grade.

Tuttavia, sostiene Carlo Benetti, c’è qualche elemento favorevole al settore bancario e, soprattutto, si deve evitare di confondere gli andamenti dei prezzi di borsa con la qualità dei fondamentali del settore e delle banche che stanno completando un difficile processo di ristrutturazione. Negli anni successivi allo shock del 2008 sono stati iniettati mezzi freschi, sono stati ripuliti i bilanci del trading, è migliorata la qualità del credito ed oggi il sistema bancario europeo, nel suo complesso, si presenta sufficientemente attrezzato: gli stress test condotti sulle banche europee dall’EBA, il nuovo organismo di supervisione, hanno confermato un sistema in sostanziale equilibrio.

Tuttavia, mentre chi detiene azioni condivide il rischio di impresa, punta su dividendi generosi e sostenibili e sugli incrementi del prezzo del titolo, chi ha sottoscritto bond bancari presta denaro ad una istituzione in cambio di un interesse, riconosciuto con una cedola periodica, e della promessa di restituzione del capitale ad una certa data futura.

Ne deriva che le ipotesi circa possibili nuove ricapitalizzazioni oppure la riduzione dei dividendi sono cattive notizie per gli azionisti mentre rappresentano una solida rassicurazione agli occhi degli obbligazionisti in quanto si tratta di misure volte a rafforzare il capitale, dunque la capacità di onorare le promesse di cedole e rimborso. Certo, c’è ancora molto da fare, il processo è tutt’altro che concluso, non sarà privo di imprevisti e difficoltà, soprattutto per quelle banche che in passato hanno fatto affidamento sui ricavi dall’attività di investment banking. Ma Anthony Smouha, CEO di Atlanticomnium, gestore specializzato in emissioni subordinate, è moderatamente ottimista sul settore bancario europeo: secondo lui, se si eviterà una recessione globale, gli utili del settore sono destinati a migliorare. Ciò che più importa all’investitore obbligazionario è che il sistema riesca a contrastare le difficoltà del periodo senza allontanarsi dal percorso di rafforzamento del capitale e dei ratio patrimoniali. A questo proposito, uno degli aspetti da seguire con attenzione nei prossimi anni nel settore finanziario sarà la dinamica della qualità e costo del credito negli Stati Uniti, ovvero quanto le banche devono accantonare a copertura degli impieghi e dei rischi di future perdite per insolvenza. Attualmente il valore di questa specifica voce è mediamente attorno allo 0,40%.

“Un livello che storicamente si è rivelato insostenibile. Penso che nei prossimi anni questo livello debba tornare almeno verso l’1% che cor¬risponde alla sua media storica; vorrebbe dire un incremento del livello di accantonamenti del 150% (da 0.4% a 1.0%) e potrebbe causare un calo della profittabilità del sistema bancario americano e, magari, un rallentamento economico” spiega Davide Marchesin di GAM che, giovedì 7 aprile, alla Conferenza GAM al Salone del Risparmio, approfondirà le questioni sul settore bancario e sulle sue strategie di investimento «liquide alternative», i prodotti del risparmio gestito che adottano strategie non tradizionali tipiche dei gestori di hedge fund rispetto ai quali garantiscono la massima trasparenza del portafoglio e un livello elevato di liquidità.
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